Print

Il Pd non romperà il patto con Bonino

Written by Piero Fassino.

Piero Fassino
Intervista di Giovanna Casadio per La Repubblica.

«La norma sulle firme per le liste contiene una palese contraddizione. Il Senato lo ha riconosciuto chiedendo di correggerla. Onestà intellettuale vorrebbe che lo si facesse. Dal punto di vista politico sia per il Pd che per Emma Bonino e la sua lista +Europa è naturale e conveniente stare insieme nella coalizione di centrosinistra».
Piero Fassino, ex ministro ed ex segretario dei Ds, è stato il tessitore delle alleanze per conto di Renzi.
Fassino, il Pd sta per perdere anche l’alleato Emma Bonino?
«Mi auguro proprio di no. In queste settimane abbiamo lavorato a una coalizione incardinata su quattro soggetti: il Pd, il rassemblement progressista Insieme di ispirazione ulivista (con i Verdi, i Socialisti , esperienze civiche e una parte di Campo progressista), una lista di centro democratico con l’impegno di Casini, Lorenzin, Dellai, Messina di Idv, e +Europa, guidata da Emma Bonino con cui non vedo problemi politici. Il profilo europeista della lista Bonino non può certo avere difficoltà ad allearsi con il Pd, nato dalla fusione delle tre culture europeiste del nostro paese: l’europeismo popolare di De Gasperi, quello della sinistra riformista e quello liberaldemocratico azionista di Altiero Spinelli».
Però con Bonino c`è un problema.
«Ma è un problema tecnico, non politico. La legge elettorale richiede a chi non ha attualmente seggi in Parlamento di raccogliere le firme a sostegno dei propri candidati per il listino proporzionale. Ma il listino deve essere accompagnato dal candidato del collegio uninominale, il quale non è solo di quella lista evidentemente, bensì di tutta la coalizione. Quindi chi raccoglie le firme deve aspettare che la coalizione indichi tutti i candidati dei collegi uninominali».
Come se ne viene a capo?
«È in corso una verifica per vedere se è possibile mia interpretazione che si attenga all’ordine del giorno passato in Senato e che prevede di disgiungere le firme. Il problema esiste, seppure reso meno drammatico dal fatto che si è avuto un dimezzamento, per cui occorrono in tutto 25 mila firme per 62 listini, ovvero 375 firme per ogni listino. Non una cifra impossibile da raccogliere, anche in pochi giorni con l’impegno di tutto il centrosinistra».
Lei è ottimista su una soluzione? Non sarebbe drammatico ritrovarsi senza questa lista?
«Non è questione di ottimismo. La contraddizione è chiarissima, se si vuole si può risolvere».
Forza Italia e Lega si sono opposti a una modifica nella manovra, addirittura minacciando di non votare la legge di Bilancio, perché?
«In nome di un calcolo puramente elettorale. Pur di togliere al centrosinistra un alleato, negano la ragione e il buonsenso».
Giuliano Pisapia alla fine, dopo una lunga trattativa, ha mollato l’alleanza: se l’aspettava, le è dispiaciuto?
«Mi dispiace certo. Pisapia avrebbe dato un valore aggiunto, però una parte importante di coloro che hanno partecipato a Cp si riconosce in Insieme».
Quanti consensi prevedete che portino gli alleati?
«Non rubo il mestiere ai sondaggisti. Importante è avere una coalizione plurale».
Anche se è quasi una nemesi: prima Renzi voleva il partito della nazione, ora il Pd in crollo sarebbe in difficoltà senza alleati.
«Oggi lo sport preferito da tutti è sparare sul Pd. Eppure questa legislatura si chiude con la più alta crescita di Pil degli ultimi 15 anni, con l’occupazione risalita a livelli pre crisi. Sarebbe bene che chi non vuole consegnare a Berlusconi, a Salvini o a Grillo il paese, non seghi il tronco su cui è seduto».
Pin It