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Senato espressione degli eletti locali

Written by Erminio Quartiani.

Erminio QuartianiSintesi dell'intervento di Erminio Quartiani al Convegno sulle riforme costituzionale ed elettorale dell'Associazione ex Parlamentari che si è svolto a Roma lo scorso 5 marzo.
"Per un Senato espressione degli eletti locali e regionali, con poteri legislativi e di controllo condizionati (alla francese), senza potere fiduciario sul Governo."

Noto che, pur essendo un passo avanti rispetto il Porcellum, e constatando che esiste finalmente la volonta' politica di condurre in porto riforme istituzionali che nelle scorse legislature non hanno trovato sbocco a causa di reciproche contrapposizioni tra le parti politiche di maggioranza e di opposizione, la proposta di riforma elettorale purtuttavia presenta un limite rilevante nel metodo di assegnazione dei seggi, non tanto nel sistema plurinominale, che con liste brevi consente all'elettore di poter scegliere.
Infatti, il collegio unico nazionale regionalizzato nel computo di assegnazione dei seggi impedisce all'elettore di poter effettivamente sapere per chi vota ed eventualmente chi sara' eletto, in quanto potrebbe darsi che con il suo voto non venga eletto nessun candidato della circoscrizione in cui vota e dunque nessuno dei candidati per i quali ha votato(vedi anche urgenza costituzionalizzazione e riforma dei partiti ex art. 49 della Costituzione). Quanto alla riforma del Senato, finalmente si deve dare compimento al disegno di superare il bicameralismo perfetto, anzitutto affidando a una sola Camera il potere fiduciario verso il Governo, disegno sostenuto da oltre vent'anni dalla stragrande maggioranza delle nostre forze politiche. Ma Noi non siamo uno Stato federale come la Germania e non ci serve un Bundesrat. Né ci servono terze Camere come le attuali Conferenze Stato Regioni, frutto di un erroneo indirizzo definito in base ai poteri concorrenti che il titolo Quinto della Costituzione ha assegnato in molte materie alle Regioni. Anche per questo motivo la riforma del Senato va strettamente correlata alla riforma del titolo quinto, abolendo gran parte delle materie concorrenti, la cui definizione attuale e' di ostacolo non solo al buon funzionamento del Parlamento, infrapponendosi ad esso e condizionandone l"esercizio della potesta' legislativa propria,ma anche al buon funzionamento dell'economia e dei rapporti di mercato tra soggetti portatori di servizi e di investimenti in infrastrutture strategiche per la modernizzazione del Paese, favorendo il contenzioso e depotenziando la necessaria visione nazionale dell'interesse generale che in queste materie è richiesta. Serve un Senato rappresentativo della volontà' delle autonomie regionali e locali, dunque, ma non un luogo di mediazione di interessi territoriali, bensì espressione dell'insieme degli eletti locali e dunque dotato di poteri di controllo sull'Esecutivo e di proposta legislativa su tutte le materie, non limitato alle sole materie di interesse delle Autonomie. Ma serve un Senato anche, che alla stregua di quello francese, lavorando per sessioni coordinate con la Camera dei Deputati, dotato di poteri di proposta (e di emendamento) legislativa, purtuttavia non possa avvalersi della doppia lettura o di poteri di veto o ostruzione. Basterebbe cioè che una commissione paritetica Camera/Senato, come in Francia, in tempi prestabiliti, su ciascuna proposta di legge all' ordine del giorno, ove non trovasse un accordo sugli emendamenti proposti dal Senato, passasse obbligatoriamente la decisione alla Camera, che di conseguenza legifererà senza alcun ulteriore passaggio. E basterebbe che al Governo venisse conferita la facoltà di chiedere che una sua proposta di legge urgente possa passare attraverso la sola lettura della Camera dei deputati. Un tale Senato avrebbe una fisionomia piu' precisa all'interno della revisione del sistema parlamentare, sarebbe dotato di poteri legislativi non limitati, ma esercitabili a condizione di concordare con la Camera le modifiche alle proposte di legge.Un Senato cosi' concepito inoltre non potrebbe ostacolare la realizzazione delle proposte legislative del Governo. Propongo che come in Francia l'elettorato passivo per il Senato riguardi tutti gli elettori di 25 anni e che la base elettiva attiva sia rappresentata da tutti i consiglieri regionali e comunali, che in quanto grandi elettori eleggono i loro rappresentanti in collegi definiti su base territoriale. Un Senato così ridisegnato potrebbe non avere necessità di corrispondere una indennità di carica agli eletti, ma solo garantire una diaria per le sedute e il rimborso viaggio, con eguale risparmio ora previsto dal governo con la sua proposta di riforma. Inoltre un Senato siffatto potrebbe consentire il superamento delle Conferenze Stato-Regioni e Stato-Regioni-Autonomie locali, potendosi dotare al proprio interno di una Commissione permanente ad hoc, frutto della rappresentatività delle istituzioni regionali e locali data dal tipo di elezione che scaturisce dalla volontà' e dal voto dei consiglieri e degli amministratori locali , tutti grandi elettori del nuovo Senato così' ridisegnato. Infine un Senato così incardinato nel nuovo sistema istituzionale concorrerebbe a definirne equilibri e contrappesi, evitando errori di assegnazione di poteri propri separati o, peggio, di farne un luogo di puro sfogatoio senza prospettive per i componenti e senza ruolo nella più' generale fisionomia della Repubblica parlamentare. 

NOTA: questa sintesi è stata inserita tra la documentazione presentata e depositata presso la Commissione Affari Costituzionali del Senato in sede di audizione dell’on. Gerardo Bianco, Presidente dell’Associazione ex Parlamentari che ne ha rappresentato in quella sede gli indirizzi in materia di riforma del Senato. L’audizione si è tenuta il 24 aprile 2014. La sintesi rappresenta una posizione di minoranza dell’Associazione, la cui maggioranza sostiene l’elezione diretta.
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