Se si cerca di allungare i tempi, il PD non ci sta
«Il Pd ha fatto la sua proposta sul Mattarellum, apriamo un tavolo di discussione e vediamo cosa succede. Ma se sulla legge elettorale c’è un tentativo di allungare i tempi della legislatura, il Pd non ci sta», spiega Ettore Rosato, capogruppo dem alla Camera.
Il Pd ha proposto un confronto prima del 24 gennaio, quando la Consulta dovrebbe pronunciarsi sull’Italicum. Finora non ha risposto formalmente nessuno. Se ne riparla a fine gennaio in Parlamento?
«Vedremo alla ripresa dei lavori parlamentari. Il Pd si è posto con un approccio ampio per valutare le disponibilità di tutte le forze politiche fin da subito, anche perché in commissione alla Camera non è stata calendarizzata la discussione della legge elettorale».
Partendo dal Mattarellum ma disponibili a prendere in considerazione altre proposte?
«La scelta del Mattarellum è stata approvata all’unanimità nell’assemblea nazionale del Pd a dicembre. Noi apriremo il tavolo partendo da questo e metteremo tutte le energie per approvare una nuova legge elettorale, anche per non subire la legge che uscirà, e che in parte già è emersa, dalle sentenze della Corte Costituzionale».
Forza Italia insiste sul proporzionale, o sul modello tedesco. Ci sono contatti informali o il Mattarellum è funziona anche in un quadro tripolare?
«Non partirei dalle subordinate, ma da ciò che è stato deciso nei nostri organismi. Certo non si può eliminare per legge un sistema tripolare, e il Mattarellum è il modello che ha dato risultati migliori negli anni: è conosciuto, consente la nascita di coalizioni e garantisce un’ampia riconoscibilità di chi si va a eleggere».
Renzi vuole votare al massimo entro giugno. Una scadenza improrogabile?
«Non è andare avanti sine die il nostro obiettivo, ma fare le cose che servono in queste settimane e poi andare alle urne nel minore tempo possibile, nel rispetto dell’esito referendario per cui Renzi si è dimesso da premier. Quel giorno tutti chiesero le elezioni a gran voce, ora non vorrei che qualcuno avesse cambiato idea».
Quali sono le scadenze più urgenti?
«Gli appuntamenti internazionali ai quali l’Italia arriverà preparata, il premier Gentiloni assicura al nostro Paese un ruolo autorevole in questi contesti. Per il resto continueremo sul fronte che più ci preme: creare occasioni di crescita, di sviluppo e di lavoro».
Gentiloni ha detto che saranno riviste le regole sull’uso dei voucher, potrebbe essere corretto anche il jobs act, in vista del referendum, nel caso venga ammesso?
«I voucher non li ha inventati Renzi, con il suo esecutivo li abbiamo resi uno strumento più efficace e controllato. Il governo continuerà a lavorare contro gli abusi e per far emergere il lavoro nero. Nessuno pensa di voler evitare il referendum, inoltre il jobs act ha dato ottimi risultati con 600mila nuovi posti di lavoro, la gran parte a tempo indeterminato. Non abbiamo la presunzione di aver risolto il tema della disoccupazione, che resta un dramma nazionale, ma abbiamo imboccato la strada giusta. È quella che va percorsa insieme da governo, imprese, sindacati: da un lavoro comune possono maturare migliori risultati».
Il reddito di povertà, la riforma della Pubblica Amministrazione bloccata dalla Consulta. Temi urgenti che saranno discussi in Parlamento?
«Contro la povertà il più grande investimento lo ha fatto il governo Renzi con la legge di Stabilità del 2016, un miliardo di euro, aumentato nella legge di Bilancio 2017. Nei prossimi giorni comunque si dovrà lavorare alle misure attuative per utilizzare al meglio le risorse. Sulla Pa si tratta di continuare sui decreti attuativi, ma le cose vanno avanti: dal primo gennaio il Corpo forestale è assorbito nei Carabinieri, è completato il trasferimento del personale delle Province».
C’è un tempo limite per portare a termine le cose da fare prima del voto?
«Lo scioglimento delle Camere lo stabilisce il Presidente della Repubblica».
E se il Parlamento dovesse incartarsi sulla legge elettorale, come “staccare la spina” al governo Gentiloni?
«Se non si farà una legge useremo quella che uscirà dalla Consulta. Ma come Pd non accetteremo perdite di tempo sulla legge elettorale. Se c’è la volontà politica di farla, bene, se invece è un tentativo di arrivare a tempi più lunghi per la legislatura, allora il Pd non ci sta».