Non perdere la capacità di riflettere
Ho avuto modo di leggere in vari giornali o di sentire, sia in incontri pubblici che alla TV, diverse persone, tra cui anche noti giuristi, esprimere le loro difficoltà ad approvare la Riforma perché non si è in grado di capire esattamente cosa cambierà una volta approvata dagli italiani.
A me pare che dalla lettura del testo, comparato con quello attuale si possano cogliere sia le trasformazioni che gli aggiornamenti della seconda parte della Costituzione. Credo che tutti sappiano che la prima parte, quella che regola i compiti essenziali della Repubblica ed il rapporto con i cittadini, non viene toccata. Quindi, sono stati modificati alcuni articoli che riguardano il funzionamento delle nostre Istituzioni.
Ed è ciò che da oltre trent’anni si è cercato di fare, ma senza successo per la mancanza di accordo politico. Ora l’accordo politico c’è stato e si può arrivare al necessario aggiornamento nel rendere il Sistema democratico più snello e funzionale, anche perché i vertiginosi cambiamenti europei e mondiali richiedono autorevolezza e celerità negli interventi, pena essere emarginati dai contesti internazionali.
Ed è ciò che da oltre trent’anni si è cercato di fare, ma senza successo per la mancanza di accordo politico. Ora l’accordo politico c’è stato e si può arrivare al necessario aggiornamento nel rendere il Sistema democratico più snello e funzionale, anche perché i vertiginosi cambiamenti europei e mondiali richiedono autorevolezza e celerità negli interventi, pena essere emarginati dai contesti internazionali.
Se un minimo di capacità riflessiva ci porta ad ipotizzare cosa succederà con i diversi aggiustamenti che la Riforma propone al voto degli elettori, una maggiore difficoltà la si può cogliere in merito alla fine del Senato così come lo abbiamo conosciuto, con la sua trasformazione in Senato delle Regioni e delle Autonomia locali. Premesso che un Senato delle Autonomie locali era già stato pesato alla Costituente, ma poi prevalse la scelta della doppia camera, costituita da persone di età superiore (nessuno dice che i Senatori, oggi, devono avere almeno 40 anni e sono elettori soltanto i cittadini che hanno superato i 25 anni). Per il nuovo Senato non è prevista differenza di età rispetto alla Camera.
Il nodo molto dibattuto riguarda le modalità di elezione dei Consiglieri regionali in carica a Senatori. Con una semplice riflessione, e convinto che le ragioni del SI portino ad un miglioramento complessivo delle Istituzioni e del rapporto con i cittadini, nell’interesse generale dell’Italia di oggi, ma molto più di quella riservata alle giovani generazioni, mi permetto di avanzare una fattibile proposta per eleggere i rappresentanti delle 15 Regioni interessate.
Per il tempo mancante alla scadenza dei Consigli regionali, stabilito in numero dei Senatori da eleggere nelle rispettive Regioni si calcola quanti ne appartengono ad ogni gruppo costituito. I piccoli gruppi, se lo ritengono opportuno, possono unirsi per avere una rappresentanza. Volendo rispettare le indicazioni di voto degli elettori ogni gruppo deve scegliere le persone più votate per il Consiglio regionale. Qualora i più votati - per vari motivi - rinuncino all’incarico di Senatore si passa al successivo in termini di preferenze. Nel caso in cui dei piccoli gruppi non riescano ad esprimere una loro rappresentanza sarà il Consiglio regionale interessato a sceglierla con il voto di maggioranza.
Così potremmo comporre i rappresentanti regionali nel nuovo Senato fin da subito.
Con una prossima legge, il Parlamento potrebbe stabilire le modalità di elezione dei futuri Senatori. A tal proposito mi pare che, perché l’elezione sia diretta da parte dei cittadini aventi diritto al voto (dai 18 anni) si potrebbe stabilire che coloro che coloro che intendono candidarsi, oltre che per il consiglio regionale anche come senatori vanno a comporre una ulteriore scheda elettorale, dove i nominativi sono indicati con a lato il gruppo di appartenenza politica. L’elettore può votare solo il Gruppo di suo gradimento o porre anche due o tre preferenze, rispettando la parità di genere. I di voti ottenuti da ogni gruppo determina il numero di senatori eletti.
Pertanto tutti coloro che, per motivazioni diverse, sono fermi al NO vogliono soltanto impedire ogni rinnovamento dell’Italia e delle sue Istituzioni, perché incapaci di “liberare” un futuro migliore.