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Basta fuoco amico su di noi

Written by Piero Fassino.

Piero Fassino
Intervista di Repubblica.

«Lo sport di questo momento è sparare sul Pd. Finché lo fanno Salvini e Di Maio ci sta, sono avversari. Ma che esponenti politici del centrosinistra e intellettuali ogni giorno delegittimiamo la credibilità dei Dem è un esercizio masochistico. Il Pd con tutti i suoi limiti è l`argine contro le due insidie: deriva populista o ritorno del centrodestra. Demolirlo è segare l`albero su cui si è seduti». Piero Fassino, ultimo segretario dei Ds, che sciolse per far nascere il Pd, difende il partito e ne rivendica la vitalità .
Fassino, non crede che l'eccesso di personalismo di Renzi abbia accentuato i dissensi e creato divisioni insanabili?
«Non ricordo leader che siano stati indiscussi. I leader vengono amati solo quando cessano di essere leader e santificati quando non ci sono più. E non è il carattere di un leader il centro della politica. La discussione va fatta sull`Italia, sul suo futuro».
Ma dieci anni di Pd si sentono tutti. Dalla fusione di Ds e Margherita si è giunti alle scissioni.
«Il Pd è nato nel 2007. Subito dopo è iniziata la più grave e lunga crisi economica che l`Italia, l`Europa e il mondo abbiano conosciuto. Ceti popolati e strati intermedi si sono ritrovati dentro un contesto di crisi e non di sviluppo. Questo ha pesato, tanto più per un partito di sinistra che a quei ceti si rivolge. Rispetto – anche se non condivido per nulla chi ha deciso di scegliere un`altra strada, ma la stragrande maggioranza di chi ha scelto di fare il Pd oggi è nel partito. E non è vero che con la scissione è venuta meno una delle anime costitutive del Pd, quella di sinistra. Il progetto del Pd non è esaurito. Anzi le ragioni per cui è nato sono più forti che mai. E quel progetto – come dico nel mio libro Pd davvero -va rilanciato misurandosi con coraggio con le sfide di fronte a noi: immigrazione, sicurezza, lavoro, Europa».
Nella festa del Pd spiccavano i grandi assenti: Prodi, Parisi, Bindi, la minoranza dem, gli ex segretari Bersani e Epifani ormai a capo di un altro partito, D`Alema.
«Senza Prodi e l`Ulivo il Pd non sarebbe nato. Prodi continua ad essere un riferimento. Che vi fosse la festa per l`anniversario lo sapevamo tutti, a tutti è arrivato l`invito nella stessa forma. Ognuno ha scelto se esserci o no, nessuno è stato escluso a priori».
Veltroni invita ad avere l'umiltà dell`unità, anche con i fuoriusciti dem in Mdp e con Pisapia. È una strada percorribile?
«Il centrosinistra è un`alleanza larga. Senza il Pd il centrosinistra non esiste, ma il centrosinistra è più largo del Pd. La vocazione maggioritaria non è autosufficienza solitaria. Questo schema vale anche oggi. Però ci presentiamo agli elettori per governare e ci vuole un`intesa programmatica. Difficile l`alleanza tra chi vuole il Jobs Act e chi dice di non volerlo. I nostri avversari non stanno nel centrosinistra. Ma i matrimoni si fanno in due, con un progetto condiviso. Se Mdp dice che è alternativo e antagonista al Pd, beh, non si dica a noi che abbiamo pregiudizi».
I padri ( e le madri) nobili del Pd vanno candidati?
«È una decisione che si prenderà al momento giusto, insieme. Il presidente Macron, ritenuto esempio di innovazione, ha candidato il 50% di nuovi e il 50% di personalità d`esperienza».
D'Alema è fieramente avverso al Pd di Renzi: questione politica o anche di risentimenti?
«Certamente c`è una acrimonia rancorosa che va al di là del dissenso politico e che bisognerebbe mettere da parte. Non si fa la politica né coni rancori, né cercando di conciliare i caratteri, ma sugli obiettivi per il paese».
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