La maternità surrogata è vietata in Italia
Vorrei rendere noto che in Senato è depositata una mozione del Pd, a firma Anna Finocchiaro, e da me sottoscritta, che non solo condanna la pratica della maternità surrogata, ma avanza anche proposte concrete per eliminare una pratica di sfruttamento del corpo delle donne.
In Italia la maternità surrogata è già vietata dalla legge 40, articolo 12, comma 6. In moltissimi interventi nel dibattito in Aula in Senato dalle più diverse tendenze culturali, compreso il mio, sono state spese parole di netta contrarietà verso il ricorso al cosiddetto 'utero in affitto', che preferirei venisse definito con linguaggio scientifico maternità surrogata.
Stupisce pertanto che proprio il Professor Ricciardi si eserciti nel dare patentini di moralità a senso unico, quasi che il Ministro Lorenzin fosse depositaria di chissà quale primazia etica, che peraltro non si misura dalla quantità di comunicati stampa e di interviste. Le cose non stanno così. Non confondiamo la propaganda di parte con temi che dovrebbero essere elemento di unione e non di divisione, e che richiedono nettezza nella condanna della commercializzazione del corpo femminile, e nel contempo finezza di argomentazione nel delicato rapporto fra natura e cultura, fra scienza e diritto. Avremo modo di discuterne nella riforma della Legge 40, a mia prima firma, già incardinata in Commissione sanità. Argomento quest'ultimo che non dovrebbe sfuggire al Presidente del prestigioso Istituto Superiore di Sanità, forse male informato, a cui consiglio maggiore prudenza e autonomia, che in assoluto, nell'esercizio di rilevanti ruoli istituzionali vanno sempre coniugate a una certa dose di sobrietà. Oggi è un giorno storico in cui il Senato si appresta a votare una legge di civiltà per le donne e gli uomini del nostro Paese, qualunque sia il loro orientamento sessuale, in nome del valore morale del rispetto delle persone che, spero, ci possa unire.
Stupisce pertanto che proprio il Professor Ricciardi si eserciti nel dare patentini di moralità a senso unico, quasi che il Ministro Lorenzin fosse depositaria di chissà quale primazia etica, che peraltro non si misura dalla quantità di comunicati stampa e di interviste. Le cose non stanno così. Non confondiamo la propaganda di parte con temi che dovrebbero essere elemento di unione e non di divisione, e che richiedono nettezza nella condanna della commercializzazione del corpo femminile, e nel contempo finezza di argomentazione nel delicato rapporto fra natura e cultura, fra scienza e diritto. Avremo modo di discuterne nella riforma della Legge 40, a mia prima firma, già incardinata in Commissione sanità. Argomento quest'ultimo che non dovrebbe sfuggire al Presidente del prestigioso Istituto Superiore di Sanità, forse male informato, a cui consiglio maggiore prudenza e autonomia, che in assoluto, nell'esercizio di rilevanti ruoli istituzionali vanno sempre coniugate a una certa dose di sobrietà. Oggi è un giorno storico in cui il Senato si appresta a votare una legge di civiltà per le donne e gli uomini del nostro Paese, qualunque sia il loro orientamento sessuale, in nome del valore morale del rispetto delle persone che, spero, ci possa unire.
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