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Ci sono persone che affogano in mare

Written by Richard Gere.

Richard Gere
Intervista del Corriere della Sera.

Richard Gere si trovava in vacanza in Toscana quando ha telefonato a Riccardo Gatti, il capo missione della Open Arms al largo di Lampedusa. «Richard mi ha raggiunto - racconta Gatti, - per i migranti a bordo abbiamo acquistato qualcosa da mangiare, visto che il riso era andato a male». Ma ecco Gere, attore celebre che dice «noi» prima di «io»: «Qualcuno ha detto che alla Open Arms lavorano per soldi... La verità è che questi volontari e uomini delle ong sono angeli che si sacrificano per il prossimo».
Richard Gere, cosa l’ha spinta a agire adesso?
«I problemi sono due. Il primo è immediato. Ci sono persone che affogano in mare. L’altro riguarda coloro che scappano dalla guerra, dalle case in fiamme, cercando rifugio in Occidente. Poi scoprono che la legge va contro le loro aspettative e vengono rispediti nelle case che bruciano, da dove erano partiti».
L’Italia si sente abbandonata.
«Sentite, è una sfida. Può essere risolta se ci si siede al tavolo e si discute con raziocinio e generosità. Non è un problema soltanto dell’Italia, ma della Spagna, della Grecia, di tutta Europa. L’Occidente ha grandi responsabilità, che affondano anche nel passato, su questa tragedia. Avete sentito il Papa? Non sono numeri ma hanno volti, nomi, storie. Io, le ho ascoltate».
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini le ha detto: perché Richard Gere non si porta a casa a Hollywood i rifugiati?
«La cosa più importante è essere lì con loro, e di fronte alle emergenze assumere decisioni immediate. Abbiamo avuto difficoltà a trovare un pescatore che ci portasse dove era il barcone, temevano rappresaglie politiche visto il clima ostile che si è creato. Poi un ragazzo coraggioso ci ha aiutati e sono salito a bordo. Sono stato uno di loro».
Ma il ministro dell’Interno...
«Se il vostro ministro spendesse del tempo con quelle persone, ascoltasse le loro storie, i loro traumi familiari, cambierebbe la sua visione. Lui fa di un’emergenza umana un caso politico. Ma è cattiva politica. Ho ammirato invece il ministro della Difesa Elisabetta Trenta: lei questo caso non può separarlo dalla sua coscienza».
Salvini dice che l’Italia è più tollerante degli Stati Uniti.
«Il mondo ha gli stessi problemi. Noi abbiamo rifugiati da molti Paesi dell’America centrale. Il ministro dell’Interno ha la stessa mentalità del presidente Trump. Infatti io Salvini lo chiamo Baby Trump. Usa la stessa ignoranza in senso radicale, fanno leva su paura e odio. Dobbiamo fermare Trump».
Come?
«Nominando un altro presidente. Obama era stato bravo a tenere unite le comunità. Mi chiede se Trump è così popolare? No, non lo è. Secondo i sondaggi, il 60 per cento della popolazione lo disapprova. E i repubblicani non sono la maggioranza del Paese».
Esistono due Italie?
«Credo di sì. Amo gli italiani, il grande cuore, la gioia di vivere, negli ultimi anni sono stato più volte in Sicilia dove c’è una stratificazione di culture. Dall’altra parte, qualcosa è cambiato negli ultimi anni. Ma non solo da voi: avviene in Ungheria, Polonia, Gran Bretagna e America naturalmente. I leader politici stanno manipolando le menti facendo emergere il lato oscuro del dramma del nostro tempo. Ripeto: è una sfida, una sfida che si può vincere. Rendiamo il mondo un giardino. Non è la fine delle nostre democrazie».
Cosa pensa di Carola, la capitana di Sea Watch che infranto la legge entrando in acque italiane?
«Non conosco i dettagli di questa vicenda, ma se un essere umano si adopera per salvare delle vite umane, e non arreca danno, lo considero un eroe, un angelo».
Sta parlando il suo credo buddhista?
«Non si tratta di religione. Siamo tutti uguali, dobbiamo essere trattati allo stesso modo. I migranti hanno le nostre stesse speranze e i nostri sogni. Noi abitiamo in un piccolo pianeta che fa parte di un vasto oceano».
Vorrebbe conoscere Salvini?
«Sì, e sono sicuro che non è come si presenta in pubblico. Avrà una famiglia, figli, genitori. Vede la politica come un pretesto per aumentare il consenso. La vita può essere semplice, se sei onesto e parli con il cuore».
La compassione le viene dalla sua infanzia?
«Mio padre era nato in un villaggio della Pennsylvania e in famiglia allevavano mucche, mamma faceva tutto, sbrigava ogni faccenda. Hanno vissuto la Grande Depressione del ’29. Non erano ricchi, tutt’altro. Erano interessati agli esseri umani, prima di ogni altra cosa».
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