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Celebriamo ancora di più lavoro e dignità

Written by Marina Sereni.

Marina SereniCelebrare il primo maggio nell'epoca del coronavirus significa, ancora di piu' rispetto al passato, celebrare il lavoro e la sua dignita' come cardine della persona umana e del suo rapporto con la societa'. Lo ha detto la vice ministra degli Affari esteri, Marina Sereni, in un'intervista al quotidiano "Il Foglio". "Tra le conseguenze del Covid-19 dovremo infatti affrontare una crisi economica senza precedenti, la perdita di molti posti di lavoro e un'inevitabile crescita delle poverta' e delle tensioni sociali. La situazione di volatilita' e incertezza sull'andamento del contagio obbliga ad una riflessione sul futuro e sugli scenari del mondo post Covid. Il dibattito nazionale e internazionale e' dominato da alcuni "mantra": alcuni sono corretti, altri imprecisi, altri sono poco piu' di retorica", ha detto Sereni.
"La retorica bellica puo' essere utile in termini di mobilitazione dell'opinione pubblica e senso di disciplina dei cittadini. Ma non siamo in guerra. Siamo semmai entrati in un conflitto a bassa intensita' contro un nemico invisibile e difficile da decifrare, con un elevatissimo grado di mobilita'. La differenza e' sostanziale. Questo tipo di conflitti richiedono innanzitutto determinazione e resilienza e, soprattutto, la capacita' di 'conquistare i cuori e le menti' dei cittadini", ha spiegato la viceministro, secondo cui "il mondo post-Corona sara' diverso". "Potremo assistere ad un'accelerazione delle tendenze emerse nell'ultimo decennio: declino del ruolo delle Nazioni Unite e degli altri fora di governance mondiale, a partire dall'Organizzazione Mondiale del Commercio; bipolarismo asimmetrico Usa-Cina con un riequilibrio a favore di Pechino; messa in discussione dell'architettura istituzionale dell'UE; crescita delle tendenze populiste e sovraniste. Questo scenario non e' scontato. Alternative sono possibili. Ma richiedono una rinnovata capacita' di leadership globale", ha rilevato.
"My country first. E' la risposta piu' semplice, che pero' ha mostrato tutti i suoi limiti gia' nella fase emergenziale con la 'scramble for masks' a cui tutti abbiamo partecipato. Il nazional-sovranismo del "prima gli Italiani" gioca la carta truccata delle emozioni. Ma le ricette sovraniste, dal neo-mercantilismo alla chiusura dei mercati, dell'autarchia alle ri-nazionalizzazioni indiscriminate, conducono al disastro economico, all'aggravamento delle diseguaglianze, all'irrilevanza nei negoziati in cui si ridisegnera' il sistema cooperativo internazionale. Il rilancio del lavoro e della crescita in Italia va di pari passo non solo con l'Europa, ma anche con la nostra capacita' di guardare allo sviluppo delle aree del mondo per noi prioritarie. Il coronavirus ha evidenziato tutti i limiti della delocalizzazione indiscriminata e dell'estensione illimitata delle catene di valore. La risposta non e' l'autarchia, ma il ripensamento delle catene di valore all'interno di macro-aree, in cui il vantaggio competitivo e' determinato dalla prossimita' dei mercati, piuttosto che dai costi di produzione, e dalla relativa affidabilita' in situazioni di crisi. In questo contesto la scommessa per l'Italia e' puntare sulla regione del Mediterraneo allargato come snodo produttivo e logistico e ponte tra Africa e Europa. Ma l'Africa e la regione del Mediterraneo ci riguardano direttamente anche sotto il profilo della prossima ondata del virus. I numeri dei contagiati, per quanto sottostimati in molti Paesi, sono gia' impressionanti. Il nostro sistema sanitario e' sempre stato storicamente la punta di diamante della nostra cooperazione allo sviluppo. Terminata l'emergenza si aprira' una nuova fase in cui saremo noi a dover dimostrare, nel nostro stesso interesse, di avere ben chiaro il significato della solidarieta' nei confronti dei popoli a noi piu' vicini", ha detto ancora Sereni.
"Non dobbiamo credere nemmeno alle sirene di chi auspica o prevede il ritorno a breve della normalita'. La globalizzazione senza regole non puo' e non deve essere la normalita'. Essa ha provocato, in alcuni casi, una crescita esponenziale delle diseguaglianze all'interno degli Stati e ne ha fragilizzato il tessuto economico e sociale. Basti pensare, per esempio, alla situazione della comunita' afro-americana negli Usa, alla situazione dei lavoratori 'informali' in tutto il mondo, allo 'status' dei migranti regolari e irregolari, all'aumento della violenza sulle donne. Il virus ha fatto semplicemente da detonatore di un disagio sociale molto piu' esteso rispetto a quanto veniva raccontato da molti osservatori. Molto dovra' cambiare. Il distanziamento sociale e' l'antitesi dell'interdipendenza e della connettivita' che sono alla base della globalizzazione. Le regole che ci siamo auto-imposti in questi mesi dimostrano che tutti fenomeni, anche i piu' complessi, possono essere gestiti. E che e' fondamentale lavorare insieme agli altri grandi attori della comunita' internazionale per riscrivere l'agenda e le regole di una globalizzazione piu' equa e sostenibile. In tale contesto, la sanita' diventa un 'public common good' globale e il diritto alla salute un diritto inalienabile di tutti gli abitanti del pianeta, che si deve tradurre in sistemi sanitari piu' forti ed efficienti", ha rilevato Sereni.
Dopo le incertezze iniziali, ha aggiunto la viceministro, "l'Unione Europea ha messo a punto un pacchetto di misure di sostegno e di rilancio dell'economia che non hanno precedenti. Le cifre in gioco sono straordinarie, incomparabili rispetto al New Deal americano, allo stesso Piano Marshall, alle misure post-2008. E in questo non possiamo non rivendicare con orgoglio la matrice di alcune proposte, come quella per il Sure, il meccanismo di sostegno all'occupazione che riprende lo spirito della proposta Padoan per il sussidio di disoccupazione europeo presentata nel 2015 dal Governo italiano. Molto resta ancora da fare, in particolare sulle condizioni di accesso e la natura dei fondi previsti dal Recovery Fund. Ma l'Unione Europea, pur tra le differenze di visione dei suoi 27 Stati membri, sta dimostrando di aver compreso la posta in gioco. E che la partita chiave si giochera' sull'economia, attraverso la creazione di una nuova architettura europea che rafforzi gli ammortizzatori sociali, garantisca lo sforzo finanziario necessario per rilanciare la crescita in condizioni di equita', incida sull'economia reale e sulla competitivita' complessiva del sistema. Per questa via il tema del coordinamento delle politiche fiscali entra ormai chiaramente nell'agenda come non piu' rinviabile. Il mondo post Covid sara' un mondo nuovo, ancora piu' complesso. Sara' ancora piu' fragile e diseguale oppure sapremo renderlo piu' forte e resiliente proprio perche' meno diseguale? Papa Francesco ha tolto il velo alle nostre illusioni ricordandoci che non si puo' restare sani in un mondo malato. Anche la politica estera - italiana, europea e atlantica - dovra' tener conto di questo monito", ha concluso.

Per seguire l'attività di Marina Sereni: sito web

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