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PD Davvero: 10 anni di PD

Written by Associazione Democratici per Milano.

PD DavveroLo scorso 18 novembre si è svolta Milano la presentazione del libro "PD Davvero" di Piero Fassino. Oltre all'autore, sono intervenuti Claudia Peciotti (Circolo PD Aldo Aniasi), Paolo Romano (Circolo PD Antonio Caponnetto), Pietro Bussolati (Segretario PD Milano Metropolitana), Franco Mirabelli (Senatore, Capogruppo PD in Commissione Antimafia), Patrizia Toia (Europarlamentare, Capodelegazione PD al Parlamento Europeo).
Intervento di Franco Mirabelli (video):

Patrizia Toia ed io eravamo rispettivamente il Segretario della Margherita e dei DS quando abbiamo fondato il Partito Democratico.
Lo abbiamo fatto convintamente. A Milano, inoltre, eravamo all’avanguardia e lavoravamo già insieme da molto tempo.
Questa esperienza mi porta a dire che non si sarebbe fatto il PD senza Piero Fassino, il Segretario del più grande partito della sinistra che, con grande generosità, ha accettato di rimettere in gioco tutto il suo partito, in nome dell’idea - a cui è sempre stato fedele - di mettere insieme culture politiche diverse per proiettarle nel futuro.
Piero Fassino è stato sempre coerente su questo e ha avuto anche il coraggio di perdere un congresso, nel 2009, per restare fedele all’idea che il PD non poteva essere dato da due culture che si sommavano e che si dovevano misurare tra di loro continuamente ma, invece, doveva essere mescolamento; doveva essere l’idea del partire da quelle culture per costruire qualcosa che rispondesse alle domande dell’oggi.
Queste sono le ragioni fondanti della nascita del PD.
Tra le ragioni per cui abbiamo fatto il Partito Democratico, molte sono ancora valide e sono quelle che segnano ancora oggi la sinistra e la crisi della sinistra in tutto l’Occidente.
Oggi il PD è comunque il partito del centrosinistra più grande che c’è in Europa e, soprattutto, è al Governo. Forse siamo al Governo proprio perché abbiamo cominciato allora, quando abbiamo fondato il PD, a capire che c’erano alcuni problemi che andavano affrontati.
Il primo problema era rappresentato da una crisi profonda del rapporto tra i cittadini e la politica e tra i cittadini e la democrazia e abbiamo fatto il PD anche per questo: per cercare di ricostruire un rapporto, mettendo in campo una cosa nuova.
Con le primarie, il PD diventava una cosa nuova: la vecchia politica dava il messaggio di apertura alla partecipazione.
Inoltre, subito prima della crisi, si erano già manifestati alcuni dei problemi che poi sono esplosi e avevamo capito che la globalizzazione, in assenza della capacità di disegnare un futuro, rischiava di generare la paura del futuro che, purtroppo, oggi si sta producendo e il senso di incertezza in cui i cittadini si sentono spaesati senza punti di riferimento.
Quel ragionamento e la prospettiva che stava dentro alla costruzione del PD, quindi, sono ancora valide e portano a dire che il Partito Democratico a questo Paese e in questa Europa è ancora indispensabile.
Dobbiamo fare ancora molto in questo senso e recuperare anche l’idea del partito a vocazione maggioritaria, che non era da intendersi che avremmo fatto tutto da soli, ma era il costruire un progetto per il Paese in grado di rispondere a quelle domande.
In questi anni di Governo, a mio avviso, lo abbiamo messo in pratica. Abbiamo anche fatto molte cose, alcune delle quali auspicavamo di farle da anni, come ad esempio la riforma della Pubblica Amministrazione, la riforma del lavoro, una serie di riforme importanti sul terreno della legalità, della lotta alla corruzione e della lotta alle mafie, oppure nell’ambito dei diritti civili, dove abbiamo fatto leggi importanti di cui l’ultima è stata quella sul testamento biologico. Abbiamo, quindi, segnato una stagione di grande rinnovamento ma che è stata vissuta dopo una crisi che ha lasciato sul campo molte macerie, che non sono solo i disoccupati ma anche un ceto medio che si è impoverito, una sfiducia complessiva e una preoccupazione per il futuro che non potevano avere una risposta immediata.
In questi anni abbiamo messo in campo le riforme necessarie perché l’Italia esca il prima possibile dalla crisi, con una redistribuzione del reddito e guardando soprattutto alle persone più deboli: abbiamo fatto la prima legge nazionale contro la povertà.
Inoltre, non c’è mai stata una produzione legislativa concreta come questa.
Alcuni risultati macroeconomici cominciano a vedersi ma ci vorrà del tempo affinché si riescano a vedere concretamente sulla vita dei cittadini: sono molte, infatti, le persone che ancora non hanno beneficiato dei miglioramenti raggiunti e ancora vivono in condizioni difficili.
C’è poi una parte della classe dirigente di questo Paese che, in questi anni, ha scelto di assecondare l’idea di un’Italia condannata al declino, senza speranza, sempre alla canna del gas, in cui i dati positivi non vengono mai valorizzati. È sufficiente guardare le pagine dei giornali per accorgersi che le cose positive non vengono mai valorizzate nonostante i dati mostrino che il Paese ricomincia ad avere una manifattura e un’industria che funziona. Il problema non sono solo le fake news ma il fatto che ormai c’è un sistema informativo in cui il merito delle questioni sparisce completamente e viene fatto emergere soltanto ciò che provoca reazioni. Purtroppo, per ragioni diverse, in molti hanno deciso di assecondare l’idea del lamento.
Renzi, all’inizio, aveva insistito molto sul rimettere in campo la speranza proprio perché era un elemento che poteva attivare un circuito virtuoso. Dare speranza, dire alle persone che la crisi può passare e si può rimettersi in campo e ricominciare a investire sul futuro è utile per far ripartire il Paese.
Se c’è stato un errore forse è stato quello di non chiarire che le cose che si stavano facendo non avrebbero portato risultati immediati perché, ovviamente, non era possibile e su questo si è forse creato un cortocircuito.
Eppure questo non toglie nulla al merito di ciò che abbiamo fatto negli oltre mille giorni di Governo. Sono convinto che consegniamo alla prossima legislatura un Paese migliore di quello che abbiamo trovato nel 2013, con più diritti, con miglioramenti economici e sociali, in cui ci sono ancora problemi e noi ci candidiamo a proseguire queste azioni per risolverli. Noi abbiamo questo da mettere in campo.
Il PD ha ancora grandi rapporti sui territori e con i mondi di questo Paese e può ancora lavorare molto per ottenere un risultato elettorale positivo.
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