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Ricominciare dalla forza delle idee

Written by Damiano Arena.

Damiano ArenaIn questi giorni ho avuto il piacere di intervenire in diversi dibattiti sull’analisi del voto del 4 Marzo e ammetto di essere molto soddisfatto dell’energia e della passione che ho trovato. Dai quartieri popolari, passando per i Comuni dell’area metropolitana, fino ad arrivare al centro della città, il comune denominatore è la voglia di partecipare, di rimettersi in gioco; è la lucidità nell’analizzare le cause del disastro e l’ambizione di pensare a come affrontare il futuro.

Io credo che si debba ripartire da qui, dalla voglia di ripartire, dall’entusiasmo offuscato, ma sicuramente non perduto, dal bisogno di costruire e di appartenere a un progetto nuovo. Bisogna ricominciare dalla forza delle idee, dalla costruzione di una casa comune, dove pensare un progetto di futuro.
La rabbia, la delusione, il senso di tradimento che stanno vivendo i militanti non deve essere presa come un freno alla crescita e alle proposte. Deve invece rappresentare il punto di partenza: la spinta propulsiva per chiedere scusa ai circoli e ai territori, che sono stati marginalizzati e a volte umiliati in questi anni con scelte a dir poco bizzarre. Chi si sente tradito ha tutte le ragioni del mondo, tuttavia ho avuto modo di cogliere quella voglia di ripartire che appartiene ancora una volta di più a chi ha subito la sconfitta (i militanti!) e non a chi l’ha causata (i dirigenti!).

L’impressione che ho, e che forse è il più grande rischio, è che ancora una volta il partito, ai piani alti, non colga il fervore e l’entusiasmo che c’è nella base. Non è necessario soltanto ridisegnare la classe dirigente, bisogna cominciare a ripensare a come i vertici debbano interagire con il territorio. Ho l’impressione che i militanti, ancora una volta, siano già al traguardo, mentre i piani alti non abbiano neppure visto i blocchi di partenza. Per questo è giusto avere una discussione franca e schietta sulla sconfitta, ma è ancora più importante riorganizzare il partito negli uomini, ma soprattutto nella forma e nelle idee.

Ribadisco che le energie a disposizione, da quello che ho visto, sono tante e molto preparate. Un grande partito ha bisogno di tutti, per questo è necessario avere la capacità di discutere di ogni problematica o criticità e il confronto tra tanti porta sempre a una rosa di soluzioni molto più ampia. Un contenitore politico, quale è un partito come quello democratico italiano, deve avere la capacità e la forza di discutere di tutto: dalla buca della strada, allo spread; dalle pensioni, al lavoro dei giovani; dalle paure del cittadino del Nord, alle ansie degli abitanti del Sud.

Per tutte queste ragioni e ancora di più dopo avere ascoltato con attenzione e rispetto le opinioni dei tanti militanti, che ho avuto il piacere di incontrare, voglio dare il mio contributo alla causa: con l’umiltà dell’ultimo arrivato, ma con la passione e l’energia che ho rivisto nei tanti che ancora ci credono.

Il percorso è duro e le sfide sono tantissime, ma dobbiamo avere il coraggio di sorprenderci e sorprendere, di eliminare le negatività, valorizzare le tante cose positive già fatte e imparare dagli errori. Il domani non può essere l’ignoto o qualcosa di cui diffidare, non bisogna avere paura di sognare; anzi il futuro deve rappresentare il luogo in cui i nostri figli possano avere più possibilità di quelle che ci hanno lasciato i nostri padri.
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