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Twitter e Trump

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaIntervento di Patrizia Toia.

In questi giorni in molti stanno commentando la decisione di Twitter, che ha sospeso in modo permanente l’account di Donald Trump.
È giusto? Si può parlare di censura?
Io credo non sia solo giusto, ma anche opportuno.
Anche al di fuori di Twitter non esiste una libertà assoluta di espressione. È la stessa Costituzione in Italia, ma anche altrove, a normare e punire tutto ciò che sconfina in istigazione all’odio e alla violenza o nella diffamazione, per esempio.
In questo caso un soggetto privato, come è Twitter, ha scelto di mettere dei paletti a chi deliberatamente ha infranto le regole, diffondendo fake news e incitando ad atti violenti.
Ma quello su cui, invece, dobbiamo riflettere è: possiamo lasciare ad un’azienda privata la scelta di cosa sia legittimo pubblicare o no?
In questo caso la risposta è no.
Occorrono regole chiare, anche alla luce del peso che oggi sta assumendo la galassia del digitale rispetto alla democrazia.
Si rende sempre più necessario, al fine di mettere ordine al caos e limitare lo strapotere dei big tech, lo stabilire standard di responsabilità chiari e definiti.
E in questa direzione sta andando il Digital Act, un pacchetto di norme varato dall’Unione Europea che andrebbe a comprendere questi aspetti e coprire quello che è attualmente un vuoto normativo.
È chiaro come non possano valere le stesse regole che regolamentano i vecchi mass media, come radio, giornali e tv, ma occorrono strumenti innovativi, anche dal punto di vista giuridico, per normare il modo e il "campo" attraverso cui avviene la comunicazione pubblica.
Vale per i politici tanto per tutte e tutti gli altri, nella comunicazione in rete anche tra cittadine e cittadini.

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