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Leopolda 2016

Written by Leopolda 2016.

Leopolda“E’ stato tutto organizzato come castigo divino per i nostri discorsi di 3 giorni ed ecco il fulmine”. Matteo Renzi sale sul palco della Leopolda 2016 scherzando sul black out prima del suo intervento, e dichiarandosi “molto felice” di quella che definisce una Leopolda “sorprendente”, “soprattutto perché in tanti hanno sempre sostenuto che nel momento in cui una iniziativa la organizzano quelli che sono al governo è difficile riuscire a emozionare, incuriosire, appassionare. E invece i grazie mi sono arrivati soprattutto dai ministri che hanno gestito i tavoli di lavoro: mi hanno detto che gli è stato più utile di un focus group”. “Qui c’è – sottolinea il premier- il sentimento entusiasta di persone che pensano che fare politica non sia una parolaccia, sia una cosa che possono fare tutti, non un gruppo di addetti ai lavori illuminati”. Video dell'intervento di Renzi»»
“A tutti gli sfollati vorrei andasse il primo pensiero non solo della Leopolda ma di tutti gli italiani che credono che risolveremo anche questa, che saremo capaci di ricostruire, che andremo oltre il sentimento di orgoglio che abbiamo avuto nell’estrarre vive 238 persone, una cosa mai accaduta in Ue”. Per il premier è chiaro: “non basta rispondere all’emergenza – e se vogliamo essere coerenti e non utilizzare il terremoto come set di grande show – dobbiamo mettere in atto una politica di prevenzione”, “prenderci l’impegno di ricostruire davvero una diversa filosofia dell’Italia. A Renzo Piano abbiamo chiesto una mano a impostare un ragionamento dei prossimi anni e decenni. E abbiamo scelto i migliori, a partire dal professore Azzone. Sta qui la rivoluzione che abbiamo iniziato alla Leopolda perché se davvero adesso ci deve essere il futuro la cosa cruciale da mettere al centro dell’agenda politica, anche se non ci darà risultati al referendum o alle elezioni, è l’idea che serve una strategia di prevenzione per le prossime generazioni. Non ne vedremo i risultati? Pace”.
“Se per qualche lustro non importava più fare progetti perché la cultura dell’austerity avrebbe tagliato, ora si cambia, basta con l’approccio di subalternità culturale in cui il giorno dopo giorno si mangia il futuro, dopo il terremoto diciamo ai sindaci di tornare a progettare: le spese per le scuole saranno fuori dal patto che piaccia o no a Bruxelles, i nostri figli valgono più dei funzionari”, ribadisce Renzi.
“Noi abbiamo preso l’onda, forse l’abbiamo presa prima ma se qualcosa è cambiato, se al governo c’è una guida di quarantenni con la voglia di futuro è perché qui inguaribili sognatori hanno rifiutato la logica del ‘no,non tocca a voi’ e del ‘Ciccio, rispetta la fila’”. Renzi ricorda così da Firenze i 7 anni della kermesse alla stazione Leopolda, che, nella sua analisi “porta un cambiamento culturale che non è di per sé indice di buon risultato, si può essere giovane e fare peggio degli anziani, avere trent’anni ed essere totalmente inidoneo al cambiamento. C’è chi ha trent’anni e dice no a tutto perché ha paura anche della sua ombra, dice no alle metropolitane, ai grandi eventi, a tutto”.
Sul tema dell’appuntamento referendario, Renzi sottolinea come nella giornata di ieri, attraverso il fat checking ” abbiamo razionalmente smontato tutte le bufale del No ma a loro non basta perché per loro il referendum serve a bloccare tutto ciò che, partendo da qui, abbiamo fatto, dicono di difendere la Costituzione ma stanno cercando di difendere solo i loro privilegi e la possibilità di tornare al potere. Sanno che il 4 dicembre è l’ultima occasione per tornare in pista”.
“Hanno detto tutti che bisognava superare il bicameralismo paritario, che bisognava ridurre i politici, che le riforme erano la condizione per far ripartire il Paese- aggiunge Renzi -. Lo hanno detto per trent’anni e quando lo abbiamo fatto hanno detto che era frettolosa”.
“Nelle prossime 4 settimane il derby è tra il canto di speranza per i nostri figli o la cultura della rassegnazione e piagnistei che ha visto l’Italia bloccata per la responsabilità di una classe dirigente che ora vuole tornare ma ha fatto schizzare il debito pubblico. Il derby è tutto lì, tra chi non vuole cambiare nulla e un 2017 come anno della ripresa”. Ma per vincere, esorta Renzi, “c’è bisogno dell’impegno di ciascuno di noi. Sta a voi scegliere se fare gli spettatori, guardando i talk. Se pensate che politica sia fare zapping e assistere a uno show fatelo. Io non sono qui per cambiare canale ma per cambiare Paese”.
“Il referendum – evidenzia il premier – non è punto di arrivo ma di partenza. Se l’Italia è più semplice sarà più facile cambiare e guardare al futuro, creando le condizioni perché i posti di lavoro non siano soltanto nelle statistiche dell’Istat ma nella quotidianità”.
“Abbiamo smascherato le bufale sulla riforma ma in un mondo nel quale si vive la dimensione della contestazione che diventa odio, abbiamo un’unica possibilità che è quella di recuperare la dimensione forte, bella grande e ideale della politica andando non soltanto casa per casa per convincere le persone ma andando incontro alla gente per spiegare che questo futuro non riguarda noi ma un Paese che deve scegliere se essere patria del gattopardo o dell’innovazione, dell’ennesima occasione perduta o laboratorio del futuro”. Chiudendo il suo intervento, il presidente del Consiglio torna ad esortare la platea: “Cambiare per essere in grado di affrontare le sfide del futuro, non dipende da me, ma dipende da noi. Ancora 28 giorni, al lavoro tutti insieme”.
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