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Il nuovo Governo e gli obiettivi da raggiungere

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento svolto all'assemblea del PD di Cinisello Balsamo (video).

Abbiamo bisogno di discutere e confrontarci dopo le vicende assolutamente imprevedibili che sono avvenute in agosto e che hanno cambiato tutto.
Abbiamo chiuso i lavori al Senato l’8 agosto, convinti che avremmo ripreso a settembre con lo stesso Governo in carica, nonostante le difficoltà e invece è cominciata all’improvviso una vicenda politica totalmente nuova che ci ha portati a formare e sostenere un nuovo Governo.
Credo che occorra partire da qui, dalle ragioni per cui abbiamo fatto delle scelte che hanno portato alla formazione del Governo e dai contenuti che devono guidare la nostra azione di Governo.
Questi sono i temi di cui dobbiamo discutere, senza rimuovere ciò che è avvenuto dopo ma l’obiettivo deve essere chiaro.
Evitiamo di metterci a fare una discussione tutta ripiegata su noi stessi e autoreferenziale come spesso ci capita di fare.
Abbiamo vissuto una fase difficile.
Quando Salvini ha deciso di far cadere il Governo abbiamo svolto un ruolo importante, da protagonisti, guidati dal Segretario Zingaretti che ha giustamente guardato prima di tutto alla necessità di garantire che in questo passaggio difficile ci fosse l’unità del PD.
Come si è aperta la crisi, abbiamo chiesto di andare al voto perché non c’erano le condizioni per mantenere l’unità del partito sulla prospettiva della costruzione di un nuovo Governo: c’era una parte del PD che considerava impossibile fare un accordo con M5S e addirittura considerava questa questione come pregiudiziale per la propria permanenza nel PD.
Nel momento in cui Renzi, con un’intervista, ha dato la disponibilità a sostenere un Governo PD-M5S ci sono state le condizioni per valutare e verificare la possibilità di costruire il Governo.
Il Governo è nato da ragioni molto chiare.
Non è un Governo contro Salvini, in quanto non si può fare un Governo con questa motivazione ma certamente dobbiamo sapere che alla base della nascita di un Governo difficile quale è il Conte Bis, alleandoci con i nostri avversari politici con cui abbiamo avuto anche scontri molto accesi, ci sono ragioni forti che guardano all’interesse del Paese.
Quando Salvini ha aperto la crisi di Governo, lo scenario che avevamo di fronte era che i cittadini si sarebbero ritrovati da subito con due grandi problemi: l’aumento dell’IVA (che difficilmente si sarebbe potuto evitare perché difficilmente si sarebbe potuto fare una manovra per congelare le clausole di salvaguardia) e l’aumento dello spread.
Lo spread non è un’invenzione dell’Europa ma è legato agli interessi sul nostro debito pubblico. L’Italia ha un debito pubblico grandissimo e per essere pagato ha bisogno di investitori che comprino i nostri BOT. Chi compra i BOT se la prospettiva economica è sicura li fa pagare meno mentre se c’è incertezza rispetto al futuro (come quando Salvini spiegava di voler portare il deficit al 5%, fare la Flat Tax, uscire dall’Europa) quel debito viene fatto pagare di più.
È bastato l’annuncio di un nuovo Governo per ridare fiducia agli investitori e far calare lo spread e questo ha comportato un risparmio di miliardi che possono essere reinvestiti per pagare i servizi. Se, invece, fosse rimasta incertezza o fosse aumentata con l’ipotetica vittoria elettorale di Salvini, sarebbe salito lo spread e avremmo avuto meno risorse.
Un’altra questione riguarda la prospettiva molto concreta di una vittoria elettorale dello schieramento sovranista e questo avrebbe avuto delle conseguenze.
Innanzitutto ci sarebbe stata una questione democratica.
Non c’era bisogno di aspettare di sentire il proclama di Salvini che chiedeva agli italiani di dargli “tutti i poteri” per capire che la concezione della democrazia che ha il leader leghista è molto diversa da quella liberale e più simile a quella di Punti o Orban, cioè l’idea di un rapporto diretto tra il leader e il popolo, che salta completamente il Parlamento e delegittima le istituzioni di garanzia. È, quindi, un’idea pericolosa della democrazia e, dunque, penso che sia stato giusto provare a costruire un Governo che impedisse questo scenario.
