Shimon Peres
Un abbraccio a Shimon Peres grande vecchio pacifista laburista d'Israele.
Era un palazzone dei congressi a Gerusalemme, di fronte alla Stazione degli autobus, io avevo 20 anni.
Dall'Italia facevo il tifo per il partito della sinistra israeliana, figlio della tradizione sionista, socialista, pacifista nella quale ero stato educato. Il Partito di chiamava Mapam, oggi si chiama Meretz. In Italia incontravamo esponenti palestinesi che abitavano in Italia, per parlare di accordi di pace. Oslo era ancora lontana. Dieci anni. Ma Israele ed Egitto avevano già siglato gli accordi di Camp David e Israele aveva già sgomberato il Sinai, con la conseguenza che Saadat aveva pagato con la vita il suo coraggio di pace, guarda caso ucciso da fondamentalisti islamici.
In quel palazzo si svolgeva un congresso politico a cui ero stato invitato, al governo c'era Ytzchak Shamir, leader della destra israeliana, Peres era il capo dell'opposizione che sarebbe diventato primo ministro dopo pochi mesi. Nella saletta dove eravamo, insieme laburisti e sinistra socialista, Peres entrò per ultimo. Fece un discorso di quelli che non dimentichi, eravamo 40 persone, chiese l'unità della sinistra contro le scelte operate dal governo di centro destra, parlò della necessità del dialogo con i palestinesi, parlò del rischio che correva la democrazia israeliana in assenza di una scelta coraggiosa di restituzione dei territori, o il rischio di una crescita esponenziale della popolazione arabo israeliana e palestinese, con il cambiamento del progetto dello Stato di Israele, o il rischio dell'Apartheid.
Ci parlò della necessità di una battaglia per la laicitá in Israele, per mantenere viva la radice laica e democratica della storia del Sionismo.
La sua voce pastosa, piena di sigarette, sempre concentrata, sul punto, non la dimenticherò, così come il contenuto del suo messaggio.
Molta acqua è passata sotto i ponti. Molte guerre e morti e governi e attentati. Il baricentro del Medio Oriente sembra essersi spostato. Il leader che con lui siglò con Arafat gli accordi di Oslo, Rabin, è stato ucciso. Arafat è morto. La sinistra israeliana non da segnali significativi.
Mi è difficilissimo mantenere la speranza della pace, ma non voglio parlarne da qui, è compito di israeliani e palestinesi che sulla carne vivono la mancanza di pace.
Spero che Peres, grande vecchio, coetaneo di mio padre, si riprenda; non dimenticherò mai il tono basso e profondo con qui ci descriveva la storia a venire del Medio Oriente, aveva ragione nel pessimismo della ragione e nell'ottimismo della volontà.
Ho l'impressione che una generazione di speranza sia giunta al capolino. Sono stati forgiati nella battaglia tra vita e morte, in Israele come in Italia, difficile esserne all'altezza.
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