In cammino per la dignità
Non un rito ma un’occasione per ricordare il cammino che resta ancora da fare. L’8 marzo vuole e deve essere questo. Il momento per ricordare al mondo che la battaglia per la dignità della donna non è finita. Il cammino verso per le pari opportunità di lavoro, l’eguaglianza dei salari è ancora lungo e la fine della violenza contro le donne è ancora lontana.
È ormai assodato che i paesi per crescere hanno bisogno di un’affermazione delle donne nel mondo economico come nelle istituzioni. La loro presenza contribuisce a far crescere l’economia e la società. Ma è altrettanto evidente che questo accade molto lentamente in Italia, persino in Lombardia, che pure resta la regione più avanzata del Paese.
Come è chiaro che la violenza sulle donne, in tutte le sue forme, dalla più tragica, il femminicidio, alla più subdola, la molestia sui luoghi di lavoro non accenna a diminuire.
Come è chiaro che la violenza sulle donne, in tutte le sue forme, dalla più tragica, il femminicidio, alla più subdola, la molestia sui luoghi di lavoro non accenna a diminuire.
Il millenario retaggio culturale che la alimenta resta diffuso, anche tra le nuove generazioni.
Da anni mi batto in Consiglio regionale, dove la stragrande maggioranza è maschile, per la difesa dei diritti delle donne; mi sono impegnata per l’approvazione della legge contro la violenza di genere, per la doppia preferenza di genere nelle liste, per l’introduzione della pari rappresentanza negli organi direttivi delle società partecipate e per la lotta alle molestie sui luoghi di lavoro. Indubbiamente sono stati fatti passi avanti. Ma resta molto da fare. E quest’anno sarà ribadito con più forza degli anni passati: 40 paesi del mondo hanno aderito alla “sciopero globale”, una sorta di manifestazione virtuale, cui le singole donne o le organizzazioni parteciperanno in modi diversi: qualcuno si asterrà dal lavoro, qualcuno organizzerà assemblee o letture. Tutte con l’obiettivo di mostrare che il mondo senza le donne si ferma.
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