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Questo referendum si vince a destra

Written by Matteo Renzi.

Matteo Renzi
Intervista a Matteo Renzi del Foglio.
Lo dice di un fiato: "Inutile girarci intorno: i voti di destra saranno decisivi al referendum. La sinistra, ormai, è in larghissima parte con noi. Direi che la stragrande maggioranza è con noi. La questione vera oggi è la destra. E l’elettore di destra oggi si trova di fronte a due scelte: votare sul merito, non votare sul merito. Se la scelta diventa votare sul merito vota Sì e sono certo che alla fine andrà così. Sulla scheda elettorale in fondo non c’è scritto volete voi cancellare dalla faccia della terra il governo Renzi. Il governo Renzi può essere cancellato ogni giorno in Parlamento, in qualsiasi momento, o alle elezioni politiche, dai cittadini. Oggi si discute di altro. Oggi si discute di Italia, non di una persona”.
Siamo sul volo Verona-Roma, Matteo Renzi è di ritorno da una giornata passata in giro per il nord Italia, tra Roma e Milano.
Siamo a poche ore dal Consiglio dei ministri, il def sarà approvato in serata e il presidente del Consiglio accetta di dialogare con il Foglio sui temi più importanti del momento. Il referendum, l’Europa, l’identità della sinistra, il rapporto con Berlusconi. La campagna elettorale per il 4 dicembre è appena entrata nel vivo, come si dice, Renzi ha impostato una sua agenda molto fitta per i prossimi settanta giorni e la prima domanda non può che partire da una questione centrale che insieme è politica ma anche psicologica.
Presidente, scusi: ma perché si è fissato così tanto con il bicameralismo paritario? Perché è disposto a puntare tutto su un progetto certamente importante ma non così tanto, da mettere addirittura in gioco il futuro del suo governo e il suo personale?
“L’ho fatto per un motivo politico e per un motivo pratico. Questa legislatura è nata male, con un blocco totale, con un’oggettiva e potenziale non governabilità. Alla luce di questa premessa non dobbiamo dimenticare come siamo arrivati fin qui: il presidente della Repubblica mi ha dato l’incarico di fare il governo per fare le riforme e questa è la madre di tutte le riforme. Il mandato che ho ricevuto dal presidente della Repubblica è strettamente legato con questa partita e non si tratta di personalizzare o non personalizzare: si tratta solo di buon senso. Abbiamo promesso in Parlamento che questo sarebbe stato l’ultimo governo a chiedere la fiducia nei due rami del Parlamento e mi spenderò fino all’ultimo perché questo accada. Questo è il dato politico. Dopo di che c’è il lato pratico. Per essere competitivi a livello internazionale e per avere la possibilità di contare di più in Europa occorre semplificare il nostro sistema istituzionale. L’attuale equilibrio non funziona più. E chi non vuole cambiare sistema significa che si sta rassegnando a non volere cambiare l’Italia”.
Ci sta dicendo che è un traditore chi non appoggia il Sì al referendum costituzionale dopo aver chiesto la rielezione di Giorgio Napolitano nel 2013?
“Le sto dicendo che chi guida la coalizione che vota No al referendum costituzionale lo fa perché non è interessato al merito ed è interessato solo alla persona del presidente del Consiglio. Sono loro che personalizzano, non io. Vede, direttore: il No ha tante facce perché dire no oggi alla riforma delle riforme è l’ultima occasione per difendere il fortino. Sia a destra sia a sinistra in molti hanno proposto riforme costituzionali che andavano nella stessa direzione della nostra riforma. Anzi, le dirò che qualcuno aveva proposto riforme persino più audaci della nostra. Oggi, invece, quelle stesse persone gridano allo scandalo. Usano espressioni senza senso. Mettono in discussione la legittimità di questo Parlamento a fare le riforme quando questo Parlamento ha senso che vada avanti solo se fa riforme, non il contrario”.
Davvero lei vede solo ed esclusivamente opposizioni strumentali?
“Le opposizioni hanno un obiettivo nobile dal loro punto di vista: buttare giù il governo. Io, mi permetta uno slogan, ne ho uno un pochino più nobile: tirare su l’Italia. Loro hanno un disegno chiaro, che io rispetto, anche se come potrà immaginare non condivido, ma io dico loro: provate pure a buttarmi giù, ma fatelo quando ci saranno le elezioni politiche, non fatelo oggi che si vota su una riforma storica, che non è la riforma che può rafforzare Renzi o il Pd, ma è la riforma che può cambiare l’Italia: è come un treno che passa una volta e la seconda volta non ricapita più”.
Il fronte del No dice che se perde il Sì lei va a casa. Ma se dovesse vincere il Sì si può dire che va a casa chi rappresenta oggi il fronte del No?
“Direttore, non ci casco. La metterei giù più semplice. Se vince il Sì noi abbiamo uno spazio straordinario in Europa per costruire una nuova agenda economica. Se vince il Sì, diventiamo un paese che ha chiuso con un ciclo di riforme strutturali attese da decenni. Se vince il Sì, mi permetta di dire, l’Italia può diventare il vero motore del cambiamento dell’Europa”.

Invitiamo a guardare anche il Video del confronto tra Matteo Renzi e Gustavo Zagrebelsky di La7»
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