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Fondata sulla velocità, se Milano si ferma rischia di farsi male

Written by Luigi Zoja.

MilanoArticolo dello psicoanalista Luigi Zoja pubblicato da Repubblica.

Abitavo a New York l'11 settembre 2001. Ho poi dedicato anni a studiare non l'11 settembre, ma il 12: lo scatenarsi della paranoia nell'uomo comune. Allora cominciarono a circolare le "voci", che prendono vita nelle situazioni di allarme collettivo: un ritorno alla civiltà orale, studiato da Marc Bloch nella Grande Guerra. Nell'esercito francese circolava un proverbio: "Tutte le notizie possono essere vere, tranne quelle dei comunicati ufficiali". Le allucinazioni dei malati mentali gravi non sono quasi mai visive: giungono in forma di voci. La parola, quindi, è molto efficace, perché collega direttamente il delirio psichiatrico e quello della società che perde il controllo.
La nostra casa era situata vicino a un lago artificiale che dava acqua alla città. Le "voci" sussurrarono che i terroristi vi avrebbero gettato un veleno. Poi cambiarono: Al Queda avrebbe usato l'Lsd, facendo impazzire la città. Questa idea era non solo più credibile - mancavano casi di avvelenamento - ma anche più in sintonia con l'inconscio delirante. Era vera sul piano simbolico: gli abitanti di New York sembravano vivere fra le allucinazioni, anche senza Lsd. L'11 settembre fu l'unico attacco subito dal territorio degli Stati Uniti durante la loro storia. Niente di paragonabile avvenne dopo: ma Bush andò a far guerra in Afghanistan e Iraq, anche se le "armi di distruzione di massa" irachene erano inesistenti. Dopo quasi due decenni gli Usa, che possiedono metà delle forze militari del mondo, non le hanno davvero vinte. Se si manifesta non sul piano individuale e clinico, ma nella mentalità collettiva, la paranoia si diffonde per infezione psichica e fa perdere il senso delle proporzioni. La comunicazione orale peggiora le cose, con la sua estrema variabilità. Oggi una sua drammatica amplificazione è data dai social, affidati ad ogni individuo e usati per scaricare emozioni di cui si è perso il controllo.
In questo periodo il mondo non fronteggia un potere terrorista, ma un virus: dunque un avversario che non è guidato da un capo e non ha un consapevole scopo. Nel 2018 un gruppo di esperti coniò il termine Disease X per una pandemia che, in futuro, sarebbe passata dagli animali all'uomo. L'Oms comunicò la notizia al mondo: ma non sembra che gli stati abbiano stanziato grandi cifre per prevenirla. Uno degli esperti a cui dobbiamo il termine Desease X ha confermato in prima pagina del New York Times che il Covid- 19 è la malattia preannunciata. Nelle conferenze stampa, però, ai politici italiani non viene richiesto cosa hanno fatto nei due anni trascorsi dall'allarme dell'Oms, ma se si può di nuovo fare l'happy hour nei bar. Sulla infezione bacillare dobbiamo ancora sospendere il giudizio. Ma oltre a quella fronteggiamo un problema psicologico.
Ci siamo infatti abituati alla comunicazione istantanea, attraverso internet e i social. Dunque, proprio negli ultimi tempi stiamo perdendo conoscenza del fatto che il lavoro degli scienziati ha bisogno di tempo. Quasi fino a ieri non eravamo " tossicodipendenti dall'immediato". Oggi tutti possiedono uno smartphone, quindi la popolazione che soffre di "astinenza da notizie immediate" corrisponde alla maggioranza. La nostra mente non è più abituata ad aspettare: ma anche i nostri pensieri difficilmente sono istantanei, dunque ci disabituiamo a pensare articolatamente. Milano è tradizionalmente all'avanguardia dei mutamenti del Paese. La sua cultura attiva e creativa potrebbe qui mostrare una faccia oscura? Diventare il luogo in cui si sperimentano gli estremi dell'impazienza, dettati dalla digitalizzazione? Nella vasta analisi di John Foot, Milano si distingue in Italia per il suo carattere non specifico, ma cambiante, sempre protesa verso il nuovo. Ma mentre le attività tradizionali (centro dell'industria pesante, dell'editoria) erano legate ai tempi lunghi, quelle successive che hanno preso il loro posto non soltanto rappresentano un cambiamento: sono basate sul cambiamento stesso (televisione commerciale, moda: che sempre devono offrire novità). L'essere una bicicletta, che sta in equilibrio se si muove, è dunque la natura della città. Se il blocco dovesse continuare, proprio la forza di Milano potrebbe rivelare una sua fragilità: non solo economica, ma psicologica.
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