Print

Milano, il secolo delle città

Written by Giuseppe Sala.

Beppe Sala Si intitola “Milano e il secolo delle città” (La Nave di Teseo, 224 pagine, 19 euro) ed è il primo libro di Giuseppe Sala da quando è sindaco di Milano. Il volume sarà presentato ufficialmente domani alle 18 al Teatro Franco Parenti: Sala sarà intervistato da Ferruccio de Bortoli. Il sindaco firmerà le copie del suo libro anche sabato alle 15 alla libreria Hoepli di via Hoepli 5 e alle 17 alla libreria Covo della Ladra di via Scutari, a due passi da via Padova. Vi proponiamo in anteprima alcuni estratti di un paio di capitoli del libro, che ripercorrono la storia di Sala dalla discesa in campo alle primarie del centrosinistra fino alle recenti vicende giudiziarie su Expo per le quali la Procura di Milano ha chiesto il rinvio a giudizio del sindaco. Nel mezzo ci sono i giudizi su Renzi e Gentiloni, Pisapia e Parisi.
LA MISSIONE DEL SINDACO -«Il mestiere del sindaco è molto faticoso. In effetti non è un mestiere, è qualcosa che si avvicina di più alla missione».
L’INCHIESTA SULL’EXPO -«Non amo lamentarmi e non lo faccio neanche in questa occasione. Ma una domanda è lecita: qual è lo Stato? Quello che mi invita ad andare avanti e attraverso suoi organi rilevanti (pensiamo solo all’Anac) approva il mio operato? Oppure quello che, sei anni dopo, mi persegue e propone una mia condanna per questi stessi fatti? Staremo a vedere, non ho altro da dire al momento, se non l’assoluta serenità nella certezza che emergerà e prevarrà la verità. Mi chiedo, però, cosa sarebbe capitato se l’Expo, invece di essere quel successo che è stato, fosse stato un fiasco. Ma poi dico a me stesso: “E se invece la colpa fosse proprio questa, l’aver avuto successo?”».
I RAPPORTI CON RENZI E IL GIGLIO MAGICO - «Io non sono mai stato contro Renzi. Resta il fatto che non mi sono mai pentito del mio consiglio di “stare fermo un turno”. Sarebbe stato meglio limitarsi a rifondare il Pd. Meno tensioni e più tempo per rigenerarsi».
«È decisivo per Renzi (come per chiunque voglia avere un ruolo centrale in questa nuova fase) non rinchiudersi in cerchi e cerchietti ma avere la disponibilità a veleggiare in mare aperto con nuovi equipaggi non necessariamente composti da persone di stretta osservanza del capitano».
IL GIUDIZIO SU GENTILONI - «È la volta di Gentiloni, nel sospetto più o meno velato che sia “telecomandato” da Renzi in panchina (...). Però Gentiloni dimostra di saperci fare, più di quanto chi lo conosceva potesse immaginare (io no, stimandolo moltissimo)».
LA BACCHETTATA AL GOVERNO E IL RUOLO DI MILANO - «Dopo il Patto per Milano, che nasce dal dialogo tra me e Renzi durante una visita nel capoluogo lombardo, il Governo firma patti su e giù per la penisola. Capisco le ragioni della politica e del consenso, ma non condivido che non si riesca mai a stabilire delle priorità tra le diverse componenti del Paese».
IL POPULISMO - «Populismo significa assecondare le peggiori paure della gente».
LA RINASCITA DEL NEOFASCISMO -«Io non credo che limitare l’uso della città ai razzisti sia togliere delle libertà, anzi. Significa scrivere delle nuove regole che diano sostanza al fatto che i milanesi non sono più disposti a sopportare questi comportamenti fuori dal tempo».
LA SQUADRA DI GIUNTA - «Dodici assessori: sette uomini, cinque donne. Anna Scavuzzo, la mia vice, sempre dove serve. Roberta Cocco, la tecnologa che ha osato buttarsi in politica. Filippo Del Corno, la cultura prima di tutto. Marco Granelli, il polivalente, sempre al lavoro. Roberta Guaineri, sport e molto altro. Lorenzo Lipparini, un radicale devoto alla trasparenza. Pierfrancesco Majorino, il pasionario, la politica nel sangue. Pierfrancesco Maran, ancora giovane ma già solido. Gabriele Rabaiotti, l’anima gentile dei lavori pubblici. Carmela Rozza, esperienza vera e coraggio. Cristina Tajani, dalla moda alle start up con naturalezza. Roberto Tasca, il tecnico del bilancio, amico da una vita».
LE PRIMARIE MILANESI E PISAPIA CHE “TENTENNA” - «“Io non sono Pisapia”, chiarisco subito. La mia non è una presa di distanza da un sindaco che si è meritato il rispetto da parte dei milanesi. È l’evidenza di un percorso personale molto diverso che oggi si può e si deve trasformare in un percorso politico e amministrativo che dia a Milano un cambio di passo, più che mai necessario dopo un’Expo che l’ha imposta all’attenzione del mondo”. «Pisapia tentenna, prima si propone come arbitro della battaglia, poi a poco a poco vira verso un suo candidato alle primarie. Mi giudica “divisivo”».
LA BALZANI “SPARITA” DOPO LE PRIMARIE - «Balzani tergiversa. Provo ad averla con me. Poi sparisce. Pazienza».
IL RIVALE STEFANO PARISI ALLE COMUNALI - «Conosco Parisi da molti anni. Lo ritengo un manager capace. Il centrodestra tira fuori dal cappello un buon candidato, forse il migliore che mi si possa opporre (...). Mi infastidisce solo un po’ la cantilena della sfida tra i due manager, come se fossimo la stessa cosa. “Siamo molto diversi”, dico forte in apertura di campagna».
LA “BOTTA” DEL PRIMO TURNO DELLE COMUNALI - «La botta è dura per tutti, soprattutto per me. Capisco che posso perdere. Assaporo il gusto amarissimo della possibile sconfitta. Vedo lo smarrimento negli occhi dei miei».
LA CONQUISTA DI PALAZZO MARINO - «Arriva la vittoria. Mi ritrovo in piedi su una scala. Con i miei intorno. Poi tutti a Palazzo Marino. C’è anche Pisapia. È festa. È il 19 giugno. Il primo giorno della mia nuova vita».

Fonte: Il Giorno
Pin It