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A Milano ha vinto Milano

Written by Emilia De Biasi.

Emilia De Biasi
Articolo pubblicato da Lettera43.
La destra ha perso. E questo è un fatto. E il centrosinistra ha vinto. E questo è un altro fatto. Ha vinto Milano, col suo rifiuto degli estremi, Milano che ha fatto della sua 'medietas' il suo punto di forza, e ha scelto un sindaco concreto più che brillante, che stupisce con la sua commozione noi che lo abbiamo persino rimproverato affettuosamente per un certo distacco comunicativo.
 Ha vinto un' idea di antileader, e un uomo che non esagera nei toni, ma ha voglia di fare e certamente farà, perché è questo che vuole Milano. 
E forse anche l' Italia, dibattuta fra ricerca di sicurezza e ansia di cambiamento.
Se il voto non è di protesta è di proposta - Pensiamoci bene: se il voto non è di protesta è di proposta, e viene spontaneo chiedersi allora se quella del Pd sia apparsa sempre chiara. 
Abbiamo perso a Roma, in Toscana, a Napoli neanche al ballottaggio, a Trieste, Savona, Torino. 
Già, il più grande dispiacere, per quell' ascetico Piero Fassino doloroso fino allo spasimo ma sabaudamente contenuto nel fare i complimenti alla Appendino, e, con l' abitudine del dirigente di un bel partito che fu, trova anche la forza di analizzare a caldo il voto e dice la grande verità: siamo in un sistema tripolare, la destra ha votato compatta per la candidata Cinquestelle, che così ha rimontato lo svantaggio del primo turno, e ha vinto. Il resto lo aveva già detto, e si chiama crisi e malessere sociale che il PD non ha saputo intercettare, o meglio a cui non ha saputo, dare risposta. 
E poi Roma. Hai un bel dire che era un impresa impossibile, ma venire doppiati dalla Raggi, suvvia....è un po' troppo anche per il dilaniato PD dell' urbe, disfatto nelle periferie, avvelenato nei suoi gruppi dirigenti, e forse un po' troppo comandato, come se non si sapesse che ormai nessuno può più comandare nessuno in politica.

Un partito ha bisogno di tutti i suoi uomini - È il capolinea del “Credere, Obbedire, Combattere” come stile identitario di un PD che ora si trova a ripensare se stesso, e speriamo che lo faccia stavolta, e che la cenere non finisca di nuovo sotto il tappeto.
 Riguarda anche Milano, sissignori.
 Perché se ce l' abbiamo fatta, come dice il nostro Beppe municipale, è perché abbiamo aperto, allargato, incluso. E perché il PD milanese si è dato in zona Cesarini una regolata e ha smesso quell' andazzo che definirei 'della mia parte politica' a significare gruppi e gruppetti, correnti e spifferi, divisioni del territorio manco fossimo nella Chicago degli anni 30. Non sono Biancaneve e non credo all' unità come valore astratto di un partito. Credo però che un partito abbia bisogno di tutti e che tutti debbano concorrere, ciascuno con la propria cultura politica, col suo gruppo, con la propria coscienza, al raggiungimento dell' obiettivo, che può essere elettorale o più semplicemente politico, come l' entrare in sintonia con la società, e non solo con i circoli (e se tornassimo alle sezioni? Scusate, un piccolo attacco di nostalgia canaglia). Così si formano le classi dirigenti, non con il premio fedeltà, ma con il lavoro, e facebook non basta, perché bisogna pur guardare negli occhi chi si intende rappresentare.
Ma ora gioiamo ancora un pochino, lo so non si dovrebbe, ma le facce appese di Salvini e Sallusti, l'affannarsi di Barbacetto nel dire che insomma Sala ha vinto di poco e che il PD oh il PD..., mi inducono un insolito buonumore.
 Abbiamo anche Varese dopo più di 20 anni della Lega. Forse in Lombardia qualcosa cambia, e non parlo del cielo.

PS E non facciamoci venire il trip delle giovani donne. Raggi e Appendino hanno fatto una bella impresa, complimenti davvero, ma dietro avevano un movimento convinto e determinato, e la prima ha addirittura ringraziato per essere diventata il primo sindaco donna di Roma Grillo e Casaleggio. Il tempo dirà.
 Avviso ai naviganti del PD in tempesta: le donne vanno scelte perché brave, non necessariamente perché giovani. Esattamente come si fa per gli uomini (?).È ora di finirla anche con la mena generazionale. Il tempo, si sa, passa per tutti.

Per seguire l'attività della Senatrice Emilia De Biasi: sito web - pagina facebook

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