Rappresentare o governare
Il dilemma fra rappresentanza e governo è uno di quei classici giochini a somma zero che da sempre costituisce il rovello delle menti di intellettuali e politici di sinistra (a quelli di destra la questione non interessa un tubo, loro governano e basta mentre noi ci accapigliamo sui sacri testi).
In linea generale, chi ritiene di avere una proposta politica forte basata su interessi sociali diffusi, bisogni oggettivi e profili ideali ben definiti si candida a governare, cioè a portarte le sie idee al governo e a promuovre quegli interessi. Porre l'accento sulla rappresentanza come compito principale delle forze politiche significa di fatto fare un passo indietro rispetto all'acquisizione del principio della democrazia maggioritaria e governante (cosa che dal 1993 la Corte costituzionale sancì essere compatibile con il dettato della Costituzione, dichiarando ammissibile il referendum sulla legge elettorale del Senato).
Se poi vogliamo appellarci alla storia, potremmo ricordare che il Regno d'Italia nel 1922 e la Repubblica di Weimar nel 1933 erano rette da leggi elettorali strettamente proporzionali: lì in effetti si "rappresentava" molto, ma non si governava niente. E finì come finì.