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Ungheria: la vittoria degli euroscettici allerta l'Europa

Written by Matteo Cazzulani.

Matteo CazzulaniLa coalizione di destra del Premier ungherese uscente conferma la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, mentre allarma il buon risultato dell'estrema destra anti-Unione Europea. L'opposizione di centro-sinistra migliora il suo risultato, mentre anche i verdi superano lo sbarramento del 5%.
Cronaca di una vittoria annunciata che pone l'Europa in una situazione di apprensione alla vigilia di delicate Elezioni Europee. Nelle Elezioni Parlamentari ungheresi di Domenica, 6 Aprile, la coalizione di destra del Premier ungherese Viktor Orban, formata dal Partito cristiano-conservatore Fidesz e dal Partito Cristiano-Democratico ungherese KDNP -de facto un soggetto politico satellite del Capo del Governo- ha ottenuto il 44,6% dei consensi.
Questa percentuale, che è di molto inferiore al 52% ottenuto nella precedente tornata elettorale, secondo la Legge Elettorale locale garantisce tuttavia ad Orban la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento, con 133 mandati su 199 totali.
Al secondo posto, con il 25,74% dei voti, si è classificata la coalizione di centro-sinistra Unione, formata dal Partito Socialista di Ungheria -MSZP- dal Partito Liberale di Ungheria -MLP- dal movimento progressista Insieme 2014 e dalla Coalizione Democratica -DK, che ha candidato il Segretario dei socialisti Attila Mesterhazy come alternativa ad Orban.
Come terza forza partitica si è rafforzato il Partito nazionalista euroscettico Jobbik che, grazie al 20,65% dei consensi, ha portato per la prima volta in Ungheria un partito che fa della battaglia all'Europa con toni xenofobi a superare la soglia psicologica del 20%.
Quarta forza politica che entra in Parlamento sono infine i verdi del movimento La Politica Può Essere Differente, che hanno ottenuto il 5,3% dei consensi.
A commento dei risultati, il Premier Orban ha sottolineato come gli ungheresi abbiano voluto dare un preciso segnale di come l'Ungheria debba rimanere in Europa facendo contare sempre di più la forza del governo nazionale di Budapest.
A cantare vittoria è stato anche il capo di Jobbik, Gabor Vona, che ha sottolineato come il suo movimento sia il primo in Europa per forza politica grazie ad una vittoria storica che ha a sancito una disaffezione sempre crescente tra l'elettorato ungherese nei confronti dell'Europa.
Infine, un mea culpa è stato recitato dalle opposizioni di centro-sinistra, che, pur avendo incrementato i consensi grazie alla lista comune, non sono state in grado di presentare una valida alternativa allo strapotere di Orban nel Paese.

Il Premier può incrementare il controllo dello Stato sul Paese
La riconferma di Orban, la seconda non consecutiva, è stata dettata dalle riforme che il Premier ungherese ha potuto facilmente approntare nel Paese grazie al possesso della maggioranza assoluta in Parlamento.
Oltre ai discussi mutamenti della Costituzione e alla riforma della Banca Centrale Ungherese, che ha posto esponenti di Fidesz nei centri di controllo del Paese, Orban, sempre con decisioni approvate in istantanea di alta popolarità, ha anche incrementato la tassazione sulle banche, nazionalizzato circa 14 miliardi di Euro di fondi pensionistici privati, abbassato la bolletta dell'energia approntate dal Premier ed escluso lavoratori emigrati all'estero dall'albo degli occupati ungheresi.
Durante il nuovo mandato, Orban può facilmente implementare controllo dello Stato sull'economia e, sul piano estero ed energetico, portare l'Ungheria sempre più vicina alla Russia di Putin, con cui, nonostante la contrarietà della Commissione Europea per via delle sanzioni imposte a Mosca per l'annessione militare della Crimea, il Premier ungherese ha firmato accordi per la realizzazione di una nuova centrale nucleare a Paks e del gasdotto Southstream.
Sia la centrale, per cui Putin ha promesso un'investimento immediato di 10 Miliardi di Euro, che il gasdotto, progettato da un accordo politico tra il Presidente russo e Berlusconi per incrementare la quantità di gas esportato dalla Russia in Europa, sono due iniziative realizzate grazie ad ingenti investimenti russi che, se nell'immediato danno respiro alle casse ungheresi, alla lunga mettono però a serio repentaglio la sicurezza energetica dell'Europa.
L'UE sta infatti cercando di diversificare la forte dipendenza dalle forniture di gas della Federazione Russa, di cui Mosca, come dimostrato in Ucraina, ma anche in Paesi UE come Lituania, Lettonia, Estonia, Grecia, Polonia e Bulgaria, spesso si avvale come strumento di pressione geopolitica.
Oltre all'atteggiamento di Orban, che pur dichiarandosi fedele all'UE de facto agisce contro le poche direttive dell'Europa, a preoccupare in chiave europea è il crescente consenso che i nazionalisti di Jobbik sono stati in grado di costruire con una retorica fortemente euroscettica.
Questo fatto suona come campanello d'allarme, sopratutto per quei Paesi come Francia, Gran Bretagna ed Italia, in cui forze politiche che fanno della critica all'Europa senza sé e senza ma sono determinate e ben organizzate.
Resta infine una riflessione sull'opposizione di centro-sinistra, che troppo tardivamente ha trovato l'unità in una comune lista elettorale dopo anni di divisioni interne e scontri che hanno fortemente minato la credibilità dell'Unione.
Per battere un gigante politico come Orban occorre una posizione politica compatta e solida che nel corso degli anni, con pazienza e coerenza, sia in grado di costruire un'alternativa di governo valida e credibile a quella della destra magiara.

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