Pd resti unito sul Sì
"Ci sono ancora tutte le condizioni per portare il Pd unito e compatto al referendum, a sostegno del Si'. C'e' una direzione tra pochi giorni, e in quella sede si puo' lavorare a un'intesa sulla modifica della legge elettorale". Cosi' il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, in un'intervista al quotidiano La Repubblica, confermando l'indirizzo del governo: aprire alla minoranza.
La sua proposta: introdurre il premio di coalizione e puntare cosi' a vincere la battaglia del 4 dicembre. "Io so - sottolinea Franceschini - che la vittoria del No trascinerebbe il Paese in una crisi politica ed economica senza precedenti".
Per scongiurare quello scenario ci sara' una proposta del governo sull'Italicum prima del 4 dicembre?
"Se il governo fara' propria una proposta sara' una decisione rimessa al segretario Pd in direzione. Io dico: c'e' una mozione approvata in Parlamento in cui si apre alla possibile riforma della legge elettorale, cerchiamo di non irrigidire le posizioni nel Pd e presentiamoci uniti al referendum. Apriamo al premio di coalizione. Metterebbe intanto il centrodestra in condizione di non dover allinearsi in un listone unico monopolizzato da Salvini e Meloni". Ma a invocare il premio di coalizione e' soprattutto la minoranza Pd. "E' una richiesta accettabile. Nel nostro campo le forze che hanno governato bene in questi anni potrebbero presentarsi, pur distinte, in un'unica coalizione". Siamo alla riedizione dell'Unione? "Per niente - risponde Franceschini -. Alla destra del Pd nascera' con molta probabilita' una forza unica di centro, che potrebbe allearsi con noi. E cosi' alla nostra sinistra potrebbe esserci spazio per una sinistra di governo che non se la sente di entrare nel Pd". Il premier Renzi non cedera' volentieri sul ballottaggio. "Ha detto che si puo' discutere - dice Franceschini -. E ha ragione lui quando sostiene che, dopo aver invocato stabilita', oggi sarebbe un controsenso tornare indietro. Detto questo, vediamo. Ma prego di non usare il tema che non si puo' governare col 30 per cento dei voti. Il Pd ha preso il 25 nel 2013 e se avesse vinto un paio di regioni in piu' al Senato, ora con quei voti Bersani starebbe governando senza remore". I grillini propongono un ritorno al proporzionale con preferenze. "Ecco, e' da escludere. Io le preferenze le toglierei proprio". Pensa basti rivedere l'Italicum per comporre la frattura nel Pd? "Francamente non parlerei di frattura - dice Franceschini -. E distinguerei la collocazione di D'Alema, che ormai promuove comitati per il No, da quella della minoranza che chiede segnali ai quali possiamo dare una risposta. Da quando e' nato il Pd la sfida e' quella di vincere tenendo a sinistra e cercando di conquistare il campo moderato. Lo schema resta quello". Vi accusano di aver sconfinato fin troppo a destra. "Ricordo anche al mio partito che questo e' il governo che ha fatto il jobs act, ma anche le cose piu' di sinistra degli ultimi 20 anni, come le unioni civili. Se ne tenga conto", conclude.
La sua proposta: introdurre il premio di coalizione e puntare cosi' a vincere la battaglia del 4 dicembre. "Io so - sottolinea Franceschini - che la vittoria del No trascinerebbe il Paese in una crisi politica ed economica senza precedenti".
Per scongiurare quello scenario ci sara' una proposta del governo sull'Italicum prima del 4 dicembre?
"Se il governo fara' propria una proposta sara' una decisione rimessa al segretario Pd in direzione. Io dico: c'e' una mozione approvata in Parlamento in cui si apre alla possibile riforma della legge elettorale, cerchiamo di non irrigidire le posizioni nel Pd e presentiamoci uniti al referendum. Apriamo al premio di coalizione. Metterebbe intanto il centrodestra in condizione di non dover allinearsi in un listone unico monopolizzato da Salvini e Meloni". Ma a invocare il premio di coalizione e' soprattutto la minoranza Pd. "E' una richiesta accettabile. Nel nostro campo le forze che hanno governato bene in questi anni potrebbero presentarsi, pur distinte, in un'unica coalizione". Siamo alla riedizione dell'Unione? "Per niente - risponde Franceschini -. Alla destra del Pd nascera' con molta probabilita' una forza unica di centro, che potrebbe allearsi con noi. E cosi' alla nostra sinistra potrebbe esserci spazio per una sinistra di governo che non se la sente di entrare nel Pd". Il premier Renzi non cedera' volentieri sul ballottaggio. "Ha detto che si puo' discutere - dice Franceschini -. E ha ragione lui quando sostiene che, dopo aver invocato stabilita', oggi sarebbe un controsenso tornare indietro. Detto questo, vediamo. Ma prego di non usare il tema che non si puo' governare col 30 per cento dei voti. Il Pd ha preso il 25 nel 2013 e se avesse vinto un paio di regioni in piu' al Senato, ora con quei voti Bersani starebbe governando senza remore". I grillini propongono un ritorno al proporzionale con preferenze. "Ecco, e' da escludere. Io le preferenze le toglierei proprio". Pensa basti rivedere l'Italicum per comporre la frattura nel Pd? "Francamente non parlerei di frattura - dice Franceschini -. E distinguerei la collocazione di D'Alema, che ormai promuove comitati per il No, da quella della minoranza che chiede segnali ai quali possiamo dare una risposta. Da quando e' nato il Pd la sfida e' quella di vincere tenendo a sinistra e cercando di conquistare il campo moderato. Lo schema resta quello". Vi accusano di aver sconfinato fin troppo a destra. "Ricordo anche al mio partito che questo e' il governo che ha fatto il jobs act, ma anche le cose piu' di sinistra degli ultimi 20 anni, come le unioni civili. Se ne tenga conto", conclude.