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Il PD a vocazione maggioritaria

Written by Franco Mirabelli.

Franco MirabelliIntervento di Franco Mirabelli all'Assemblea Nazionale del PD (video).
Penso che lo straordinario risultato elettorale che abbiamo avuto lo scorso 25 maggio dica non tanto che abbiamo avuto una vittoria straordinaria e quindi ci possiamo sedere ma, al contrario, che l’importanza di questo risultato stia nel fatto che indica che ciò che non era scontato e che ci siamo riproposti di costruire in questo Paese è possibile da realizzare: è possibile restituire credibilità alla politica, alla possibilità di cambiare e di fare riforme da cui da anni si parla.
Questo PD e questo Governo hanno segnato una rottura vera con il passato agli occhi dei cittadini. Abbiamo messo in campo una proposta che ha dato sostanza ad un progetto politico.
Abbiamo spinto tanti italiani delusi a riprovare a credere nel cambiamento.
Abbiamo messo in campo una politica e un’azione di governo che ha dato il messaggio che non si ferma di fronte ai santuari e alle resistenze ma può fare davvero le riforme.
Ridare credibilità alla politica era uno degli obiettivi che il Segretario aveva esplicitato in questi mesi e, oggi, questo voto ci dice che è possibile.
È possibile ridare credibilità alla politica ed è possibile costruire quel partito a vocazione maggioritaria: quell’idea che aveva guidato la costruzione del Partito Democratico ma che fino ad ora sembrava lontana da realizzarsi.
Adesso questo è possibile. È possibile - ci dice il risultato elettorale e i flussi - costruire una proposta che parli a tutto il Paese. Il PD è il partito di maggioranza tra tutti i ceti sociali. E, questa volta, siamo il partito di maggioranza anche tra tutte le generazioni.
Abbiamo messo in campo un progetto di innovazione e modernizzazione della società italiana che è in grado di comunicare a tutti i cittadini un’idea in cui si possono riconoscere e questo, a mio avviso, è la vocazione maggioritaria.
Matteo Renzi ha saputo rappresentare un’idea forte di riformismo. Sui giornali di questi giorni ma anche oggi tra le nostre file, ho letto alcune banalizzazioni di questo risultato elettorale che francamente ritengo incomprensibili. Da alcune letture, traspare l’idea per cui se vinciamo o se facciamo le riforme è perché stiamo cominciando ad assomigliare alla destra. C’è l’idea, che è penetrata nella società italiana fino ad oggi, che corrisponde all’immagine di una sinistra che viene identificata con la conservazione e con la difesa dell’esistente e dove abbiamo avuto questo volto, purtroppo, abbiamo perso le elezioni amministrative.
Questa idea va sconfitta perché abbiamo finalmente saputo interpretare in larga parte una domanda di cambiamento, anche grazie alla forza del Segretario, che il cambiamento lo sa praticare perché vuole rompere le vecchie logiche che hanno ingessato questo Paese.
Ha fatto bene, quindi, il Segretario a ricordare questo risultato e a ricordare anche qui oggi - lo dico da senatore - che questo è un voto che ci dà una grande responsabilità: abbiamo un’occasione storica, perderla sarebbe un disastro non solo per noi ma per tutto il Paese. Questo risultato elettorale, dunque, ci deve caricare tutti collettivamente ma anche individualmente di un grande senso di responsabilità.
Ciò non vuol dire eliminare il pluralismo o impedire l’espressione del dissenso.
Credo che ascoltare e confrontarsi sulle riforme vada fatto e lo abbiamo fatto, così come credo che il diritto al dissenso vada garantito e tutelato e, su questo, il Segretario è stato molto chiaro; allo stesso modo di come lo è stato il capogruppo dei senatori Zanda in queste settimane. Ma aggiungo, da senatore, ancora dopo aver visto i giornali e tante interviste di oggi che, in questi interventi, si parla più volte della necessità di rispettare le minoranze mentre meno si parla della necessità che le minoranze rispettino la maggioranza.
Eppure il tema c’è perché quando si viene in Aula al Senato, davanti agli altri gruppi, e si fa appello al Presidente del Senato per una scelta dell’Ufficio di Presidenza del Partito Democratico, si compie un atto che credo non rispetti le decisioni della maggioranza del gruppo. Sostenere che se si è in minoranza è perché gli altri componenti della maggioranza o sono come le tre scimmiette o sono opportunisti è irrispettoso e mina il pluralismo. Dire che una persona ha ragione e se gli altri non glielo riconoscono stanno sbagliando loro, credo che sia sbagliato. Qui non siamo divisi tra pochi che hanno a cuore il destino del Paese, la democrazia e la Costituzione e una maggioranza disposta a tutto per il potere ma c’è, invece, una maggioranza che sostiene le riforme a cui questo risultato ha dato la spinta e l’idea che senza di esse sarà proprio il sistema democratico istituzionale del Paese a essere in pericolo.

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