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L’apparire sull’essere

Written by Emilia De Biasi.

Emilia De BiasiArticolo pubblicato su RollingStone.
Quei secchioni del PD, si potrebbe intitolare un “corto” sulla seduta della Commissione Sanità di questa mattina. Ore 8.30: inizia l’esame del bilancio e della Legge di stabilità, il provvedimento più importante, “la madre” di tutte le politiche istituzionali. Si tratta di documenti molto complessi, che richiedono schede di lettura e una certa tecnica per districarsi nel labirinto dei numeri delle leggi citate, delle cifre stanziate, delle conseguenze di articoli in apparenza innocui.
I tempi per l’esame sono strettissimi: la Commissione bilancio, cioè il potente borsellino, vuole pareri, emendamenti e ordini del giorno per i primi giorni della prossima settimana. E in mezzo dobbiamo votare pure due decreti che scadono, uno dei quali non ancora arrivato dalla Camera. Sappiamo come passare il fine settimana. Ma torniamo a noi. Il Regolamento del Senato prevede che durante la sessione di bilancio sia obbligatoria la presenza del Governo ai lavori di Commissione. Ieri il sottosegretario era bloccato al Ministero per un incontro con i malati di SLA sul fondo per la non autosufficienza, finanziamento essenziale per la vita di tante persone malate, mentre il Ministro era impegnato. Panico della Presidente, cioè della sottoscritta. Che fare? Sospendere la seduta e beccarsi le rampogne dell’opposizione? O forzare le sacre regole e far prevalere il lavoro sulle procedure? Scegliere è sempre difficile, figuratevi decidere. Abbiamo avviato comunque il lavoro, anche se la seduta ufficiale si è svolta il giorno dopo. E nessuno ha protestato!
A sera, un po’ cotta per la lunga giornata nella quale abbiamo sfiorato il patatrac sulla legge Costituzionale, passata per cinque voti, avevo deciso di concedermi la mia cena da sogno: pizza e birretta a casa, davanti alla tivù, finalmente sola…. Macché: riunione del gruppo sanità del PD per studiare bilancio e legge di stabilità.
Ma uffa, non si finisce mai!!!!! Morale: abbiamo cenato alle undici, e stamattina abbiamo fatto un figurone, essendo gli unici ad aver studiato a fondo il provvedimento. In qualunque classe ci saremmo trovati con la chewing-gum appiccicata alla sedia, o con un rospo nella borsetta, le pene classiche inflitte ai secchioni, come si legge nei romanzi sugli ottocenteschi collegi inglesi.
Per fortuna le istituzioni sono più serie, e, se si vede che qualcuno studia, si capisce che si deve studiare. Ciò riguarda anche chi predica sull’ignoranza degli eletti e poi è il primo a praticarla. Chi ha orecchie per intendere…
Perché la storia è questa: si impara a essere un buon parlamentare lavorando in commissione, leggendo, studiando le leggi che si esaminano, e non con le luci della ribalta offerte da un intervento in Aula, in ossequio a una mai tramontata idea dell’apparire sull’essere, malattia della politica degli ultimi vent’anni di delirio mediatico. Ricetta: meno cagnolini e più contenuti. E che la vita privata torni a essere tale. Qualche lettura in più e meno comparsate in tivù. Forse più noiosi, ma certamente più efficaci. Uno spruzzo di concretezza. Polvere di serietà. Agitare e servire con ghiaccio: serve a spegnere i bollenti spiriti.
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