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Antisemitismo, troppe ambiguità

Written by Emanuele Fiano.

Intervista del Riformista a Emanuele Fiano.

Emanuele Fiano, per quattro legislature in parlamento con il Pd, di cui è stato anche portavoce nazionale, dedica il suo impegno alla memoria. Nel gennaio 2021 ha pubblicato il libro Il profumo di mio padre, che racconta del rapporto con il padre, Nedo Fiano, sopravvissuto ad Auschwitz.
Nel 2022 Ebreo. Una storia personale dentro una storia senza fine, su cosa vuol dire essere ebrei oggi in Italia.
Parallelamente alle tensioni in Medio Oriente, usate come alibi, tornano puntuali le violenze antisemite in Europa.

«Come già successo nel passato, le guerre in Medio Oriente sono benzina sul fuoco dell’antisemitismo che esiste sempre e cova sempre sotto la cenere. Un vento di accusa verso Israele e di attacco al diritto di esistenza allo Stato di Israele, qui da noi prende poi le forme dell’antisemitismo. Del resto ne abbiamo ormai una esplicita manifestazione quando vediamo in Francia l’autore dell’attentato alla sinagoga rivestito dalla bandiera palestinese».
Una saldatura perfetta, in qualche caso plastica, tra movimenti Pro-pal, antisemitismo e terrorismo vero e proprio…

«Nel caso della Francia sì. Attaccare una sinagoga perché si vuole la “Palestina libera” è un sillogismo che abbiamo visto incarnarsi nell’attentatore di Beth Yaacov, sinagoga di La Grande-Motte, prontamente assicurato alla giustizia».
Poi bisognerebbe capire cosa significa, “Palestina libera”, se non pulizia etnica o genocidio. Slogan terribili che finiscono in bocca a tanti giovani e meno giovani…

«Infatti, se “Libera” significa dal Giordano al Mediterraneo cancellando lo Stato di Israele, dovrebbe essere un concetto da cui prendere in generale le distanze. Ma chi vuole sposare la causa palestinese facendo esplodere una bomba, o una bombola di gas davanti a una sinagoga, incarna la perfetta saldatura di un odio generalizzato, insieme, verso gli israeliani e verso gli ebrei».
Odio generalizzato di cui c’è riprova continua anche da noi. Ci mancava il «Nuovo Pci» con le liste degli «agenti sionisti»…

«Del nuovo Pci non sapevamo, ma c’è una sigla, il Carc, che invece conosciamo. Ho fatto parte di liste del genere, in passato. In questo caso denota una scarsa conoscenza dei ruoli e degli incarichi di certe persone. Al di là di questi errori, è un atto gravissimo».
Espone a un rischio personale gli obiettivi citati?

«Mette nel mirino le persone che sono citate nella lista. Chiunque, odiatore degli ebrei, sconsiderato, terrorista può sentirsi legittimato a mettere nel mirino le organizzazioni e le persone che sono citate».
Le uscite sempre infelici di Chef Rubio sono solo la ricerca spasmodica di visibilità personale o hanno qualcosa di più grave, di criminale?

«Non so, la persona in questione ha processi in corso derivanti da numerose denunce. Una di queste è stata depositata dalla senatrice a vita Liliana Segre per un’aggressione volgare da lei subìta. Al di là delle decisioni dei magistrati sulla rilevanza penale, queste sue uscite sono la punta di diamante dell’odio antisemita che promana da più parti e che – come dicevamo – si fonda sulla sovrapposizione tra ebrei e israeliani. E sulla subordinazione tra il diritto a esistere e a vivere in pace di milioni di israeliani con questa o quella posizione politica del governo, con questa o quella operazione militare».
Poi non esiste solo la benzina sul fuoco del Medio Oriente. Gli antisemiti c’erano prima, e da sempre…

«A volte si sentono più legittimati, più forti. Ma sì, a me in 14 anni di attività parlamentare sono arrivate minacce – soprattutto, ma non soltanto – dall’estrema destra in conseguenza della mia attività di contrasto alle organizzazioni neofasciste. Non sono cose nuove: esiste l’odio verso l’altro, verso il diverso, che in Italia ha più volte preso la via dell’antisemitismo. E che da sempre si amplifica in maniera virulenta in occasione di guerre in quella regione».
Lei è sotto scorta da 14 anni, se non sbaglio…

«Vivo sotto scorta da 14 anni. Come devono viverci molti presidenti delle comunità ebraiche locali. Molti rabbini capi. Ma la cosa più eclatante, che più fa riflettere, è che una anziana donna, sopravvissuta al campo di sterminio di Auschwitz, oggi debba avere la scorta in casa, in Italia. Essere ebreo oggi in Italia, in Europa, rappresenta un rischio per la vita. Non lo si vede ma è così».
Ci sono frange di contiguità tra antisemitismo e violenza razziale anche a sinistra, con i movimenti Pro-pal.

«Le sinistre di cui parla lei – alcune sinistre – debbono fare sempre molta attenzione a considerare e giudicare la questione mediorientale con un metro di giudizio che vede in quella terra lo scontro tra due diritti e non tra un diritto e un torto. Se si bruciano le bandiere di Israele, non si fa differenza tra il diritto dei palestinesi ad avere uno Stato – come anche io penso – e quello di Israele ad avere uno Stato, si scivola nella categoria dell’antisemitismo. Succede, è successo in diverse manifestazioni. Io stesso ho fatto delle denunce per slogan che sono stati urlati in alcune manifestazioni. Bisogna guardare a questi fenomeni con attenzione. Con un rigore e una pulizia delle idee e delle fonti che devono tenerci lontani da ogni scivolone».
Tema entrato di peso nella campagna elettorale americana…

«Kamala Harris ha fatto due riferimenti chiari, che noi democratici dobbiamo fare nostri: “Mai venga meno il diritto di Israele a difendersi, ma verrà meno il ricordo delle atrocità a cui assistiamo a Gaza. Bisogna fermare quello che sta succedendo”. Una posizione equilibrata, quella che dovrebbe avere una sinistra matura».
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