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Un Abruzzo non fa primavera

Written by Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano I risultati delle elezioni regionali abruzzesi vanno letti e interpretati senza farsi prendere da inutili entusiasmi, ma anche senza deprimersi, vanno analizzati nel loro complesso e nel loro contesto, sia territoriale, sia di sistema di voto.
E certamente vanno letti alla luce della sconfitta elettorale del 4 Marzo dalla quale veniamo. E sicuramente per questo vanno ringraziati i tanti militanti e dirigenti del PD abruzzese che si sono spesi per risalire la corrente.
Sono risultati che ci consegnano luci e ombre, che non portano con loro la risoluzione automatica dei problemi del PD e del centrosinistra.
Infatti, il primo dato su cui riflettere è quello che in Abruzzo il PD governava, ed ora non governa più. Abbiamo perso la Regione nei confronti di un centrodestra a forte trazione salviniana, che ormai trascende dai dati geografici “tradizionali” e ci consegna una difficoltà ed una sfida complessiva, di dimensione nazionale, da affrontare ad ogni latitudine ed in ogni dimensione territoriale.
Nulla è più scontato, a cominciare dalla “tripolarizzazione” a cui ci si stava abituando e su cui qualcuno nello stesso PD ha immaginato di costruire nuove “alchimie” e sponde. La peggiore destra nella storia repubblicana vince e molto di ciò che era “giallo” si trasforma in blu con sfumature di nero, come d'altronde era facile prevedere, visto il governo che ci ritroviamo.
Fin qui le ombre, e non sono poche. Le luci, innanzitutto, riguardano il ceffone in pieno volto ricevuto dal Movimento 5 Stelle da parte degli elettori abruzzesi, che le reazioni scomposte, offensive e grottesche dei massimi esponenti pentastellati sulla questione certificano come molto doloroso. Effettivamente, perdere i 2/3 dei voti assoluti ricevuti solo 11 mesi prima non è una cosa che rende felici. Ma anche su questo, non dobbiamo perdere di vista un dato saliente: se è vero, come certifica l’Istituto Cattaneo, che una parte di quei voti, la minore, è andata al centrosinistra, in una sorta di ritorno a casa, una parte più cospicua ha ingrossato soprattutto le file leghiste oltre che la forte astensione. Come detto prima, vero che i grillini convincono sempre meno, vero però anche che chi li abbandona spesso lo fa per andare da Salvini, capace di riproporre, evidentemente, un paradigma populista più rassicurante e rappresentativo. La semplice autodistruzione per manifesta incapacità dei grillini, quindi, non porta di per se ad una ripresa di valore del centrosinistra. Ci vuole molto di più.
E poi, l’apprezzabile risultato di Legnini, il candidato presidente del centrosinistra, che anche a fronte della forte perdita di consenso dalle passate regionali, recupera rispetto alle politiche, riporta casa, come detto, voti finiti a marzo scorso verso il M5S e arresta il flusso verso gli stessi. Il centrosinistra recupera nel suo complesso oltre 40.000 voti sulle politiche. Qui, prima di tutto va sottolineato il valore e la qualità del candidato, e la sua capacità di tenere insieme più liste apparentate, poi, prima di trarre conclusioni azzardate, occorre ricordarsi il sistema di voto delle regionali, simile a quello per i sindaci, dove da sempre il centrosinistra si presenta con una coalizione plurale - dov'è la novità politica e salvifica?- e che beneficia di un’elezione contestuale “di sintesi”, quella del primo cittadino o del governatore, appunto, con tanto di possibilità di voto disgiunto. Capisco la voglia, da una parte, di vedere tutto il meglio possibile in un periodaccio come quello che stiamo passando e, dall'altra, di “darsi” ragione da parte di qualcuno, anche a costo di smarrire la realtà dei fatti, ma così non si va lontani. Per essere chiari, il risultato abruzzese nulla ha a che vedere con l’idea di una lista unica per le elezioni europee, cosa diversissima da una coalizione apparentata ad un candidato ad elezione diretta e molto più simile alla formula per elezioni di tipo maggioritario, come il passato sistema elettorale nazionale prevedeva.
In Europa si vota con un sistema proporzionale puro, con sbarramento nazionale al 4%, pluripreferenze, indicazione del presidente della Commissione e successiva affiliazione a gruppi e/o partiti transnazionali presenti a Strasburgo o li formatesi dopo l’elezione. Ciò significa pluralità d’offerta nel voto e pluralità di opzioni per alleanze post voto. Il PD è parte del Partito del Socialismo Europeo e parte determinante del gruppo Socialisti & Democratici, come +Europa presumibilmente sarà parte di quello Liberaldemocratico, gli ecologisti dei Verdi europei e così via. Ognuno di questi gruppi esprime un proprio candidato presidente di partenza, salvo poi vedere, dopo il voto, le maggioranze e le figure praticabili. Un cosiddetto “listone” rischia di essere uno strumento addirittura controproducente. Ciò non significa che il manifesto “Siamo europei” , che noi abbiamo giustamente firmato, redatto da Carlo Calenda, non serva, anzi, può avere un ruolo fondamentale, sia in Italia che in Europa. Può essere “la cornice” valoriale e programmatica che più forze, anche diverse tra loro, si danno per presentarsi al voto, con un tratto comune, magari visibile anche nei rispettivi simboli, capace di mobilitare il massimo elettorato possibile nella battaglia contro il populismo e il sovranismo delle destre europee e italiane.
Il PD in questo può essere l’architrave, anche ospitando candidature indipendenti, senza però derogare alla propria identità ed al proprio ruolo che, proprio in questi mesi con il congresso, ha il dovere di ridefinire e rilanciare. Senza confondere i piani, anteponendo una visione di prospettiva a quella del breve periodo, dando così forza all'opposizione a questo governo che, giorno per giorno, nelle Aule parlamentari e sui territori portiamo avanti.
Non commettiamo nuovi errori, rifugiandoci in formule passate e inadeguate, sprecando anche il lavoro egregio di personalità come quella di Legnini in Abruzzo e di Zedda in Sardegna, che mi auguro vincente tra due domeniche e con loro dei tanti candidati e militanti delle loro coalizioni. L’Abruzzo può segnare un primo passo verso la direzione giusta, non sprechiamo questa occasione.

Per seguire l'attività di Emanuele Fiano: sito web - pagina facebook

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