Guerra: maneggiare con cura
Mi lascia perplesso questo continuo citare su facebook o altrove il famoso discorso di Churchill su "lacrime, sudore e sangue" o il riproporre citazioni di Oriana Fallaci che dicono più del disagio esistenziale di una donna moribonda che aveva fatto il vuoto affettivo intorno a sé piuttosto che non di una seria analisi geopolitica. E mi fa senso leggere certi guerrafondai da tastiera che esaltano Tony Blair - un leader che ha avuto molti meriti ma ha portato il suo Paese alla guerra in base a deliberate menzogne - e magari irridono alle parole del Papa sui mercanti di armi che invece rimandano con lucidità alle motivazioni economiche e politiche prima (molto prima) che religiose di questa "terza guerra mondiale a pezzi".
Mi fa anche senso la leggerezza con cui si chiede al nostro Paese di entrare in guerra in Libia senza una finalità specifica ed un obiettivo preciso . Non che l'intervento armato non sia necessario, soprattutto contro un soggetto che da banda terroristica (da fazione politica) vuole evolvere in Stato. Ma ad esempio può essere utile vedere cosa sta avvenendo attualmente in Siria ed Iraq, dove la copertura aerea delle grandi potenze permette ai diretti interessati - esercito siriano ed iracheno, milizie sciite, curde e yazide - di stringere inesorabilmente il cerchio intorno al presunto Califfo e alle sue orde. Forse questa è la via da seguire, anche in Libia.
Troppe volte dal 1991 in poi abbiamo giocato con leggerezza con la parola "guerra" andando a prendere sanguinose cantonate, credendo alla nostra stessa propaganda e retorica. Forse sarebbe l'ora di un approccio più maturo.
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