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Preoccupante la sottovalutazione delle mafie al Nord

Written by Franco Mirabelli.

Franco Mirabelli
Intervento ad un incontro sulla legalità a Paderno Dugnano.

Il ruolo dei giornalisti che raccontano le mafie, soprattutto al Nord, è fondamentale sicuramente per informare ma anche perché serve un’informazione che in qualche modo abbia la costanza di suonare un campanello d’allarme. Così come ha molta importanza l’insegnamento della legalità a scuola. Eppure, al Nord, è necessario che si faccia anche qualcosa in più: c’è bisogno di far capire cos’è la mafia al Nord, far capire che qui le mafie ci sono e non si tratta di un fenomeno passeggero ma che la ‘ndrangheta è insediata stabilmente in questi territori. Abbiamo bisogno che ci sia una percezione diffusa del radicamento della ‘ndrangheta al Nord.
La vicenda di Paderno Dugnano, ad esempio, è stato un campanello d’allarme.
L’esperienza fatta in questi anni con la Commissione Antimafia, è stata utile a capire chiaramente che la ‘ndrangheta sta dove ci sono i soldi e c’è anche quando non compie reati o non è visibile.

La ‘ndrangheta non ha come finalità lo spaccio della droga ma ha una capacità di tenere il rapporto con i Paesi produttori di droga che non ha nessun altro.
La ‘ndrangheta è l’unica organizzazione che non ha bisogno di fornire garanzie. Le ultime indagini dicono che addirittura ormai gli ‘ndranghetisti vanno nei Paesi produttori a comprare direttamente i campi, per cui quello della droga è sicuramente un loro business però, al di là del traffico internazionale, molti segnali mostrano che la ‘ndrangheta sta riducendo il suo peso sulle attività di spaccio per dedicarsi ad altro.
Le mafie sono anche usura, il pizzo ai commercianti, il traffico di armi, la tratta degli esseri umani (anche se non risulta un rapporto diretto tra le nostre mafie e i trafficanti).
Le mafie sono molte, la ‘ndrangheta oggi è la più potente e la vicenda di Buccinasco che si trasforma in Platì va guardata a livello a mondiale.
Con la Commissione Antimafia abbiamo fatto diverse missioni anche all’estero: prossimamente andremo nei Paesi Bassi e in precedenza eravamo stati in Canada, dove non c’è nessun anticorpo rispetto alle infiltrazioni mafiose e, anzi, siccome la criminalità organizzata portava soldi si sono chiusi gli occhi. Le locali di ‘ndrangheta che partono dalla Calabria si riproducono in Germania, Olanda, Canada, Stati Uniti.
Il tema della droga, quindi, esiste, è serio ma c’è molto altro.
Oggi l’interesse principale della ‘ndrangheta è entrare nell’economia legale e purtroppo, è in grado di farlo in modo molto significativo. Questo significa che la ‘ndrangheta è un pericolo per la nostra democrazia. Chi controlla l’economia legale con fondi di provenienza illecita e spesso ha l’ossessione di “trasformare il mondo in una grande Calabria”, come riportano le intercettazioni, è pericoloso per la democrazia.

Venendo alle cronache, in Lombardia, sulla vicenda di Corsico, il giornalista Cesare Giuzzi ha avuto il merito di mettere sulle pagine del Corriere non la presenza di un reato ma il fatto che l’amministrazione comunale non aveva capito che è necessario prendere le distanze da alcuni mondi. A Corsico, infatti, ci sono alcuni soggetti che dopo anni di carcere stanno ritornando sul territorio. Con l’iniziativa della sagra dello Stocco e il nome di un noto esponente di una famiglia della ‘ndrangheta sul volantino stavano dicendo che loro erano lì, che erano tornati e che quello era loro territorio. Da lì si è partiti per fare la battaglia politica e la battaglia con la Commissione Antimafia e un risultato è stato ottenuto perché la festa non si è fatta e gli assessori responsabili di quella vicenda sono stati rimossi.

Rimane, comunque, un problema di sottovalutazione generale delle mafie al Nord, non solo da parte della politica. Il tema della legalità e dell’antimafia non può essere una cosa teorica o una cosa che si ferma alla celebrazione di una legge come quella sui beni confiscati che consente di rimettere nelle mani della società civile ciò che la mafia ha portato via. Non possiamo fermarci lì.
Eppure, da parte dell’opinione pubblica, non viene percepito il fatto che ci sia un problema perché spesso abbiamo un’idea sbagliata della mafia.
Noi pensiamo che le mafie sparino e invece ormai non sparano quasi più; hanno scelto di mimetizzarsi per non attirare l’attenzione.
L’altra idea che abbiamo è che i mafiosi facciano traffici illeciti nelle zone del Meridione e poi mettano i soldi che ne derivano in una valigetta e vengano a riciclarli al Nord, investendoli in Borsa, mentre in realtà non è così.

La Commissione Antimafia in questa legislatura ha dedicato un focus allo studio delle mafie al Nord. Con il supporto dell’Università degli Studi di Milano e di Nando Dalla Chiesa abbiamo fatto un approfondimento importante, partendo dalle inchieste in corso e questo ci ha confermato che le mafie arrivano al Nord (Liguria, Piemonte, Emilia, Lombardia) per insediarsi nei territori, perché qui ci sono i soldi e ci sono le attività legali che loro possono condizionare e ci sono stati imprenditori che, soprattutto negli anni della crisi, per avere finanziamenti, si sono prestati a fare operazioni insieme alla ‘ndrangheta e poi hanno finito per dover cedere l’azienda alla ‘ndrangheta; la quale aveva tutto l’interesse a prendersela.
Non è sufficiente, quindi, il lavoro che sta facendo la magistratura per contrastare la ‘ndrangheta, così come non basta ciò che fanno le Forze dell’Ordine; sicuramente serve attenzione da parte della politica ma serve anche una maggiore attenzione a tutti i livelli e una maggiore consapevolezza della situazione. Questo è utile per comprendere anche dai piccoli segnali se c’è qualcosa che non va.

Per quanto riguarda la politica, i partiti, quando fanno le liste per le elezioni, devono sapere che il rischio di infiltrazione da parte della criminalità organizzata c’è, per cui occorre avere conoscenza di chi si candida. Si può anche pensare di presentare in anticipo le liste elettorali per capire se qualcuno può dare eventuali informazioni sui candidati.
Nel casertano, dove faccio il commissario provinciale per il PD, oltre alla presenza della camorra sui territori, c’è il problema della capacità della criminalità organizzata di trasferire nella politica delle modalità di gestione illegittime e preoccupanti. In una realtà così è difficile capire chi candidare e chi no; le forze dell’ordine possono aiutare in questo: lì, al momento delle elezioni, la Prefettura ha fatto delle verifiche sui candidati e sui casellari giudiziari.
In alcune realtà è anche difficile decidere di non candidare alcune persone. Non ci sono neanche i giornali che sollevano la questione della legalità ma anzi, spesso, per vivere necessitano di finanziamenti e scrivono per chi li paga.
È, quindi, importante sapere che il rischio di infiltrazione c’è quando si fanno scelte sulle candidature sia elettorali che per gli Enti amministrativi.

C’è poi, ovviamente, anche un problema che riguarda i funzionari e il personale non politico delle amministrazioni. Ci sono Comuni, infatti, in cui ci siamo trovati con funzionari che gestivano i sussidi sociali sotto dettatura della criminalità organizzata, interessata ad avere il consenso sociale.
La sanità sta diventando un altro obiettivo della ‘ndrangheta, non solo perché lì ci sono i soldi ma anche perché ne deriva il prestigio sociale e la riconoscibilità. Su questo bisogna alzare la guardia: in alcune Regioni del Sud le ASL sono state sciolte per infiltrazioni mafiose.
La ‘ndrangheta, quindi, vuole stare nei luoghi in cui si può costruire consenso sociale o dando sostegni alle famiglie attraverso i sussidi o con un posto di prestigio che dia riconoscibilità e questi sono i modi che garantiscono poi alla ‘ndrangheta di fare i propri traffici nell’invisibilità. Fa fatica anche la magistratura a capire se dietro alle cose c’è un interesse della criminalità organizzata.
Questo, dunque, è ciò che succede e questo è ciò a cui dobbiamo prestare attenzione.

Bisogna anche ricordare, però, che pochi mesi fa, le forze dell’ordine sono andate a Platì e San Luca, nei luoghi considerati inaccessibili per lo Stato perché santuari della ‘ndrangheta, ad arrestare i boss.
A suscitare scandalo e a finire nelle cronache è stato un baciamano a un boss mentre veniva portato via ma la vera notizia era che lo Stato è andato a San Luca ad arrestare il capo della ‘ndrangheta.
Lo Stato, quindi, è forte e sta dando colpi durissimi alle mafie.
Ovviamente questa non è una battaglia che si vince domani ma lo Stato c’è.

Inoltre, con la Commissione Antimafia prima e con tutto il Parlamento poi, si è cercato di migliorare e aggiornare la legislazione antimafia esistente, perché le mafie si evolvono e mutano i loro comportamenti e, quindi, vi è la necessità di adeguare gli strumenti di contrasto.
In questa legislatura è stata modificata la legge che punisce il reato di voto di scambio, ora inteso come voto in cambio di favori e non più solo in cambio di denaro.
È stata fatta una legge importante contro la corruzione, alzando le pene e reintroducendo il reato di falso in bilancio. È stato introdotto il reato di autoriciclaggio.

E poi ci sono alcune leggi che vogliamo portare a compimento entro lo scadere della legislatura. La più importante di queste è la riforma del Codice Antimafia, con cui si modifica anche la normativa sulla confisca dei beni e sull’Agenzia per i beni sequestrati e confiscati.
La legge vigente sui beni confiscati ormai ha oltre vent’anni ed era necessario un tagliando su molti aspetti. Tra le cose cambiate con la riforma del Codice Antimafia, ad esempio, sarà possibile assegnare da subito i beni confiscati e utilizzarli senza attendere la confisca definitiva. È previsto poi un cambiamento radicale sul come gestire le aziende confiscate, perché fino adesso purtroppo le aziende sembravano funzionare fino a quando erano nelle mani della criminalità ma appena scattava il sequestro non funzionavano più e venivano avviate al fallimento, mandando un pessimo messaggio all’esterno. Sono state costruite, quindi, una serie di normative a garanzia dell’occupazione e del fatto che le aziende che possono stare sul mercato vengano sostenute.
Questo provvedimento, prima della pausa estiva, è stato approvato sia alla Camera dei Deputati che al Senato, ora è tornato alla Camera e c’è un punto di discussione sul fatto che la legge estende la possibilità della confisca preventiva dei beni anche per i reati contro la Pubblica Amministrazione. Sulla pericolosità di questa norma c’è stata una tardiva riflessione e se ora dovessero essere fatte modifiche, la legge dovrà tornare al Senato per l’approvazione definitiva. È comunque importante che questa legge si faccia.
Ci sono poi in discussione una legge sulla tutela dei testimoni di giustizia e una legge sulla trasparenza per difendere chi denuncia i reati dentro la Pubblica Amministrazione.

Per seguire l'attività del senatore Franco Mirabelli: sito web - pagina facebook

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