Troppe ancora le risposte inevase su Stamina
Risposte ancora inevase, anche dal direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, audito oggi in occasione della seconda seduta dell’indagine conoscitiva su Stamina, in seno alla Commissione Sanità del Consiglio regionale. Diversi interrogativi anche dopo le prime audizioni restano elusi.
Per ora non abbiamo ancora avuto le necessarie risposte per far luce sui costi e sulle ripercussioni che la vicenda Stamina sta imponendo alle casse pubbliche, di cui, come abbiamo avuto conferma oggi, le spese giudiziarie sono solo una quota.
Entrando nel dettaglio non ci è stato risposto né in merito all’esistenza di uno specifico DRG predisposto da Regione Lombardia per pagare le prestazioni inerenti al metodo, né sul fatto che queste infusioni possano essere considerate effettivamente cure compassionevoli. Restano da capire le ricadute sull’ospedale visto che, come si evince dalle dichiarazioni, non sembra che il presidio avesse tutti i requisiti per attivare questo genere di cure. Appare, inoltre, inquietante la scoperta, a distanza di tempo, della presenza di una biologa di Stamina Foundation, che ha operato per mesi in un ospedale pubblico in assenza di iscrizione all’albo e dunque dei requisiti minimi richiesti per legge, nonché il clima di assoluta non trasparenza e inspiegabile segretezza che hanno caratterizzato l’erogazione delle cure, finché non è stata forzatamente interrotta. La nostra priorità resta quella di garantire che la sanità regionale abbia operato nell’interesse dei cittadini.
Entrando nel dettaglio non ci è stato risposto né in merito all’esistenza di uno specifico DRG predisposto da Regione Lombardia per pagare le prestazioni inerenti al metodo, né sul fatto che queste infusioni possano essere considerate effettivamente cure compassionevoli. Restano da capire le ricadute sull’ospedale visto che, come si evince dalle dichiarazioni, non sembra che il presidio avesse tutti i requisiti per attivare questo genere di cure. Appare, inoltre, inquietante la scoperta, a distanza di tempo, della presenza di una biologa di Stamina Foundation, che ha operato per mesi in un ospedale pubblico in assenza di iscrizione all’albo e dunque dei requisiti minimi richiesti per legge, nonché il clima di assoluta non trasparenza e inspiegabile segretezza che hanno caratterizzato l’erogazione delle cure, finché non è stata forzatamente interrotta. La nostra priorità resta quella di garantire che la sanità regionale abbia operato nell’interesse dei cittadini.