La priorità del Governo Renzi
Intervento a Coffee Break La7 (video).
La priorità che stiamo perseguendo come Partito Democratico e come Governo è quella di ridare fiducia e credibilità al Paese. Serve ricostruire un rapporto di fiducia tra le istituzioni e i cittadini, tra la politica e i cittadini.
È difficile far ripartire il Paese ma, intanto, serve ridare credibilità alla politica, dimostrare che la politica è capace di cambiare se stessa, che è capace di intervenire anche dove fa più male e probabilmente non è sufficiente neanche intervenire sui costi.
La vicenda di Roma dimostra, infatti, che non è sufficiente togliere il finanziamento pubblico ai partiti ma bisogna alzare di più le difese rispetto ad un sistema corruttivo che innerva il Paese, perché le inchieste ci raccontano questo (ed è positivo che vengano fatte e che queste cose siano emerse).
Le questioni che stanno emergendo all’interno del PD di Roma sono serie, noi dobbiamo sapere che è bene agire per tempo e non bisogna aspettare: bisogna prevenire, bisogna verificare quali sono le cose che manifestano la spia del pericolo della corruzione e delle infiltrazioni.
Però non si può dire che non si sia fatto nulla su questi temi: questo è il Parlamento che in un anno e mezzo ha introdotto il 416ter che punisce il voto di scambio (inteso come voti in cambio di favori), è stato introdotto recentemente il reato di autoriciclaggio (cioè chi ha dei soldi provenienti da propri traffici illeciti e li investe, viene punito), stiamo revisionando il codice antimafia (c’è già una proposta del Governo e anche una della Commissione Antimafia depositata in Parlamento). Non dimentichiamoci, poi, che questo è il Governo che ha fatto davvero l’Autorità Anticorruzione, che com’è fatta oggi - e grazie anche a Cantone che dà fiducia e credibilità in questo lavoro - sta operando sulla prevenzione rispetto ad una serie di grandi opere in maniera efficace.
Si sta lavorando, dunque. Bisogna sicuramente fare più in fretta.
La priorità del Governo, in ogni caso, è quella di dare fiducia e speranza al Paese.
Il Parlamento e il Governo si stanno anche misurando sulla riduzione delle società pubbliche, sulla questione della lotta all’evasione fiscale, sulla questione della redistribuzione (ricordiamo che questo è il Governo che ha fatto una tassazione sulle rendite finanziarie del 26% mentre prima era il 12% e poi era stata portata al 20%). Questo è anche il Governo che ha fatto il provvedimento degli 80 euro, che è un provvedimento di redistribuzione del reddito.
Se tutto questo non è sufficiente si faranno altri interventi ma comunque non è vero che non si sta facendo nulla.
Il punto è che, in ogni caso, si devono fare le riforme.
Le riforme vanno fatte perché bisogna cambiare le cose davvero in questo Paese.
Ho molto rispetto per le organizzazioni sindacali, però c’è la politica che poi si deve assumere la responsabilità. Va bene discutere ma dopo occorre assumersi la responsabilità di cambiare. Non c’è chi ha il monopolio su alcuni settori; la discussione sul lavoro non è monopolio del sindacato ma c’è una politica che deve fare. Il sindacato, parlando del Jobs Act, dimentica il fatto che ci sono 9 milioni di lavoratori precari che grazie alla nuova legge avranno ammortizzatori sociali che fino ad oggi non hanno avuto e che la Legge di Stabilità sta stanziando le risorse per finanziarli.
Le tutele presenti precedentemente per il mercato del lavoro escludevano i 9 milioni di lavoratori precari. Il Jobs Act è costruire un sistema che tuteli tutti i lavoratori, anche quelli che oggi lavorano con contratti a tempo determinato, sono precari e non hanno prospettive. Un’altra novità positiva è che viene incentivato il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (che voleva anche il sindacato) e che sarà l’unico contratto che sarà vantaggioso dal punto di vista economico per le aziende che devono assumere e, di conseguenza, si andranno a ridurre gli altri contratti e si stabilirà che c’è il lavoro dipendente o c’è il lavoro autonomo, non più altre forme fittizie.
Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook