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Le ombre sull'operato di Woodcock

Written by Ezio Casati.

Ezio Casati Le ombre sul comportamento del pm Woodcock e del capitano del Noe di Napoli diventano sempre più cupe.
Dai giornali di oggi si viene a sapere che, nonostante fosse stato avvertito dagli inquirenti che la pista sugli 007 mandati da Palazzo Chigi per interferire nell’indagine non era una pista (l’agente segreto era in realtà un semplice passante), il pm napoletano avrebbe suggerito e poi avallato di acquisire comunque una prova falsa e inesistente come materiale per l’istruttoria.
Per quale motivo Woodcock avrebbe fatto una cosa del genere?
Sui giornali si legge che il capitano del Noe Gianpaolo Scafarto, intercettato dalla procura di Roma per vederci chiaro negli errori compiuti a Napoli, avrebbe espresso il timore di dover “pagare lui per conto di tanti”?
Chi sono i tanti a cui si riferisce? E qual era il piano di questi tanti rispetto all’indagine che solo a lui, poi, sarebbe toccato di pagare?
A questo quadro già agitato da domande inquietanti, si aggiunge la questione delle intercettazioni di Matteo Renzi e suo padre poi finite sul Fatto quotidiano. Quelle intercettazioni erano due volte illegittime.
La prima, perché il reato per cui era indagato il padre di Renzi, Tiziano, non prevede il ricorso alle intercettazioni. Illegittime una seconda volta perché il 2 marzo, giorno in cui è stata registrata la conversazione privata tra Renzi e il padre, quest’ultimo era indagato dalla procura di Roma e non da quella di Napoli.
L’ascolto è dunque avvenuto al di fuori di un’indagine ufficiale e quindi dalla legge.
Chi ha disposto quelle intercettazioni sapeva, insomma, che erano già morte dal punto di vista processuale. Eppure c’è chi ha voluto farle resuscitare per passarle al Fatto quotidiano.
Qual era l’obiettivo di chi ha passato questo materiale illegale al giornale di Travaglio?
Se uno mette insieme gli “errori di Scafarto”, la consapevole omissione di Woodcock, i “tanti” di cui il capitano del Noe parla, viene il terribile dubbio che a Napoli potrebbe essere stata pianificata una strategia a tavolino per danneggiare, attraverso il padre di Renzi, il figlio e il Partito democratico. Una volta andato in porto, questo ipotetico piano avrebbe stravolto il confronto politico e quindi la democrazia stessa.
Come abbiamo sempre fatto, noi nutriamo la massima fiducia nella giustizia. E la gestione, rigorosa e ineccepibile, dell’indagine su Consip da parte della procura di Roma, ha rafforzato questa nostra fiducia. Ora però chiediamo sia fatta piena luce sul comportamento del pm Woodcock e del capitano del Noe.
Un’ombra del genere deve essere dissipata prima di tutto nell’interesse della giustizia.

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