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700 mila senzatetto in Europa

Written by Il Sole 24 Ore.

Fabrizio Barini
Articolo del Sole 24 Ore.

Il 2020 è alle porte ma l’obiettivo che l’Europa si era posta circa la lotta contro la povertà e l’esclusione sociale sembra definitivamente irraggiungibile. A fine novembre in occasione dell’apertura del tredicesimo Vertice del G20, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker si congratulava con gli stati membri per i ben ventidue trimestri consecutivi di crescita economica. La Quarta panoramica sull’esclusione abitativa in Europa di Feantsa e Fondazione Abbé Pierre mostra invece un’altra faccia dell’Europa: quella di chi è rimasto indietro. Proprio nel 2018 abbiamo capito che qualsiasi sforzo sarà vano per raggiungere gli obiettivi che ci eravamo posti per il 2020: solo il 2017 ha registrato una leggera diminuzione del numero di persone a rischio di povertà ed esclusione sociale rispetto al 2008.
Si stima (anche se è un numero da considerarsi solo come ordine di grandezza) che 700 mila persone nell’Unione Europea non abbiano una casa e siano costrette a dormire per strada o in rifugi di emergenza, il 70% in più di 10 anni fa.
Il rapporto mostra un lato buio e ancora poco discusso in sede politica dell’esclusione sociale. Basti pensare che i dati più recenti che riguardano l’Italia sono dati Istat aggiornati al 2014. Secondo la rilevazione di cinque anni fa, si contavano 50 mila persone in un solo mese che avevano hanno richiesto assistenza di base da uno dei 768 fornitori di servizi, il 6% in più rispetto al 2011. In Italia esiste dal 1985 la fio.PSD– Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora (che ha collaborato al rapporto) che lavora nell’ambito della grave emarginazione adulta e delle persone senza dimora, cercando anche di mapparla, ma rimane un’attività molto difficile, data la fluidità del fenomeno.
Nella categoria detta “Housing exclusion” che potremmo tradurre con “povertà abitativa” rientrano anche le persone che pur avendo una casa, vivono in situazioni di profondo disagio sociale, in case non riscaldate, non salubri, sovraffollate, perché non sono in grado di sostenere i costi di alloggio. Nel complesso le famiglie hanno speso per la casa mediamente il 24,2% della propria spesa totale, con un incremento di 1,5 punti rispetto al 2007. Tuttavia i costi legati all’abitazione sono in costante crescita in particolare per le famiglie povere. Nel 2017 il 10,4% della popolazione totale dell’Unione europea ha speso oltre il 40% del proprio reddito familiare per le spese abitative, percentuale che fra le famiglie povere sale al 38% (+0,8 punti rispetto al 2010) .
La proporzione di famiglie non povere sovraccariche di costi per la casa nello stesso periodo è diminuita invece di 0,7 punti percentuali.
Il 15,7% degli europei vive in condizioni di sovraffollamento, il 4% sperimenta una deprivazione abitativa severa (vive in una casa con un tetto che perde, non dotata di un bagno con doccia o servizi igienici interni, o ha una casa troppo buia). Il 7,8% delle famiglie europee non ha abbastanza risorse per scaldare a dovere la propria abitazione, il 13,3% vive fra pareti piene di umidità. Si calcola infine che 3 famiglie su 100 e 8 famiglie povere su 100 siano in ritardo con la rata del mutuo o con l’affitto.
In tutti i paesi dell’Unione europea ad eccezione della Slovacchia, la spesa abitativa delle famiglie povere è risultata più elevata per gli inquilini che per i proprietari di case. Tra il 2007 e il 2017, il costo degli alloggi per gli inquilini poveri è aumentato in tre quarti dei paesi dell’Ue, in particolare in Romania (+ 234%), Estonia (+ 150%), Polonia (+ 117%), Grecia (+ 84%), e Bulgaria (+ 61%). I costi di alloggio sono particolarmente alti per gli inquilini poveri che vivono in Lussemburgo (988 euro al mese in media), in Grecia (746 euro), nel Regno Unito (740 euro), in Danimarca (657 euro) e nei Paesi Bassi (629 euro mensili).
Le elezioni europee si avvicinano. È necessario considerare nel computo del bilancio anche chi finora è rimasto indietro.
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