La scelta di Conte di portare in Parlamento la crisi - quello stesso Parlamento che per un anno e mezzo è stato sostanzialmente esautorato da ogni ruolo - è già stato un segnale importante perché ha rimesso al centro il ruolo del Parlamento e lì Salvini ha subito la prima sconfitta durante il voto sul calendario dei lavori, che poi ha portato a rimandare al 20 agosto la discussione sulla fiducia al Governo.
Queste sono le ragioni principali per cui abbiamo deciso di provare a formare il Governo.
Solo per il fatto di aver dato vita ad un Governo si sono già ottenuti alcuni risultati.
Innanzitutto si è creato un clima diverso nel Paese: c’è un rasserenamento. Si è passati da un anno e mezzo in cui ogni giorno si verificavano polemiche urlate dentro la maggioranza perché, in nome del contratto, ciascuno sventolava la propria bandierina e c’era una campagna elettorale permanente, senza dare prospettive al Paese, ad un clima diverso, nonostante le differenze tra PD e M5S.
Secondariamente, non abbiamo fatto un contratto: abbiamo scelto insieme di fare un Governo per fare alcune cose che condividiamo e cerchiamo insieme la sintesi, provando a mettere in campo un’alternativa ai sovranisti e anche un’idea di Paese diversa da quella dei sovranisti.
Un altro cambiamento è sulla gestione delle vicende legate all’immigrazione. In un giorno è stata risolta la questione della nave arrivata con 80 persone a bordo, in nome di un rinnovato rapporto con l’Europa. Le persone che erano a bordo della nave sono sbarcate e sono state ripartite tra i vari Paesi e, in alcuni Stati, sta passando il concetto secondo cui è necessario creare un automatismo per cui chi arriva sulle coste italiane, greche o spagnole arriva in Europa e, quindi, la responsabilità di farsene carico va ripartita tra tutti i Paesi. Se ci fosse stato ancora Salvini al Ministero dell’Interno avremmo avuto le persone in mezzo al mare per settimane e polemiche accese mentre, invece, ora tutto si è risolto rapidamente e senza alcuna tensione.
Sono, quindi, già cambiate molte cose.
È anche evidente che il fatto che si sia costruita una credibilità in Europa e una volontà di collaborazione con l’Unione Europea - per cambiare l’Europa in positivo, non per lasciarla così com’è e nemmeno per distruggerla - aiuterà l’Italia.
Avere Gentiloni Commissario Europeo all’Economia vuol dire avere una figura italiana di riferimento del Governo che può aiutare a discutere nei prossimi mesi di una Legge di Bilancio in cui chiederemo all’Europa di avere esenzioni rispetto ai parametri per gli investimenti sulla green economy o per interventi sul dissesto idrogeologico.
Dobbiamo sapere, però, che questo non è il Governo che ci fa scampare il pericolo di Salvini: siamo tutti molto contenti che il leader della Lega non sia più al Viminale ma se questo Governo non dovesse funzionare rischiamo che Salvini ritorni con maggiore forza rispetto a prima. È, quindi, importante che il Governo Conte Bis funzioni, che dia risposte ai cittadini ed è importante che non venga delegato tutto al Governo ma che si metta in campo anche il partito.
Credo che l’obiettivo di questo Governo debba anche essere quello di ricostruire un rapporto tra le forze che lo compongono e provare a lavorare per costruire un’alleanza che sia l’alternativa ai sovranisti. Dunque, dobbiamo lavorare su questo, con intelligenza, facendo le verifiche sui singoli territori.
Costruire l’alternativa ai sovranisti che abbia la possibilità di sconfiggere definitivamente Salvini e le altre forze sue alleate è il tema che abbiamo di fronte.
Da qui in avanti dobbiamo provare a convincere i cittadini che, a fronte di chi usa i problemi invece di risolverli, come fanno i sovranisti, è possibile e c’è da dare fiducia ad una politica che invece i problemi li affronta e dà risposte concrete alle persone.
Questa è la scommessa che dobbiamo vincere.
In questo, i contenuti diventano importanti e serve discontinuità rispetto al Governo precedente.
Il primo banco di prova sarà la manovra economica.
Le azioni che stiamo annunciando di voler mettere in campo danno già il segno di una discontinuità dal passato.
