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Non ho mai perdonato i nazisti, non ho mai dimenticato

Written by Liliana Segre.

Liliana Segre Articolo di Avvenire.

"Io sono stata clandestina e richiedente asilo. So cosa significa essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi" ha detto la senatrice a vita Liliana Segre, intervenendo alla Cittadella della Pace a Rondine, borgo medioevale sull'Arno a otto chilometri da Arezzo, nella sua "ultima testimonianza pubblica" per ricordare, da sopravvissuta a Auschwitz, il dramma della Shoah. Erano presenti, oltre agli studenti delle scuole, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio: "Da Liliana Segre una preziosa testimonianza ai giovani".
"Un giorno di settembre del 1938 sono diventare l'altra. So che quando le mie amiche parlano di me aggiungono sempre la mia amica ebrea. E quel giorno a 8 anni non sono più potuta andare a scuola. Ero a tavola con mio papa e i nonni e mi dissero che ero stata espulsa. Chiesi perché, ricordo gli sguardi dei miei, mi risposero perché siamo ebrei, ci sono delle nuove leggi e gli ebrei non possono fare più una serie di cose. Se qualcuno legge a fondo le leggi razziali fasciste, una delle cose più crudeli è stato far sentire invisibili i bambini. Molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto".
Segre ha raccontato di quando, in montagna al confine con la Svizzera, venne respinta da un ufficiale elvetico. "Il mio fu un respingimento di un uomo che obbediva agli ordini e che ci umiliò, un momento terribile" ha detto agli studenti. "Aver passato una montagna d'inverno, essere arrivati in Svizzera, Paese della libertà, e poi incontrare un ufficiale che ci guardò con disprezzo - ricorda - non credeva nella nostra sofferenza e ci rimandò indietro, ci riaccompagnarono in Italia con i fucili e ridevano di noi. Là dietro quella rete, fummo arrestati da finanzieri in camicia nera che erano però disperati di arrestarci", conclude.
"Nel mio racconto c'è la pena, la pietà per quella ragazzina che ero io e che adesso sono la nonna di quella ragazzina. So che è difficile vedendo una donna di 90 anni pensare che quella era una ragazzina".
"Auschwitz? Quando poi studiai Dante, anni dopo, mi resi conto che eravamo delle dannate condannate a delle pene. Entrando lì pensai di essere impazzita. Era un luogo pensato a tavolino da persone stimate nel loro mondo, un luogo che avevano organizzato per 'l'altro', una realtà che funzionava da anni perfettamente, Noi dovevamo dimenticare il nostro nome, che non interessava a nessuno. Da quel momento eravamo un numero che mi venne tatuato sul braccio: il mio era 75.190". Un numero che dovevamo imparare in tedesco".
"Quando si toglie l'umanità alle persone - ha osservato - bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere. Scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo".

Articolo di Repubblica.

"Non ho mai perdonato, come non ho dimenticato, certe cose non sono mai riuscita a perdonarle". E' uno dei passaggi più dolori e personali del discorso che la senatrice a vita Liliana Segre sta tenendo per l'ultima testimonianza pubblica alla Cittadella della pace di Rondine, vicino Arezzo. "Quando si toglie l'umanità alle persone bisogna astrarsi e togliersi da lì col pensiero se si vuole vivere". Ai giovani dice di "scegliere sempre la vita. Io sono viva per caso. Perché tutte sceglievano la vita, poche quelle che si sono suicidate anche se era facilissimo".
Nella tensostruttura allestita per accogliere la sua testimonianza ha ricordato: "Nel mio racconto c'è la pena, la pietà per quella ragazzina che ero io e che adesso sono la nonna di quella ragazzina. So che è difficile vedendo una donna di 90 anni pensare che quella era una ragazzina. Nel settembre del 1938 sono diventata 'l'altra' e c'è tutto un mondo intorno che ti considera diversa. E questa cosa è durata sempre, io sono sempre l'altra".
E ha continuato: "Quando sono diventata l'altra e a 8 anni non sono più potuta andare a scuola, ero a tavola con i miei familiari, e mi dissero che non potevo più andare a scuola. Chiesi perché e ricordo gli sguardi di quelli che mi amavano e mi dovevano dire che ero stata espulsa perché ero ebrea. Una delle cose più crudeli delle leggi razziali fu far sentire dei bambini invisibili. molti miei compagni non si accorsero che il mio banco era vuoto". Parole forti e commoventi, che guardano all'oggi: "Sono stata clandestina e so cosa vuol dire essere respinti. Si può essere respinti in tanti modi".
La senatrice a vita ha voluto anche ringraziare i tantissimi giovani che la ascoltano: "Da nonna, come sono orgogliosamente, ringrazio i ragazzi, tutti miei nipoti ideali che non mi stanco mai di citare quando racconto la mia storia". "Nel mio racconto c'è la pena, l'amore, la pietà, il ricordo struggente di quella che ero io ragazzina e di cui oggi sono la nonna, incredula e a volte incapace di stare così vicino, profondamente e senza lacrime ormai, da tanti anni a quella ragazzina che ero io", conclude.
All'evento sono presenti le più alte cariche delle istituzioni. Il premier Giuseppe Conte ha detto: "Sono qui non per parlare ma per ascoltare l'ultima testimonianza pubblica della senatrice. Una testimonianza di eventi così tragici che ha la funzione di interrogare le coscienze, di sollecitarci a scacciare via l'indifferenza e anche le ambiguità, di sollecitarci ad assumere posizioni chiare e scelte nette. Io offro la garanzia mia personale e dell'intero governo che questa testimonianza non finisce oggi ma si manterrà viva".
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