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Il punto di vista dall'Europa

Written by Patrizia Toia.

Patrizia Toia
Intervista del Sicomoro.

Le elezioni europee non sono mai state in Italia un momento di grande mobilitazione. Questa volta sarà diverso?
Prima l’atmosfera generale era europeista, questa volta vi è un settore che si muove in modo antieuropeo. E quindi sulle elezioni per l’Europa si giocherà molto del nostro destino. La scelta oggi è fra una riscossa europea o un indebolimento fino alla dissoluzione dell’UE con l’effetto di rendere ogni paese più isolato e quindi più debole. Credo che i cittadini andranno a votare, e lo faranno distinguendo la loro scelta nazionale da quella europea.
La Brexit sta facendo giustizia di tante illusioni. Achiserve un’Europa debole?
Chi lavora per un’Europa meno unita asseconda i desideri e gli interessi della Russia di Putin e dell’America di Trump, che non vogliono un’Europa forte per ragioni geopolitiche e commerciali. Strana posizione, quella dei cosiddetti sovranisti, che finiscono per favorire potenze esterne all’Unione, con l’effetto di renderci più deboli e meno autonomi rispetto al mondo.
Quali i più rilevanti vantaggi dell’esperienza europea?
Almeno tre: pace, libertà-dirittigiustizia, crescita economica e sociale. Mai avuto un così lungo periodo di collaborazione e di pace in Europa: Strasburgo era un confine ‘pericoloso’ fra Francia e Germania ed è diventato il luogo simbolo della convergenza. Da ovunque si guardi, l’Europa è vista come il luogo della garanzia e tutela della persona, ha trovato una sua via fra liberismo e comunismo. In un mondo che diventa frammenta to, il rischio di perdere opportunità è all’ordine del giorno. Il sovranismo taglia rapporti e ci isola.
Eppure dall’Italia si cercano alleanze sovraniste in Europa…
Noi siamo fra i soci fondatori, altri sono arrivati per svariati anche se legittimi motivi, come la ritrovata autonomia da Mosca. Ma è curioso: di fronte alle emergenze italiane, quale il fenomeno migratorio, sono proprio i nazionalisti ungheresi e polacchi a negare aiuti all’Italia. Da parte sua il nostro Governo è stato assente per l’adeguamento del trattato di Dublino che avrebbe potuto vincolare sulle quote di trasferimento.
Dopo la crisi economicofinanziaria del 2008 le condizioni di vita dei cittadini europei si sono aggravate: oggi per i giovani si prospetta un futuro più difficile di quello dei loro padri.
Sono aumentate le disparità e le povertà, si è vissuta l’immigrazione come concorrenza e la dislocazione d’impresa come una furbizia. Ma a volte si attribuiscono all’Europa responsabilità non sue perché le competenze sono ancora trattenute dai singoli Stati membri. L’immigrazione non è ancora competenza europea, la fiscalità e la detassazione dei nuovi Paesi deve essere armonizzata, la politica estera deve prendere forma. Occorrono politiche più espansive, infrastrutture transnazionali, riconoscimento egualitario fra redditi di donne e uomini, sostegno alla natalità, impegno per i giovani. Oltre ad una organizzazione meno complicata bisogna ritrovare però un’anima, forse persa con l’affossamento della Costituzione europea.
Una partita importante dunque?
La partita sta fra chi vuole rinnovare un’esperienza con molte positività e chi vuole sgretolare un presidio di democrazia. Sono fiduciosa nell’elettorato.

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