Il ritratto di Beppe Sala
Il bocconiano che fa sport. Dalla Varedo della famiglia e dei primi campetti da calcio, alla Milano della Bocconi e della Pirelli, fino al mondo di Expo. Giuseppe Sala detto Beppe, 57 anni, non ha mai avuto paura delle sfide e se lo ripete anche ora che, conclusa quella di Expo e alla faccia degli annunci «Me ne vado in Patagonia», è di nuovo in pista per un’altra avventura: quella delle primarie e, se dovesse vincere, le elezioni a sindaco.
Non ha paura, la sfida piu grande l’ha affrontata quando a 39 anni gli è stato diagnosticato un linfoma non hodgkin contro cui ha combattuto due anni fino al trapianto di cellule staminali. Alla fine, quasi a chiudere la parentesi che gli ha cambiato la vita, c’era stata la traversata dell’Atlantico in barca a vela. La stessa esigenza sentita dopo i mesi di Expo, che in realtà sono durati 5 anni con la fase di preparazione: questa volta, semplicemente, si è preso cinque giorni. Ha spento il cellulare ed è andato a farsi da solo l’ultimo pezzo del cammino di Santiago di Compostela. Venticinque chilometri al giorno di marcia: «Quando parti hai tanti pensieri, poi devi concentrarti sulla fatica che fai, ti chiedi cosa ci sarà dopo la curva, ti perdi nel paesaggio e pensi un po’ anche alla dimensione spirituale della tua esistenza». Una terapia che ha funzionato: «Sono tornato rigenerato». Beppe Sala, sposato con Dorothy, senza figli, è uno sportivo. Il calcio, quello giocato da bambino quando la mamma Stefania lo andava a raccattare in strada dove sarebbe rimasto ore ed ore con gli amici. E lo sci, la vela, il basket: da praticare e da tifare, impazzendo per l’Inter (quasi una malattia) e l’Olimpia. Volitivo e narciso, poco amante dei salotti, Sala nel raro tempo libero legge (soprattutto scrittori americani) e va al cinema. Quando può, come qualche sera fa con i Negramaro, si concede un concerto: più che musica classica, un tipo da rock e pop. Milano è nel sangue: dall’università Bocconi, dove si è laureato in Economia con una tesi sull’ingresso della Spagna nella Comunità Europea. Fino ai primi incarichi in Pirelli, dove è diventato ad. Poi la chiamata della Moratti a Palazzo Marino, come dg, e i ruoli in Expo, ad e commissario. Perfino un libro sul sogno di riaprire i Navigli. Perché nella vita, dice, bisogna pensare in grande.
Non ha paura, la sfida piu grande l’ha affrontata quando a 39 anni gli è stato diagnosticato un linfoma non hodgkin contro cui ha combattuto due anni fino al trapianto di cellule staminali. Alla fine, quasi a chiudere la parentesi che gli ha cambiato la vita, c’era stata la traversata dell’Atlantico in barca a vela. La stessa esigenza sentita dopo i mesi di Expo, che in realtà sono durati 5 anni con la fase di preparazione: questa volta, semplicemente, si è preso cinque giorni. Ha spento il cellulare ed è andato a farsi da solo l’ultimo pezzo del cammino di Santiago di Compostela. Venticinque chilometri al giorno di marcia: «Quando parti hai tanti pensieri, poi devi concentrarti sulla fatica che fai, ti chiedi cosa ci sarà dopo la curva, ti perdi nel paesaggio e pensi un po’ anche alla dimensione spirituale della tua esistenza». Una terapia che ha funzionato: «Sono tornato rigenerato». Beppe Sala, sposato con Dorothy, senza figli, è uno sportivo. Il calcio, quello giocato da bambino quando la mamma Stefania lo andava a raccattare in strada dove sarebbe rimasto ore ed ore con gli amici. E lo sci, la vela, il basket: da praticare e da tifare, impazzendo per l’Inter (quasi una malattia) e l’Olimpia. Volitivo e narciso, poco amante dei salotti, Sala nel raro tempo libero legge (soprattutto scrittori americani) e va al cinema. Quando può, come qualche sera fa con i Negramaro, si concede un concerto: più che musica classica, un tipo da rock e pop. Milano è nel sangue: dall’università Bocconi, dove si è laureato in Economia con una tesi sull’ingresso della Spagna nella Comunità Europea. Fino ai primi incarichi in Pirelli, dove è diventato ad. Poi la chiamata della Moratti a Palazzo Marino, come dg, e i ruoli in Expo, ad e commissario. Perfino un libro sul sogno di riaprire i Navigli. Perché nella vita, dice, bisogna pensare in grande.