Sulla sanità il centrosinistra non ha mai taciuto
Il 27 aprile scorso Sergio Harari, autorevole editorialista del Corriere della Sera, esperto di sanità, ha scritto un corsivo dal titolo “Sanità, i tecnici finiti all’angolo” in cui asseriva che sui temi cruciali della sanità “sarebbe utile udire la voce forte della politica e non un silenzio diffuso e trasversale”. Sono rimasta colpita da queste affermazioni e per questo ho scritto una lettera di replica ad Harari stesso e al Corriere. Eccola:
Pur condividendo come spesso mi succede l’analisi dei fatti sono rimasta colpita dalle conclusioni, che intestano alla classe politica tutta, maggioranza e opposizione, una non volontà o incapacità di avere voce.
A guardare i fatti da vicino si vede che non è cosi. Per questo vorrei cercare di ricostruire il percorso degli ultimi mesi, partendo, come fa anche il dottor Harari, dall’inizio, ossia dalla discussione dell’estate scorsa sulla riorganizzazione del servizio socio sanitario lombardo, un provvedimento che è stato definito riforma ma non lo è affatto. Si tratta, a mio avviso, di un documento incompiuto, che rischia di portare più danni che benefici al sistema.
Per ottenere un confronto sempre negato a causa delle lotte interne alla maggioranza, il Centro sinistra, tra il luglio e l’agosto scorso, ha presentato 2000 emendamenti, 2384 sub emendamenti e 10.600 ordini del giorno. Un ostruzionismo durissimo dunque, protrattosi per lunghe notti, per cercare di migliorare un testo incoerente e contraddittorio e introdurvi almeno qualche elemento del nostro progetto di riforma, depositato già l’anno prima. Siamo stati noi a imporre, con la battaglia in aula, l’istituzione dell’Agenzia di controllo, l’obbligo di trasparenza nelle nomine, la revisione, secondo standard di qualità, delle remunerazioni (Drg), causa prima degli scandali che hanno sconvolto il sistema per anni. Siamo stati noi a ottenere la reintroduzione dei distretti sociosanitari, che la maggioranza aveva cancellato. E siamo stati sempre noi a sopperire, proprio su questo tema, alla mancata interlocuzione con dirigenti e tecnici scelti dalla maggioranza stessa ma rimasti inascoltati.
Nonostante questo la legge è rimasta incompiuta e ora sta rivelando tutti i suoi nodi irrisolti: la riorganizzazione della rete ospedaliera, disegnata senza criterio e senza visione, che recepisce solo a parole la normativa nazionale sugli standard, rischia di essere del tutto inefficace. Le Ats (Agenzie tutela della salute) e le Asst (Aziende socio sanitarie territoriali), che hanno sostituito le vecchie Asl e le aziende ospedaliere, hanno funzioni sovrapposte e non chiare. Manca del tutto una chiara collocazione dei servizi di prevenzione, da tutti riconosciuti come cruciali, ma di fatto non presi in seria considerazione.
Ma non solo. Il paradosso è che una legge nata dalla necessità di investire sui servizi territoriali, in particolare in quelli per la cura delle malattie croniche in costante crescita, rischia di ottenere l’effetto opposto. Proprio su questo, con il gruppo del Partito democratico regionale, stiamo compiendo una indagine puntuale in tutte le agenzie e le aziende sanitarie per analizzarne lo stato e la distribuzione del personale e evidenziare che, senza risorse umane e organizzazione, i servizi territoriali non solo non migliorano ma rischiano di implodere.
L’opposizione in Consiglio regionale non ha taciuto. Anzi. Abbiamo denunciato in ogni modo mancanze, limiti e contraddizioni della nuova legge e ci siamo adoperati per migliorare il sistema sanitario nel suo complesso. A questo proposito voglio sottolineare che è stato dato un giusto e doveroso rilievo alle dichiarazioni del dottor Bergamaschi ma non è stato sottolineato con altrettanta forza che l’audizione in cui ha parlato è stata possibile grazie alla richiesta di un gruppo di consigliere regionali che ha lavorato per far finalmente recepire dalla Regione le linee guida nazionali sull’istituzione delle Breast unit, questo sì in maniera trasversale.
Mi auguro che il contributo del dottor Harari apra un confronto più ampio sul cruciale tema della sanità che dia spazio anche alla nostra voce.
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