Greta e Vanessa e le indagini sul terrorismo
Il risultato raggiunto con Greta e Vanessa, ci dice che nei teatri di guerra mediorientali c'è un buono stato di salute dei servizi di intelligence italiani. Non credo sia facile operare in territori spartiti a macchia di leopardo tra le varie organizzazioni, è una gestione molto difficile, soprattutto se confrontata con altri paesi più forti militarmente e economicamente del nostro, che, nel salvataggio dei loro prigionieri, hanno conseguito terribili e drammatiche sconfitte, con persone rimaste uccise. Noi abbiamo una tradizione di successo nello stabilire contatti e una catena di consultazione con alcune di queste organizzazioni. E per quanto riguarda le polemiche sul riscatto sono solo illazioni, visto che il riscatto è stato subito smentito dal governo. Ogni volta che si possono salvare vite umane, è un'ottima notizia. La vicenda dovrebbe invece farci pensare ad aiutare tutte quelle organizzazioni no profit che hanno nel proprio scopo quello di portare aiuto alle popolazioni sofferenti nei teatri di guerra.
Questo lavoro encomiabile va gestito meglio, con maggiore sicurezza, non si può andare lì senza nessun coordinamento, visto che l'Italia è uno dei paesi dove più è sentita la missione di andare in quei paesi a portare aiuto. Anche nella vicenda di Greta e Vanessa, la struttura del loro lavoro, il modo in cui sono arrivate in Siria, i contatti che lì hanno avuto, andranno approfonditi.
E’ di grande significato l’inchiesta che ha aperto la Procura di Roma per associazione sovversiva con finalità di terrorismo verso dieci persone ritenute attive nell’ambiente del fanatismo islamico. E’ evidente a tutti che mentre va respinto ogni tentativo di innalzare la tensione, già sollecitata dalle terribili stragi di Parigi, denunciando rischi di cui non si dimostra l’effettiva consistenza, va invece incoraggiata e accolta con grande favore ogni attività preventiva che indaghi possibili settori di presenza o di fiancheggiamento del terrorismo jihadista. Io ho fiducia che gli apparati dello Stato, le Forze dell’ordine e la magistratura abbiano innalzato ad un livello molto significativo la loro attività di analisi, prevenzione e repressione. Contemporaneamente serve che la politica sia unita nell’appoggiare la necessaria azione di lotta a ogni possibile rischio di terrorismo e che l’interscambio di conoscenze e di dati fra tutti i paesi europei diventi la nuova frontiera di questa battaglia.
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