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Le città resilienti creano nuovi format dell’abitare

Written by Il Sole 24 Ore.

MilanoArticolo del Sole 24 Ore.

La pandemia di Covid-19 ha dimostrato con quanta velocità il mondo può cambiare, colpendo nel profondo ciò che le città oggi rappresentano - vicinanza, connettività, servizi e spazi condivisi – e mostrandoci l’inadeguatezza di molti centri urbani e dei loro edifici. C’è chi profetizza la fine del fenomeno dell’urbanizzazione e la caduta degli hub urbani così come li conosciamo. Possiamo realmente affermare che le città sono destinate a scomparire?
Le città continueranno ad attirare le persone, richiamate da migliori opportunità lavorative e dal fascino del variegato panorama socioculturale che offrono, ma se vorranno uscire da questa crisi vincitrici e avvantaggiate nella corsa per attirare nuovi investimenti, business e talenti, dovranno saper gestire e ridisegnare il tessuto urbano rispondendo alle nuove necessità e priorità delle persone: qualità di vita più alta, maggiore attenzione a sostenibilità e benessere, migliori opportunità di studio e lavoro.
Di fronte allo shock generato dalla pandemia, i centri urbani dovranno sapersi rialzare con nuovi scopi ed energia, trasformandosi in vere e proprie Città Resilienti, realtà che avranno l’obiettivo di difendere e proteggere la popolazione dagli shock e dai cambiamenti tecnologici, demografici ed economici; mettere al centro le persone offrendo una elevata qualità della vita e garantendo salute, sicurezza, cultura e intrattenimento; contribuire alla creazione di un’economia decarbonizzata, che abbracci l’economia circolare, promuova la mobilità sostenibile e garantisca la biodiversità.
Il concetto di “resilienza” era nell’agenda delle grandi città già prima che il Covid-19 colpisse il panorama internazionale. Il cambiamento climatico, gli eventi meteorologici, le turbolenze geopolitiche, le controversie commerciali, il cyber-terrorismo e le emergenze sanitarie, rappresentano una reale minaccia per le città di tutto il mondo e il settore immobiliare era già concorde nell’abbracciare l’imperativo di resilienza condiviso dal movimento del Global Resilient Cities Network.
L’industria del real estate gioca un ruolo decisivo per l’emergenza delle città resilienti. Attraverso la creazione di singoli edifici resilienti, costruiti secondo le logiche di sostenibilità ed efficienza energetica, e attraverso lo sviluppo di nuovi progetti di rigenerazione urbana, il settore immobiliare ha la possibilità di plasmare un’economia e una società più solide, innovative e inclusive.
Gli sviluppi nelle tecniche di costruzione, l’uso di materiali alternativi e tecnologie innovative rendono oggi possibile riqualificare i vecchi edifici e progettare i nuovi secondo i più alti standard di efficienza energetica. In alcuni mercati emergenti stiamo già assistendo alla diffusione di principi di progettazione che riducono gli effetti delle inondazioni, del riscaldamento globale e degli eventi meteorologici. È il caso dei “Cool Roofs” indiani, tetti di colore bianco che riflettono la luce solare e assorbono meno calore con lo scopo di ridurre l’effetto “isola di calore”; l’iniziativa cinese “Sponge City”, invece, è volta a trasformare in una risorsa quello che oggi produce solo devastazioni: assorbire la quantità d’acqua prodotta da eventi temporaleschi e bombe d’acqua, incamerandola e permettendone un utilizzo nei periodi di siccità.
Le città resilienti hanno bisogno di spazi smart. Ciò significa adottare metodi di costruzione più economici e flessibili, e prevedere costruzioni modulari e spazi riutilizzabili per altri scopi e con layout adattabili a destinazioni d’uso sempre più ibride. Le città resilienti dovranno avere edifici adeguati a garantire la salute e la sicurezza agli utilizzatori, grazie all’utilizzo di metriche che monitorino non solo la luce e il rumore, ma anche la ventilazione, la filtrazione dell’aria e la pulizia.
Alcuni investitori stanno ripensando al loro modo di investire nelle grandi città: l’attenzione si sposta dal singolo edificio al quartiere. La trasformazione urbana dei prossimi anni deve quindi essere diversa da quella del passato combinando pianificazione urbana, progettazione degli spazi pubblici e digitalizzazione. La pandemia ha infatti dato una forte accelerata alla digitalizzazione del settore, spinta guidata da una crescente domanda di dati attendibili e in tempo reale in grado di tracciare informazioni relative alla salute, alla mobilità e all’utilizzo dello spazio. Il settore immobiliare è la chiave per creare smart city: un network di edifici interamente connessi che favoriscano l’efficienza energetica e l’ottimizzazione delle risorse su larga scala.
Le città dovranno affrontare le conseguenze economiche del Covid-19 per anni e per uscire vincitrici dalla crisi si dovranno adattare alle nuove necessità della popolazione. È necessaria la collaborazione tra il settore immobiliare e le amministrazioni cittadine, tra governo, imprese, università e istituzioni per realizzare una trasformazione urbana che crei una città resiliente in termini di innovazione, soluzioni smart e mitigazione del cambiamento climatico.
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