Vittorio Korach
Il ricordo scritto da Roberto Camagni.
Milano non ha ricordato in modo adeguato la figura di Vittorio Korach, uomo delle istituzioni, amministratore preparato nonché professionista di valore e cittadino normale.
Non commenterò il suo percorso politico e amministrativa ritenendo più utile far emergere il rapporto che ebbe con la città di Milano.
Non era un politico nel vero senso della parola.
Apparteneva a quella categoria di amministratori concreti e non ideologici. Nel suo operare ha fatto sempre prevalere il merito rispetto alle tattiche politiche, era talmente convinto della prevalenza dei contenuti che più volte ha obbligato il consiglio comunale, tra l’insofferenza di qualche consigliere PCI, ad ascoltare con grande attenzione le sue lunghe e dettagliate relazioni che non cadevano mai nella retorica o nel tecnicismo.
Conclusa la seduta del consiglio mi avvicinava e con un largo sorriso mi diceva che non c’era cosa più politica che portare tutto il consiglio a ragionare sul merito delle cose da fare.
Erano gli anni 75-85 e in quel periodo svolgevo la funzione di capogruppo del PCI a Palazzo Marino e Vittorio ha rappresentato( non solo per me) una particolare diversità: uno stimato professionista che si dedicava per spirito di servizio alla sua città, si appassionava si infervorava e in questo suo modo molto trasparente e lineare riusciva a coinvolgere anche le opposizioni di allora.
Erano gli anni del terrorismo e anche dei grandi cambiamenti che Korach ha vissuto in prima persona come vice Sindaco e come assessore ai trasporti.
Le nuove tecnologie iniziavano a far breccia sui comportamenti e sui modelli di vita, la crisi delle industrie manifatturiere venivano solo in parte compensate dall’espansione del terziario avanzato, i bisogni sociali da collettivi diventavano prevalentemente individuali.
Su questi terreni si è giocata una forte battaglia politica e la parte riformista del partito capì il problema e decise senza titubanze che occorreva governare il cambiamento e non chiudersi in difesa per paura di essere coinvolti in un processo collusivo.
Korach, insieme a Quercioli, Taramelli, Mottini ed allo scrivente in qualità di capogruppo, svolse un ruolo molto importante nelle giunte di sinistra che governano Milano dal 1975 al 1985.
Il suo nome viene sempre associato ai trasporti ed al piano di governo della mobilità dell’area milanese che per ricorrere ad uno slogan chiamammo “unitaria, integrata e passante”.
Le sue scelte e i suoi programmi hanno lasciato un segno inconfondibile perché proiettarono la città di Milano nell’orbita delle grandi città europee.
Furono scelte durature e non effimere, che nulla avevano a che fare con la Milano da bere.
Ne ricordo alcune come l’avvio della terza linea della metropolitana e il prolungamento verso l’hinterland della linea 1 e 2, il passante ferroviario, la politica tariffaria, una visione della mobilità che non si racchiudeva all’interno dei confini di Milano ma andava proiettata su un area metropolitana ben più vasta.
Ogni scelta era contraddistinta da una rigorosa analisi costi benedici (penso con rammarico al dibattito in corso sulla linea 4 della MM) ed era esposta in modo approfondito e mai banale.
Quelle decisioni lasciarono il segno e riuscirono persino a far modificare alcune leggi nazionali che affrontavano la tematica del pubblico trasporto in modo approssimativo senza tenere conto della specificità delle aree metropolitane. Grazie a Vittorio Korach Milano faceva sentire il peso politico delle sue scelte che diventavano modelli per altre città anche attraverso nuove leggi di settore.
Ma Korach non fu solo un amministratore.
Sotto l’aspetto politico è stato un punto di riferimento per coloro che avevano intrapreso un percorso di cambiamento della cultura politica dentro il PCI.
Alle riunioni di partito in cui fungeva da relatore i compagni e le compagne partecipavano sempre numerosi, prendevano molti appunti perché erano certi di apprendere sempre qualche cosa di nuovo.
Semplice nella esposizione, lineare nella definizione degli obbiettivi, poneva la giusta enfasi sulla necessità di individuare sempre le necessarie coperture finanziarie.
Difendeva le sue idee con grande determinazione sempre rispettoso delle posizioni della minoranza consigliare, cosa che non accadeva nel dibattito interno al PCI.
Allora diventava spigoloso e persi irruento nei confronti di quei compagni che a fronte di una sua argomentazione semplice e razionale quasi geometrica contrapponevano posizioni molto ideologiche e conservatrici.
Korach era un uomo della sinistra ed avvertiva che in alcuni momenti è necessario condurre un confronto politico molto serrato senza indulgere in compromessi per portare l’insieme del partito su posizioni più avanzate e non minoritarie.
Ripeteva sovente che nelle scelte devono prevalere gli interessi della città rispetto a quelli del partito.
Per cui invitava tutti i compagni presenti a ragionare e analizzare i cambiamenti in corso, a far prevalere il merito sulla disputa ideologica ad avere sempre in testa il senso delle priorità.
Al termine della riunione mi diceva che questo era il modo per far crescere il partito e avviare una rigoroso percorso di formazione di nuovi quadri di amministratori.
Non male se penso a quanto sta accadendo nel PD.