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Non c'è alternativa al dialogo

Written by Piero Fassino.

Piero Fassino
Intervista a Piero Fassino pubblicata da L'Unità.
Nella sua storia politica, il Medio Oriente ha avuto un ruolo centrale. Sia nelle sue responsabilità, da segretario dei Ds e come presidente del Comitato dell`Internazionale socialista per il Medio Oriente, che in quelle governative, sottosegretario agli Esteri e ministro per il Commercio estero, Piero Fassino, oggi sindaco di Torino, ha avuto modo di visitare più volte la regione e stabilire rapporti diretti con i leader israeliani e palestinesi.
Bombardamenti israeliani su Gaza, missili di Hamas sulle città israeliane, si contano i morti, in maggioranza civili.
«Ancora una volta siamo di fronte a una drammatica spirale di violenza, innescata dall`uccisione di tre giovani israeliani e di un ragazzo arabo. Due atti drammatici che sono diventati il detonatore di una gigantesca deflagrazione che sta facendo precipitare il Medio Oriente in un ennesimo, spaventoso conflitto. E appare a tutti evidente come non solo la pace si stia allontanando sempre più ma come vada ormai affermandosi, in ciascuno dei due campi, la convinzione che l`altro è sempre e soltanto un nemico. E dunque si radica sempre di più l`idea che la pace è impossibile e che bisogna abituarsi vivere in un permanente scenario di conflitti. E questo scenario israelo-palestinese, già di per sé drammatico, si colloca in un contesto mediorientale percorso da processi che hanno un segno comune: quello dell`involuzione e della radicalizzazione estremistica».
A cosa si riferisce?
«Lo scontro sciiti-sunniti che attraversa ormai l`intera regione, sta disgregando l`Iraq, favorendo l`emergere dei settori islamici più radicali ed estremisti di cui la fondazione del Califfato dell`Isil è la manifestazione più inquietante ed evidente. Anche perché s`intreccia con la guerra che da più di tre anni devasta la Siria e mette in discussione gli stessi precari equilibri libanesi. E nel campo palestinese cresce il ruolo della Jihad su posizioni ben più radicali ed estreme di quelle di Hamas».
È una via senza ritorno?
«Nessuno può permettersi di rassegnarsi all`ineluttabilità di un conflitto senza fine, anche perché le sue conseguenze non si esauriranno dentro i confini del Medio Oriente. Dal Golfo Persico al bacino mediterraneo si rischia una permanente destabilizzazione che peserà anche sulla vita dell`Europa. Qui c`è la responsabilità della Comunità internazionale, che da troppi anni evoca la pace attendendo semplicemente che qualcuno la costruisca. Ora dovrebbe essere evidente che la pace israeliani e palestinesi devono volerla prima di tutto loro. Ma l`esperienza ormai di decenni, ci dice che da soli non giungono all`accordo di pace. Vale la pena di ricordare che quando alla pace ci si è arrivati vicini, nel `93, un ruolo determinante l`aveva avuto la Comunità internazionale, con i colloqui di Oslo-Washington e l`iniziativa del presidente Clinton. D`allora, quella determinazione si è via via affievolita fino a spegnersi. Oggi, di fronte a uno scenario devastato dalle guerre e da nuove sofferenze, la Comunità internazionale deve sentire la responsabilità, morale e politica, di prendere in mano la situazione, di compromettersi in prima persona, di chiamare le parti a un negoziato vero, avanzando loro proposte concrete che le aiutino a trovare i punti di compromesso necessari. E la prima a fare questo salto di qualità deve essere l`Unione europea, uscendo dall`attendismo che da troppo tempo la caratterizza».
E l'Italia?
«L`Italia, che da ciò che accade in Medio Oriente è direttamente investita, è chiamata a giocare un ruolo di guida, utilizzando la sua funzione di presidente di turno dell`Ue per aprire una pagina del tutto nuova e diversa in Medio Oriente».
Le autorità israeliane hanno riaffermato quanto sostenuto nelle precedenti operazioni militari nella Striscia: «Per Hamas sarà la fine». Ma esiste davvero una soluzione militare?
«In queste ore occorre fare di tutto per fermare l`escalation delle armi. Bisogna ottenere l`interruzione del lancio dei razzi sulle città israeliane e occorre evitare l`invasione di Gaza. Il rischio di una deflagrazione con conseguenze drammatiche sulla popolazione civile israeliana e palestinese è enorme, e un nuovo, drammatico conflitto, con centinaia di vittime, non farebbe altro che scavare un solco di incomunicabilità, di odio e di conflitto ancora più profondo. Il che allontanerebbe ancora di più la possibilità di riannodare un filo di dialogo».
Il grande scrittore israeliano, Amos Oz, ha più affermato che l'essenza di questa tragedia è che a scontrarsi sono due diritti egualmente fondati.
«Amos Oz coglie esattamente il punto cruciale. Quando c`è un conflitto, noi siamo abituati a chiederci chi ha torto e chi ha ragione, e spesso a questo interrogativo siamo in grado di dare risposta. Se un Paese ne invade un altro, noi pensiamo che abbia torto l`invasore. Se un Paese scatena una guerra contro un altro, noi siamo in grado di individuare chi è l'aggressore e chi l'aggredito. In Medio Oriente tutto è più complesso, perché in conflitto non sono un torto e una ragione, ma due ragioni, È del tutto legittima l'aspirazione palestinese ad avere una patria ed è del tutto legittima la richiesta d'Israele di vivere nella sicurezza e riconosciuto dai suoi vicini. Per questo, l'unica pace possibile è un accordo che riconosca entrambi i diritti e li faccia vivere. Un'altra soluzione non c'è».
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