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Tra i progetti del Recovery fund anche il rilancio dei borghi dell’Appennino

Written by Dario Franceschini.

Dario FranceschiniNella crisi innescata dall’epidemia giocano una partita ancora più complicata rispetto ad altri settori le aziende del turismo, al centro dell’intervento del ministro Dario Franceschini. Il titolare del ministero per i beni culturali e del turismo (Mibact) anticipa all’evento Sole-24 Ore-FT (video dell'intervento) i principali progetti che dovrebbero entrare a far parte del Recovery Plan italiano. Il primo verte intorno alla «riqualificazione della nostra offerta ricettiva, per avere alberghi che accolgano il turismo con capacità di spesa elevata, in tutta Italia, senza gap tra Nord e Sud». Il secondo progetto, prosegue Franceschini, «mira a moltiplicare i luoghi capaci di attrarre turismo internazionale» puntando in primo luoghi sui borghi della dorsale appenninica, con un’offerta da sviluppare in parallelo alla loro piena digitalizzazione e valorizzazione anche come possibili sedi di centri di ricerca di grandi imprese internazionale. Terzo: le infrastrutture, «decisive per far crescere la quota, oggi solo del 20%, di turismo internazionale al Sud sul totale nazionale».
Quindi: Alta velocità fino in Sicilia, dice Franceschini, ma anche sul versante adriatico, «da Taranto fino a Bologna e poi fino a Trieste spostandone il binario all’interno per destinare il binario che invece oggi corre lungo la spiaggia alla creazione di una lunga pista ciclabile». Secondo il ministro, chiusa la fase più acuta dell’epidemia l’entità della ripresa sarà significativa. «Per i prossimi mesi - osserva - stiamo lavorando sapendo una cosa certa, che appena sarà finita l’emergenza il turismo internazionale in Italia tornerà imponente come prima forse anche di più. Il turismo tornerà e dobbiamo aiutare le imprese aiutare nell’attraversamento di questo deserto».
«Da un lato - prosegue - abbiamo approvato molte misure di emergenza e va fatto ancora di più perché la crisi si allunga». Al tempo stesso c’è la necessità di fare «investimenti per il dopo» sui quali si concentrano i progetti elaborati per il piano italiano per accedere ai fondi Next Generation Eu.
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