Antimafia presto a Milano contro il racket delle occupazioni
Su mia proposta la Commissione Parlamentare Antimafia sarà in visita a Milano per far luce sulla preoccupante vicenda delle occupazioni abusive, spesso gestite da organizzazioni criminali che condizionano la vita di alcuni quartieri popolari minando la legalità e il rispetto dei diritti degli abitanti.
Quello del racket per l'occupazione degli alloggi popolari è un problema che non si può più sottovalutare. Occorre che le istituzioni prendano misure drastiche per contrastare le organizzazioni che, in alcuni quartieri, non solo gestiscono le occupazioni ma tentano di controllare pezzi di territorio e agiscono nell'illegalità e con prepotenza, condizionando la vita delle persone all'interno dei quartieri. La presenza della Commissione Antimafia serve ad avere un quadro della situazione e a mettere al centro il tema della lotta alla criminalità nei quartieri popolari e a dare un messaggio di vicinanza ai cittadini che, invece, quotidianamente si trovano ad affrontare i problemi di questi quartieri.
Intervento a MilanoW sul tema delle case popolari
Le case popolari sono la materia di cui mi occupo maggiormente. Personalmente, credo che non sia accettabile il modo in cui sono gestite le case popolari comunali e non: c’è un degrado del patrimonio, c’è una difficoltà di operare, c’è un’assenza del gestore che si tramuta in un’assenza delle istituzioni e che fa sì che in molti quartieri stia ricrescendo l’insicurezza e stia ricrescendo il ruolo e il peso di famiglie e organizzazioni criminali. Così com’è ora la gestione non va bene.
Penso che il principale problema sia legato al fatto che Regione Lombardia - che ha la responsabilità di garantire il funzionamento dell’edilizia residenziale pubblica - non ci mette soldi e, avendo avuto l’idea assolutamente ridicola di scaricare sugli inquilini il costo delle manutenzioni ordinarie e straordinarie di un patrimonio grande e molto degradato, ha fatto sì che oggi, chiunque gestisca il patrimonio, non abbia le risorse per farlo come dovrebbe. Il punto, quindi, è che o la Regione mette risorse proprie e si comincia a finanziare l’edilizia residenziale pubblica, oppure difficilmente si riuscirà a gestire il patrimonio nelle condizioni in cui si trova ora.
Il Comune di Milano - con cui concordo - ritiene che il modo in cui Aler abbia gestito in questi anni il patrimonio comunale (anche per le ragioni economiche appena segnalate) non garantisca come è necessario la vita dei cittadini di quei quartieri e, quindi, ha proposto la formazione di una società comunale di gestione. Siccome, per la spending review non si possono aprire nuove società, per gestire le case popolari si è scelta MM, che è una società già costituita.
A questo punto, per occorre capire qual è il piano industriale di MM, cioè come dovrà gestire il tutto, con quale personale e, quindi, anche come si eviti che il personale che ha gestito le case del Comune in Aler fino ad ora perda il posto di lavoro. Il tutto deve essere, ovviamente, approfondito.
Il dato certo è che Aler Milano così com’è ora non funziona.
Inoltre, in Aler c’è anche una difficoltà del management, ci sono delle responsabilità e tempi burocratici che impediscono che vengano date risposte ai cittadini che dovrebbero essere tempestive e questo dipende anche dall’organizzazione della società Aler.
La delusione per il modo in cui sono state gestite le case del Comune e quelle Aler, quindi, a mio avviso è più che giustificata.
Credo anche che l’ultima riforma degli assetti dell’Aler che ha fatto la Regione sia stata inutile, proprio perché non è sufficiente decidere di ridurre di una o due persone il Consiglio di Amministrazione di un Ente per risolvere i grandi problemi ma occorre mettere soldi e occorre ragionare in altro modo rispetto a come si è fatto fino a qui.
La ricostruzione che fa Maroni della vicenda delle case popolari manca di alcuni pezzi importanti: innanzitutto che le case popolari vengono gestite sulla base di una legge regionale che fissa i canoni e Aler Milano ha un buco di 80 milioni di euro che la Regione Lombardia non ha mai ripianato e nemmeno ne ha l’intenzione e questo è proprio uno dei problemi.
Regione Lombardia non ci ha mai messo neanche un soldo per le case popolari, eppure se decidesse di mettere ad esempio l’equivalente dell’1% della quota destinata alla sanità del bilancio regionale per le case popolari, probabilmente, si riuscirebbero a risolvere gran parte dei problemi.
Regione Lombardia ha fatto una legge che stabilisce che sono gli inquilini delle case popolari (che sono le parti più emarginate e deboli della società) che dovrebbero avere i soldi da dare ai gestori per fare la manutenzione straordinaria e ordinaria, per cui è ovvio che è impossibile per essi avere le risorse sufficienti per funzionare.
Quando fu votata la legge, il PD aveva detto che in questo modo non avrebbe funzionato e così è stato.
Sulla vicenda di Milano, c’è un altro problema: il tutto è iniziato quando, circa 4 anni fa, il centrodestra aveva deciso di fare del patrimonio comunale tre lotti da dare in gestione ad alcune società private; quella gestione si rivelò poi fallimentare e, nel momento in cui ci fu da prorogare la convenzione, il Comune decise di non rinnovarla ma di affidare ad Aler la gestione delle sue case. In questo periodo c’è stato più volte il tentativo di verificare se c’era la possibilità di una convenzione per cui, a fronte di un sostegno economico del Comune di Milano, Aler si sarebbe preso alcune responsabilità per garantire gli inquilini delle case popolari ma questo non è successo e oggi si apre il problema di ripensare la questione.
Molti quartieri popolari sono oggetto di un racket delle occupazioni abusive che sta tornando in maniera significativa e oltre alle occupazioni c’è poi un problema di controllo da parte di alcune famiglie di alcuni quartieri in cui la legalità e le persone perbene fanno fatica a vivere.
Video dell’intervento prima parte»
Video dell’intervento seconda parte»