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Le idee made in Italy

Written by Patrizia Toia.

Patrizia ToiaArticolo pubblicato da L'Unità (file PDF)»
L’Europa ha bisogno delle idee dell’Italia. Ora è anche il settimanale britannico The Economist a scriverlo nell’editoriale dell’ultimo numero: “Europe needs Italy’s ideas”. Concretamente significa che per l’Europa l’unico modo per sopravvivere alla crisi migratoria è varare una vera politica comune con lo sguardo rivolto a Lampedusa, non a Berlino. Per questo due settimane fa al Parlamento europeo a Bruxelles abbiamo mostrato il documentario “Fuocoammare”, chiamando a discuterne, tra gli altri, il regista Gianfranco Rosi, l’Alto rappresentante dell’Ue per la politica estera, Federica Mogherini, il presidente dell’Europarlamento, il tedesco Martin Schulz, e il presidente della commissione Libertà civili, l’eurodeputato britannico Claude Moraes.
Lo abbiamo fatto perché vogliamo che le immagini degli sbarchi a Lampedusa restino negli occhi anche a chi non ci è mai stato e perché vogliamo che i politici tedeschi, britannici, svedesi, olandesi ecc. comprendano anche con le emozioni che il destino dell’Europa, e quindi anche il loro, è legato al Mediterraneo. Se fino ad oggi le politiche dell’Ue sull’immigrazione sono state monche e fallimentari è perché sono state troppo nazionali, anche nell’applicazione, e troppo sbilanciate rispetto alle esigenze dei Paesi del Nord Europa e alle chiusure di quelli dell’Est. Quello che è mancata è una vera sintesi delle esigenze e delle sensibilità tra i diversi Stati membri dell’Ue. Una cosa che solo un genuino dibattito politico europeo e un corretto processo democratico all’interno delle istituzioni comunitarie può garantire. L’accordo UeTurchia per la riduzione dei flussi migratori è stato ideato e negoziato dalla Cancelliera Angela Merkel in fretta e in totale solitudine. Per questo, anche se l’idea alla base è buona, è venuta fuori un’intesa fortemente squilibrata da molti punti di vista. Ora le contraddizioni stanno venendo a galla e il recente scontro con Ankara sulla liberalizzazione dei visti e i primi sbarchi di rifugiati siriani in Italia sono due segnali allarmanti. Quello con Ankara è stato un accordo squilibrato innanzitutto perché non ci sono state le dovute garanzie sul rispetto dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati. In secondo luogo la promessa di dare sei miliardi di euro alla Turchia va inquadrata nel contesto della questione migratoria nel suo complesso e delle esigenze e dei mezzi finanziari dell’Ue. Per dirlo chiaramente: non si può coprire d’oro Ankara perché la riduzione dei flussi migratori lungo la rotta balcanica che arriva in Germania è l’esigenza prioritaria della Cancelliera Angela Merkel e poi non considerare le centinaia di migliaia di persone che sbarcano sulle coste italiane e che provengono dai Paesi africani. Per questi la Commissione europea ha varato un Trust Fund da 1,8 miliardi di euro. La sproporzione con i soldi messi a disposizione per l’accordo Ue-Turchia è evidente. Infine bisogna ridiscutere la questione dei mezzi finanziari. Non è accettabile che quando si tratta di fare investimenti per la crescita Berlino predichi il rigore e poi quando si tratta di finanziare un accordo prioritario per la Germania si chieda disinvoltamente agli Stati membri di contribuire. A tutte queste cose l’Italia ha risposto in modo costruttivo con la proposta del Migration Compact, che prevede accordi con i Paesi africani per gestire i flussi migratori e che per finanziarli suggerisce dei sistemi propriamente comunitari. Non si tratta di imporre la visione di Roma contro quella di Berlino, ma di fornire le idee e la spinta politica di cui oggi l’Europa ha bisogno più che mai.

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