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Il nemico è la paura, la risposta è la politica

Written by Walter Veltroni.

Walter Veltroni
Articolo pubblicato da Democratica.

Accolto da un lungo applauso, Walter Veltroni ha parlato oggi dal palco dell’Eliseo di Roma, dove ha pronunciato un discorso straordinario.
“Non sono qui per fare un endorsement per Paolo Gentiloni, il mio sostegno nei suoi confronti è scontato, ci conosciamo da sempre, dai tempi della scuola, e abbiamo sempre combattuto le nostre battaglie dalla stessa parte.
Sono qui per tessere due elogi controcorrente: quello della politica e quello dell’idea del Partito Democratico.
La politica, non solo quella dei leader, quella delle persone semplici. La politica è la più alta forma di partecipazione civile. Ma ci sono fasi della storia in cui ci si chiude, si vede il diverso come una minaccia, si smette di voler capire e si comincia a voler colpire. Non si può mai dare per scontata la democrazia, sbaglieremmo se dessimo per acquisite le nostre conquiste. Oggi la sfida è tra noi, che vogliamo una società aperta, una società delle opportunità, e chi rincula verso il populismo, il sovranismo, l’odio e la paura.
In questa campagna elettorale, tutti i nemici giurati dell’Europa si sono fatti silenti. Noi, che sogniamo gli Stati Uniti d’Europa, oggi dobbiamo avere il coraggio di dire che un’Europa in stallo e senz’anima penalizza tutti. E quindi dobbiamo avere il coraggio di dire che, se non si riesce a fare passi avanti tutti insieme, dobbiamo prendere in considerazione l’idea di un’Europa a due velocità.
La paura, ecco il vero nemico. La vita oggi è fatta di ansia, per la prima volta dal dopoguerra è tramontata l’idea che i figli avrebbero vissuto meglio dei padri. Quelle ansie che la destra cavalca ma a cui non è in grado di dare risposte vere, se non con promesse che sanno d’inganno, se non con il cinismo di chi sa di fare annunci solo per vincere le elezioni ma, al tempo stesso, sa anche che non saranno mai realizzati. E’ questo che allontana la politica dai cittadini.
Così come allontana la politica dai cittadini il fatto di non sapere chi sarà il presidente del Consiglio il giorno dopo le elezioni. Abbiamo perso malamente il referendum, ma le ragioni delle riforme istituzionali, da fare con il consenso più ampio possibile, sono più vive che mai. Penso che se alle prossime elezioni non ci sarà un vincitore, occorra mettere mano alla legge elettorale per fissare un premio di maggioranza compatibile con quanto stabilito dalla Corte Costituzionale.
Il secondo elogio controcorrente che voglio fare è quello all’idea del Partito Democratico, un partito nato con dieci anni di ritardo. Doveva essere la naturale prosecuzione dell’Ulivo. Non confondiamo il sogno dell’Ulivo con l’incubo dell’Unione. Se il governo dell’Ulivo, per me il migliore della storia repubblicana, avesse proseguito il suo percorso oggi la storia sarebbe diversa. Per me il Pd è un approdo, non un passaggio.
Diritti individuali e opportunità universali. E’ questo il senso della sinistra moderna. Il paradosso è che laddove le persone sono più in difficoltà, oggi, la sinistra è percepita come più lontana. Così non va bene. Il Pd deve essere dovunque una disuguaglianza di manifesti. La sinistra non ha senso senza un popolo. Se la sinistra non arriverà là, allora lascerà il campo alla destra, che oggi non esita a definirsi fascista.
Io penso e spero che il Pd andrà meglio di quanto dicono i sondaggi. E così anche per le altre forze della coalizione. Ma serve che emerga qualcosa di nuovo, un’idea di società, un pensiero lungo che dia speranza in questo momento di difficoltà.
Se dovessi scegliere tre temi su cui puntare in quest’ultima parte di campagna elettorale, sarebbero questi: lotta alla precarietà e garanzie di diritti per i giovani, ecologia e politiche di sviluppo sostenibile, battaglia contro la corruzione e per la moralità della vita pubblica, che non può prescindere da una lotta senza quartiere alla mafia, la camorra e la ‘ndrangheta.
Un’ultima parola sulla sinistra che si è divisa e lascerà spazio alla destra, in Lombardia farà vincere un politico che ha parlato di razza bianca. Non ho il mito della sinistra unita ad ogni costo ma vorrei dire alle persone che hanno lasciato il Pd: non disperdetevi in un momento così pericoloso. L’Italia ha bisogno di luce contro la paura, accendiamola insieme”.
