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Cambiare politica sull’immigrazione

Written by Giuseppe Sala.

Giuseppe Sala
Lettere di Giuseppe Sala, sindaco di Milano, a Repubblica.
In tema di immigrazione è tempo di prendere atto che le condizioni intorno a noi sono profondamente mutate. Non definiamola più emergenza, oggi siamo nel pieno di una dolorosa, costante problematica da gestire. Centinaia di migliaia di persone fuggono la guerra, la fame e la persecuzione. L'Unione Europea dimostra tutta la fragilità della sua politica, che sta rapidamente diventando impotenza.
Un'ulteriore stretta dei controlli alle frontiere e il rigetto di ogni forma di accoglienza sono dietro l'angolo in un numero crescente di Paesi. È quindi di tutta evidenza il clamoroso e doppio fallimento europeo: non riesce a controllare i flussi in partenza e non riesce a gestire qui le persone che arrivano.
L'Italia sta faticosamente facendo la sua parte. Questo va detto chiaro e forte. Come cittadino ritengo che l'accoglienza non sia una scelta, ma un dovere. Come sindaco di Milano sono convinto che la nostra città viva nell'accoglienza uno dei tratti distintivi della sua identità. Come uomo di sinistra penso che ogni singolo migrante vada richiamato ai suoi doveri, ma nel frattempo gli tendo la mano.
Proprio per questi motivi, sono consapevole del fatto che il nostro Paese deve passare a una consapevole gestione del fenomeno. L'Italia deve uscire dall'idea di essere una piattaforma di prima accoglienza. E' certo che la questione non può riguardare solo i non molti Comuni che se ne occupano, ma che il governo, soprattutto un governo di sinistra, deve provvedere a una nuova e efficace politica di integrazione.
Non è facile, ma è da sinistra che deve arrivare la spinta ad affrontare la questione, attraverso una programmazione che coinvolga da subito le amministrazioni regionali. Milano sta facendo tutto il possibile. Negli ultimi tre anni abbiamo accolto oltre 100.000 profughi. Ma è necessario che il governo operi perché tutto questo non continui a pesare come un macigno sulle spalle della città. Abbiamo bisogno di una politica di integrazione seria, pianificata e dotata dei mezzi finanziari adeguati.
Il governo deve valutare se dare vita ad un unico soggetto che si occupi di immigrazione e accoglienza mettendo insieme i diversi tasselli del mosaico: il sistema Sprar, il rapporto con i Comuni, la circolazione di buone pratiche, l'uso di caserme e così via. A supporto del lavoro del Ministero degli Interni.
Bisogna poi costruire un nuovo e reale sistema di integrazione. Si tratta di proporre un nuovo patto a chi arriva: noi faremo tutto quello che serve a darvi una mano, voi mostratevi disponibili da subito ad aiutarci dove serve, mettendovi a disposizione di programmi per conoscere le nostre leggi e la nostra lingua.
Noi milanesi abbiamo nel lavoro e nella comprensione reciproca l'essenza più profonda del nostro stare insieme. Per questo a fine settembre avvieremo una sperimentazione per inserire centinaia di richiedenti asilo nelle attività di cura del territorio.
Oggi l'immigrazione non è un cerino da passare di mano in mano.
È una questione gigantesca che chiede un radicale cambio di passo a livello nazionale. O daremo sostanza a questo cambio di passo o finiranno per prevalere egoismi e paure, che porteranno altri milioni di voti ai populisti di ogni genere. L'Europa si sta rivelando su questo fronte più un ostacolo che un sostegno. Dobbiamo agire subito e bene, per fare quello che la nostra coscienza di governanti ci chiede di fare.
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