La ripresa riparte dal turismo

E’ la nostra più grande industria “invisibile”.
Pur disponendo del più importante asset turistico mondiale, costituito da bellezze naturali, città d’arte, musei, aree archeologiche, l'Italia ha perso parecchie posizioni nel ranking dei paesi a maggior sviluppo turistico.
Siamo scesi in pochi decenni dal primo al quinto posto - dopo Francia, Usa, Spagna e Cina - e siamo insidiati dalla Germania. Nessuna delle nostre stupende città è ai primi posti per visitatori; e nella classifica delle visite ai primi 100 musei gli Uffizi –unico museo italiano, i Musei Vaticani al quinto posto appartengono ad un altro Stato – si collocano in fondo alla classifica.
Questi anni vedono il turismo godere di una congiuntura storica unica: i viaggiatori per diletto sono più di un miliardo e cento milioni: cinesi, indiani, arabi sono in fortissima crescita.
Se vogliamo stare al passo con i Paesi in testa alla classifica mondiale dobbiamo riuscire a conquistare questi nuovi flussi.
Da noi mancano grandi tours operators che lavorino a questo fine in tutti i mercati emergenti; manca una adeguata risposta alle principali richieste del turista - trasporti, rete web, prezzi competitivi - ed una rete di strutture ricettive di medio livello. Il turismo è prevalentemente stagionale ed il meridione non risponde adeguatamente, rappresentando solo il 20 % dell'intero volume economico. La promozione del settore e' dispersiva e frammentata, con le Regioni più impegnate a farsi concorrenza che a contribuire a un impegno unitario per valorizzare l’intero Paese. Occorre, lo diciamo da tempo, una vera politica turistica nazionale, senza la quale ci limiteremo, come abbiamo fatto finora, semplicemente ad accogliere chi arriva, e non sempre nel migliore dei modi.