Tutela allo Stato
Intervista a Luigi Zanda di Emilia Patta - Il Sole 24 Ore.
«Siamo di fronte a un provvedimento di delega sul lavoro che è molto ambizioso, che contiene sì un contratto a tutele crescenti e il superamento dell`articolo i8 per i neo-assunti, ma contiene anche molto altro: un nuovo welfare universalistico laddove solo alcuni oggi sono tutelati, una semplificazione e una diminuzione delle tipologie contrattuali, misure per incentivare l`occupazione femminile. E ha ragione chi ricorda accanto alla riforma del lavoro quella della giustizia, della Pubblica amministrazione, del fisco, così come le misure di lotta alla corruzione. Nessun provvedimento da solo ci salva: bisogna mettere in campo tutte le misure che possono in qualche modo ampliare la base produttiva e attirare investimenti. Perché senza investimenti non c`è sviluppo, e senza sviluppo non c`è occupazione». Una promozione del Jobs act messo in campo dal premier, ma anche un appello alla responsabilità interna.
Nel giorno in cui il gruppo del Pd in Senato si riunisce e vota, il presidente dei senatori democratici Luigi Zanda ricorda infatti che «il gruppo del Pd non è il gruppo misto. Il nostro regolamento prevede che i senatori si uniformino alla linea del gruppo decisa con voto a maggioranza», mentre la pur invocata libertà di coscienza «riguarda solo i temi etici».
È vero che la delega non contiene solo la questione del superamento dell`articolo 18, ma non si può negarne il valore anche simbolico all`interno della sinistra. È venuto il momento di rompere il totem, senatore Zanda?
«L`articolo 18 tocca la sensibilità di tutti noi perché riguarda anche la storia di un rapporto vivo della politica della sinistra con il mondo del lavoro. Ma penso che ci sia una ragione di fondo per la quale noi dobbiamo risolvere il nodo oggi. Il problema più grave del nostro Paese è la disoccupazione, e in particolare la disoccupazione giovanile che tocca il 45% e punte del 57% al Sud. Che cosa serve all`Italia in questo momento? Serve un ampio pacchetto di riforme tra le quali anche una nuova legislazione che renda il mercato del lavoro maggiormente flessibile, riportando alla responsabilità dello Stato la tutela di quei lavoratori che perdono il posto. Ferma restando, naturalmente, la reintegra per i lavoratori licenziati perché discriminati o per accuse che si rivelano infondate».
Ma prevedendo il mantenimento della reintegra per i licenziamenti disciplinari non si rischia di far rientrare dalla finestra quello che si voleva far uscire dalla porta? Resta l`incertezza per le imprese e la discrezionalità del giudice...
«Si tratta di licenziamenti motivati da accuse gravi - come quella ad esempio di aver rubato o di aver distrutto dei macchinari - che poi si rivelassero infondate. E la falsa accusa è una forma di discriminazione. È naturale tuttavia che all`impresa debba essere data la massima certezza sui costi futuri: tempi certi del giudizio e fattispecie molto definite in modo da ridurre al minimo la discrezionalità del giudice».
Senatore, è diventato renziano anche lei?
«Alle primarie non ho votato Renzi, ma considererei molto sbagliato qualsiasi tendenza a far proseguire i congressi. Renzi è segretario del mio partito, il partito che ho scelto a attraverso il quale sono stato eletto, e credo di dovere molta lealtà al segretario».
Lealtà al segretario che lei chiede anche ai suoi senatori, regolamento del gruppo alla mano. Ma non è un modo per tornare al centralismo democratico, come qualcuno accusa Renzi?
«Renzi ha una maggioranza ampia negli organismi di partito conquistata alle primarie e consolidata con il risultato delle europee. È naturale che tale maggioranza abbia un peso nelle decisioni del partito. Il centralismo democratico del Pci era cosa molto diversa. In quei tempi c`era una prassi di cui dobbiamo avere nostalgia: le discussioni, anche appassionate, nelle sezioni e nei circoli. Era la periferia dei partiti, del Pci come della Dc e del Psi, il luogo dove si iniziava a fare politica».
Commento di Luigi Zanda all'assemblea dei senatori PD: "Il gruppo tiene in gran conto le scelte della Direzione del Pd che si è tenuta ieri sul Jobs act e che io considero molto positiva. Faremo un'altra assemblea del gruppo Pd prima che si inizi a votare sugli emendamenti. Non so ancora la data. Penso che in un gruppo devono esistere le regole e l'unica regola democratica da me conosciuta è che la linea viene data dalla maggioranza e va mantenuta". Video del commento»