Sull'intervista del figlio di Riina a Porta a Porta
Intervento in Commissione Antimafia durante l’audizione della Presidente della Rai, Monica Maggioni, e del Direttore generale della Rai, Antonio Campo Dall’Orto.
Ringrazio il Presidente e il Direttore della Rai per essere venuti in Commissione Antimafia e per aver mostrato, con ciò che hanno detto, di aver capito le obiezioni e le critiche avanzate dall’Antimafia e di chi lo ha fatto in queste ore su questo tema. La scelta di intervistare Riina, certamente, non andava ascritto al tema della libertà di stampa. Ho letto discussioni sulla legittimità o meno di intervistare Riina. Nessuno mette in discussione questo. Il punto è se il servizio pubblico può permettersi di intervistare in questo modo, in quel contenitore, il figlio di un boss come Riina.
Dalle risposte che Maggioni e Campo Dall’Orto mi pare di capire che ci sia una disponibilità alla riflessione e io vorrei anche prenderlo come un impegno a fare in modo che queste situazioni non si verifichino più e che il tema della mafia venga affrontato in contesti adatti e da persone adatte a testimoniare che le responsabilità dei colpevoli e la pericolosità della mafia non possono essere messe in discussione, così come non può essere messo in discussione l’impegno del servizio pubblico a contrastare le mafie. È evidente che sia la vicenda dei Casamonica sia quella del figlio di Riina sono vicende che hanno provocato il rischio che il servizio pubblico venga utilizzato da famiglie mafiose per legittimarsi e lanciare messaggi senza che ci fosse un adeguato contesto per impedire queste cose.
Dalle risposte che Maggioni e Campo Dall’Orto mi pare di capire che ci sia una disponibilità alla riflessione e io vorrei anche prenderlo come un impegno a fare in modo che queste situazioni non si verifichino più e che il tema della mafia venga affrontato in contesti adatti e da persone adatte a testimoniare che le responsabilità dei colpevoli e la pericolosità della mafia non possono essere messe in discussione, così come non può essere messo in discussione l’impegno del servizio pubblico a contrastare le mafie. È evidente che sia la vicenda dei Casamonica sia quella del figlio di Riina sono vicende che hanno provocato il rischio che il servizio pubblico venga utilizzato da famiglie mafiose per legittimarsi e lanciare messaggi senza che ci fosse un adeguato contesto per impedire queste cose.
Lo avevamo già detto in seguito all’intervista fatta ai Casamonica che quell’intervista era un modo per legittimare esponenti della criminalità organizzata. È anche evidente che i messaggi mandati dal figlio di Riina sono reali. Il libro e l’intervista che tipo di messaggi vogliono dare a un mondo mafioso che attualmente è in difficoltà per i colpi che ha subito dallo Stato?
Non penso che si possa andare avanti a trattare questi temi e ad intervistare questi personaggi come se stessimo intervistando altri personaggi qualsiasi. Una volta ho guardato una puntata di Porta a Porta in cui il conduttore si era scagliato contro un medico vegano che invitava a non dare la carne ai bambini e, invece, non ha mostrato alcuna indignazione verso i Casamonica o il figlio di Riina. Questo non deve più accadere.
Se c’è la consapevolezza che la mafia c’è, che è pericolosa, che è cambiata ma c’è e non è un fatto che riguarda la storia, bisogna sapere che l’indignazione e il fatto che si distinguono bene i buoni dai cattivi è un tema che deve essere sempre sottolineato.
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