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Dal nuovo Presidente del Consiglio un discorso senza traccia di futuro

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento in Senato durante la discussione sulla fiducia al nuovo Governo (video).

In una Repubblica Parlamentare è nelle Aule del Senato e della Camera dei Deputati che il Governo ottiene la fiducia.
In Senato si sta votando la fiducia ad un Presidente del Consiglio che non è stato eletto dai cittadini, ad una coalizione che non è stata scelta dai cittadini e ad un Governo in cui ci sono molti tecnici.
Fino a qualche mese fa in queste Aule, le forze politiche dell’attuale maggioranza consideravano Governi siffatti “abusivi”.
Non lo erano allora e non lo sono neanche adesso.
Oggi come allora, la legittimazione viene dal Parlamento.
Non faremo opposizione mettendo in discussione la legittimità di questo Governo, non perché lo chiede il Presidente del Consiglio ma per rispetto delle istituzioni e per rispetto dei cittadini.
Il Presidente del Consiglio ha chiesto all’opposizione di collaborare, spiegandoci che cosa dobbiamo fare: non ce n’è bisogno. Quelle che il Presidente del Consiglio ha presentato come possibili concessioni future all’opposizione, sono invece nostri diritti, previsti dallo Statuto di questa Aula Parlamentare.
Possiamo garantire che faremo opposizione sulle questioni concrete e la faremo guardando all’interesse del Paese.
Siamo parlamentari, come recita l’art. 67 della Costituzione, che rappresentano la nazione, non siamo mediatori tra la Presidenza del Consiglio e i cittadini.
Alcune delle dichiarazioni programmatiche pronunciate dal Presidente del Consiglio le condividiamo mentre altre sono semplicemente un elenco dei problemi dei cittadini o buone intenzioni su cui è difficile non essere d’accordo come ad esempio quando si parla di certezza della pena, lavoro per tutti, salari giusti oppure di consegna delle opere pubbliche nei tempi consoni. Ma il punto è come realizzare tutto questo e con quali risorse.
Tutti pensiamo di lavorare per i cittadini.
Non c’è una superiorità morale di qualcuno. Lega e M5S non sono gli unici a lavorare o ad aver cercato di lavorare per il bene dei cittadini. Noi del PD lo abbiamo fatto dal Governo e lo faremo ora dall’opposizione. Il punto è che ora anche Lega e M5S dovranno misurarsi con la complessità delle cose, le risorse limitate e la necessità di scegliere delle priorità.
E di tutto ciò non c’è traccia nell’intervento di Giuseppe Conte.
Conte ha detto “Lavoriamo per consegnare ai figli e ai nipoti un Paese migliore”, a me pare invece che il “contratto”, su cui il Presidente del Consiglio stesso ha detto che si fonda il Governo, serva a fare altro, a garantire promesse elettorali.
Non trovo un’idea di futuro quando si pensa che si debbano utilizzare grandi risorse per abbassare le tasse ai ricchi.
Che idea di futuro c’è se ci occupiamo solo di chi dovrà andare in pensione nei prossimi 10 anni e non esiste il tema di come garantire una pensione a chi oggi è giovane?
Che futuro c’è se ci collochiamo con chi vuole un’Europa che torna indietro, che costruisce muri e non che cambia per poter essere più forte, più rappresentativa dei cittadini, più equa.
Il futuro dei nostri figli e dei nostri nipoti non c’è nel discorso che il Presidente del Consiglio ha fatto in Senato. Ho apprezzato le parole di Conte e gli applausi quando ha fatto una dichiarazione di impegno contro le mafie. Registro però che su questo tema non c'è nulla al di là dei buoni propositi, né nel suo discorso, né nel contratto di Governo.
Mi fa piacere che il Governo voglia applicare le leggi fatte nella scorsa legislatura, a partire dal nuovo Codice Antimafia, utilizzando tutte le possibilità che esso dà per colpire le mafie nei loro interessi economici e finanziari, colpendole quindi dove fa loro più male: i soldi. Ma da un Governo si aspettano segni più chiari ed espliciti da rivolgere al Paese che una semplice dichiarazione di principio. Bisogna dare il segnale che la lotta alla mafia è una priorità.
Il giorno in cui il Papa ha fatto una scelta importantissima, cioè di svolgere per la prima volta la processione del Corpus Domini fuori da Roma, facendola a Ostia proprio per sottolineare un forte impegno prioritario della Chiesa contro le mafie, il Ministro degli interni era a Pozzallo e non ha detto una parola contro la mafia. Salvini ha spiegato con dovizia di particolari come rimpatrierà 550.000 immigrati, come libererà le nostre strade, ma non ci ha spiegato come vuole essere punto di riferimento per la lotta alla mafia.
Quello stesso giorno, a San Ferdinando, in Calabria, è stato ucciso un immigrato, un sindacalista, che si batteva contro i caporali e difendeva centinaia di persone che condividevano la sua stessa condizione di sfruttamento. Bene il cordoglio, ma mi aspettavo anche rassicurazioni sul fatto che si farà di tutto per fare luce su quello che è successo. Mi aspettavo un vertice per coordinare le indagini, un impegno chiaro, una volontà esplicita di applicare la legge contro il caporalato.
Sono segni che marcano la differenza tra un dovere d'ufficio, come quello necessario di ricordare un ragazzo morto, e un impegno reale contro le mafie e la criminalità.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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