Dire che non vogliamo la Flat Tax ma vogliamo tagliare le tasse sul lavoro lasciando più soldi in tasca ai lavoratori dipendenti dei ceti medio-bassi è molto diverso dal messaggio che dava il Governo precedente che sosteneva di voler abbassare le tasse a tutti indistintamente a prescindere dal reddito.
Una grande discontinuità dovrà essere data sul tema della legalità: dire che vogliamo combattere l’evasione fiscale dopo un Governo che ha fatto 9 condoni e in cui c’era Salvini che spiegava che si sarebbe anche potuto trasgredire le regole per far funzionare le cose più rapidamente è già una svolta significativa.
La prima cosa che faremo, inoltre, sarà un decreto sulla questione della green economy perché mettiamo davvero al centro, non solo nei comunicati, la questione ambientale che in questi giorni stanno discutendo milioni di giovani in tutto il mondo.
Dentro a questo c’è il futuro, la lotta ai cambiamenti climatici, contro le emissioni, l’idea di utilizzare la leva fiscale per favorire uno sviluppo diverso e favorire una trasformazione dell’economia che metta al centro i temi della sostenibilità, dell’innovazione, dell’utilizzo di tutto ciò che comporta una riduzione delle emissioni, una riduzione degli sprechi, una riduzione delle plastiche.
Vuol dire costruire un nuovo scenario economico e un nuovo sistema produttivo. Quasi tutti calcolano che, se si va nella direzione della green economy, intervenendo anche sul dissesto idrogeologico, si potrebbero creare moltissimi posti di lavoro. Bisogna pensare cosa significa incentivare ancora di più l’intervento sugli edifici per metterli nelle condizioni di essere meno dispersivi dal punto di vista energetico e utilizzare le energie rinnovabili. Questo vuol dire innovare, creare imprese e creare lavoro.
Questo è il quadro su cui lavoriamo.
Abbiamo costruito tutto questo percorso che ci ha portati al Governo garantendo l’unità del PD ed è stata la fase in cui i partito è stato più unito fin dai tempi della sua fondazione. Per questo penso che la scissione sia un errore e, soprattutto, non ne trovo le ragioni politiche.
È evidente che la scissione è un colpo per il Partito Democratico ma non ci deve far perdere di vista l’obiettivo.
Se la ragione politica della scissione è coprire un’area al centro, lasciata sguarnita oggi nel panorama politico italiano, credo che la prima cosa su cui occorre riflettere è se non sia cambiato tutto e se questo centro abbia ancora senso, in un sistema politico che nel mondo tende a radicalizzare le posizioni.
È evidente che con Italia Viva, comunque, dovremo lavorare.
La scissione è dolorosa e proprio per questo dobbiamo lavorare per favorire il fatto che la maggior parte di coloro che in precedenza hanno condiviso il pensiero di Renzi oggi si convincano a restare nel PD.
Trovo positivo il fatto che molti abbiamo scelto di rimanere nel PD. Evitiamo retro-pensieri su “quinte colonne” o altro: Renzi ha cercato di portarsi dietro più persone possibili, cercandole lui personalmente. Dobbiamo, quindi, aprire il partito. Non dobbiamo creare le condizioni affinché ci siano sospetti nei confronti di chi resta ma dobbiamo lavorare insieme.
Inoltre, dobbiamo fare il PD.
Il PD non cambia: vuole essere l’incontro tra tutti i riformismi del Paese e andiamo avanti su questa strada. Il PD resta la casa di tutti i riformisti.
Evitiamo il diffondersi dell’idea che, siccome va via Renzi, il PD diventerà la “sinistra-sinistra” e addirittura rientrerebbero i fuoriusciti di LEU perché è totalmente infondata.
Continuiamo ad essere il partito che vuole allargare e che vuole rappresentare tutti i riformisti.
Il paventare il ritorno degli ex di LEU è un argomento che purtroppo usa chi è uscito ma non ha fondamento. Anche noi, però, non ci adagiamo perché al Governo dovremo avere ancora di più la capacità di allargare perché è una stagione complicata e, se l’obiettivo è costruire e consolidare l’alternativa ai sovranisti nell’interesse del Paese, dovremo chiedere a M5S e agli altri nostri compagni di viaggio di cambiare e dovremo cambiare anche noi.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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