Il fronte sociale dell'emergenza

L'emergenza mette alla prova le famiglie povere, ma la chiesa non le abbandona. E' boom di consegne agli 8 "Empori della Solidarietà" che sono aperti in tutta la Diocesi, da Milano (Lambrate, Barona e Niguarda), a Cesano Boscone, Saronno, Lecco, Molteno e Varese. Ogni giorno ai 3.500 utenti che vanno a ritirare i pacchi viveri con la spesa ordinata gli 80 volontari distribuiscono 4,6 quinali, il 30% in più rispetto ai periodi normali. C'è un afflusso di 250 persone al giorno in ogni punto di distribuzione (+25%).
"Le misure giustamente assunte delle autorità stanno avendo un impatto molto pesante per le persone più in difficoltà - spiega il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti - Con la chiusura delle scuole, ad esempio, i bambini hanno smesso di usufruire della mensa scolastica, per cui chi veniva a fare la spesa da noi, ha dovuto riempire il carrello di più oppure è passato più spesso. Ma c'è anche chi ha già visto peggiorare la propria condizione economica già al limite della sussistenza. Ci sono colf e badanti, assunte in nero, che hanno perso i loro clienti e ci chiedono un aiuto maggiore". Come stimava Fondazione Cariplo a Milano ci sono circa 20 mila bambini che "soffrono la fame", cioè che facevano il pasto principale della giornata a scuola, quello con proteine e alimenti sani. Da quando le aule sono chiuse il servizio viene a mancare e questo è un dramma per molti che vivono nelle periferie. Italiani e immigrati.
"Esiste già un secondo fronte dell'emergenza coronavirus - dice Gualzetti -: accanto a quello sanitario ce n'è uno sociale. In questa seconda trincea sono impegnati volontari e operatori che si stanno dando un gran daffare spesso con pochi mezzi. Bisogna riconoscere che gestiscono servizi essenziali per una fascia di popolazione particolarmente debole e quindi occorre aiutarli ad andare avanti, distribuendo anche a loro mascherine, guanti, insomma tutti i dispositivi per la protezione individuale che sono necessari. La seconda è che dobbiamo iniziare a prepararci sin da ora ad affrontare la crisi sociale che sta esplodendo dentro questa emergenza sanitaria. Già adesso ci sono categorie più colpite: dai senza tetto a chi va avanti con lavori saltuari. Ma presto arriveranno ai nostri centri di ascolto tutte quelle persone che non potranno usufruire delle misure di protezione che il governo si appresta a mettere in campo, dalla cassa integrazione in deroga ai congedi familiari. Saranno loro a pagare il costo sociale più salato a questa crisi. Anche se fino ad ora se ne parla ancora poco".