Dopo di lui è stato il turno del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni.
“Il voto di domenica prossima non è un voto come tutti gli altri. Questa volta il voto è davvero molto importante. C’è un’alternativa profonda e radicale, che sta attraversando l’Europa intera e che riguarda le fondamenta delle nostre società. Il Pd, in questo contesto, è semplicemente la sinistra di governo, come è scritto nell’atto di nascita del nostro partito.
I risultati ottenuti dai nostri governi sono fondamentali. In questi cinque anni abbiamo dimostrato di essere credibili ed affidabili. Lo possiamo rivendicare a testa alta. Vogliamo affidare la nostra sicurezza a Minniti o a Salvini, la nostra economia a Padoan o a Di Battista? Io non ho dubbi e sono sicuro che anche i nostri concittadini non ne abbiano.
Ci sono alcuni aspetti della ripresa economica che hanno dello straordinario. Il nostro sistema di imprese è stato capace in questi dieci anni di crisi di reinventarsi e sono oggi tra le più competitive al mondo. Abbiamo recuperato dei posti di lavoro ma la qualità non ci soddisfa ancora ed è una sfida per il futuro. Abbiamo rinnovato i contratti a tre milioni di persone del pubblico impiego.
Un altro capitolo di cui sono orgoglioso è il capitolo migratorio. Se pensate alla Brexit, il referendum è stato vinto dagli slogan contro fantomatiche invasioni di migranti. Questo ci fa capire che la questione merita tutto la nostra attenzione, evitando risposte semplici. Lo stesso Papa Francesco ci ha ricordato di non sottovalutare le paure dei cittadini. Noi nell’ultimo anno abbiamo fatto qualcosa di straordinario: abbiamo ridotto i flussi, ridotto drasticamente le morti in mare e acceso le luci sui diritti dei migranti in Libia. Abbiamo aperto uno spiraglio, rivendicando un cambio di modello che l’Italia ha indicato all’Europa.
La sfida di oggi è una sfida globale tra l’apertura e la chiusura. In questo voto non si vuole sconfiggere il Pd, si vuole abbattere il modello europeo costruito in questi anni. La posta in gioco è di questo genere. Per questo non ci si può sfilare. La nostra generazione ha sempre aspirato a migliorare il mondo e non lo faremo sfogliando l’album dei ricordi. I paladini della chiusura, dei muri, delle paure, sono pericolosi perché utilizzando gli squilibri e i danni sociali provocati dal progresso.
Se lasciamo proliferare il disagio, verranno alimentati i motori dei nazionalismi, degli individualismi, degli egoismi. Per questo guai a rifugiarsi nei numeri dei risultati raggiunti, per questo l’Italia ha bisogno di una seconda stagione di riforme, perché l’economia che migliora possa diventare anche una società che migliora.
Il primo valore che deve continuare a guidarci è la sfida del lavoro, che non può essere solo una questione numerica. Dobbiamo pensare ai giovani e alle donne. Poi c’è il tema della precarietà, che non è un tema italiano.
Poi la lotta alla povertà deve essere fondamentale nella seconda stagione di riforme. Una battaglia che noi concepiamo non solo come reddito ma come inclusione. Ci sono milioni di italiani che dedicano la propria vita ad aiutare chi è in difficoltà. Fare del bene fa bene anche a chi lo fa ed è fondamentale non dimenticarlo.
Il tema della sicurezza deve essere una priorità. Abbiamo investito sulle forze di sicurezza come non facevamo da anni. Sicurezza vuole anche dire un sistema sanitario che funzioni, vuol dire anche impegno per le periferie. Il valore della sicurezza cresce ogni volta che cresce la qualità della vita nelle nostre periferie.
E infine, ambiente: non esiste una sinistra di governo che non abbia nella questione ambientale uno dei temi principali della sua azione. Il Pd è un partito ambientalista che deve mettere in campo misure importanti. Su questo abbiamo un ritardo che dobbiamo recuperare.
Credibilità, cura e speranza possono farci recuperare la distanza che oggi abbiamo da altri schieramenti politici. Con la forza del Partito Democratico possiamo vincere e rimettere la nostra forza al centro del servizio per l’Italia”.
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